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"il noto e l'ignoto"


1. Quando (fra quanti anni?) avrà esaurito tutti gli effetti, la guerra irachena sarà costata all’America 3.000 miliardi di dollari e al resto del mondo circa il doppio. (Joseph Stiglitz, premio nobel per l’econoia 2001, e Linda J.Bilmes, docente alla Kennedy  School Govenment della Harward University - La guerra di 3. 000 miliardi di dollari - Einaudi Editore 2009).Nella guerra sono morti 4.000 soldati americani, 100.000 sono stati feriti e decina di migliaia, e forse centinaia di migliaia, sono stati i caduti sul fronte iracheno. (V. Zucconi - La Repubblica del 4 febbraio 2011).Tutto per motivi che forse non conosceremo mai, ma sicuramente non per quelli che sono stati ufficialmente forniti. 2. Come è noto la guerra è stata giustificata:1. con il rifiuto da parte di Saddam Hussein  di ‘deporre’ le armi di distruzione di massa. (Inutili sono state a questo proposito le smentite dell’AIEA -Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica);2. con la certezze che il regime iracheno avesse collegamenti con i terroristi di Al-Qaeda. (Nessuno l'ha mai dimostrato). A suo tempo siamo stati invitati a credere a quanto riferivano i servizi segreti ed il ministro della difesa americani, ai quali faceva da megafono il governo inglese. Le persone di buon senso non hanno mai creduto alle loro menzogne. Nemmeno quando Il segretario di Stato americano Colin Powell all’Onu e il premier inglese Tony Blear al Parlamento, hanno mostrato come pistole fumanti le famose ‘provette’ contenenti le armi batteriologiche di cui anche si parlava. La persone di buon senso hanno sempre pensato che i motivi della guerra fossero ben altri. Bastava fare ‘due  più due’ per capire che la guerra irachena era una delle tante guerre per il petrolio. Ma chi poteva convincere il mondo occidentale di una prova del genere, nel momento in cui era ancora sotto shock per il famigerato attacco alle Torri gemelle di New York!3. Oggi la verità l’abbiamo, e proviene da una fonte al disopra di ogni sospetto: l'ex ministro della difesa americana Donald Rumsfeld. E la verità è che la guerra all’Iraq e all’Afganistan erano state progettate da tempo; si aspettava solo il momento opportuno per innescarle.In un suo libro dal titolo ‘Il noto e l’ignoto’, che a settembre prossimo uscirà in America, e poi magari anche altrove ed anche in Italia, questo ancora “arrogante” personaggio ci racconta come sono andate le cose. E c’è da rabbrividire.Ecco alcuni passaggi del libro riportati da Zucconi nell’articolo indicato.Uno. Nelle ore successive all’11 settembre Bush aveva deciso subito, ancora sulle rovine calde delle torri e del pentagono, di invadere l’Iraq,  e s’informo: “I piani per la guerra sono pronti?”. E quando gli risposero: “ Della guerra in Afganistan?”, lui si stupì e rispose: “Ma no, la guerra in Iraq”.Non è questa la prova che per le due guerre mancavano solo i piani?E due. Rumsfel è stato colui che ha fatto diventare incredibilmente leggendaria una sua frase ricorrente. Di fronte ai disastri che succedevano, specialmente nei primi mesi di guerra, non sapeva dire altro che: “Sono cose che succedono”. E dire che uno di disastri irreparabili di qui giorni era la distruzione della civiltà millenaria della Mesopotamia, come lamentava ad una televisione in tempo reale un intellettuale del luogo.E ancora. Sempre lui, saputo del saccheggio del museo di Bagdad, si limitò ad osservare. “…Qualche vaso…Dio mio, ma quanti vasi hanno questi in Iraq”!4. Che triste cinica verità!