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Una seria domanda ingenua


1. All’inaugurazione della nuova sede della London School of Economics la regina d’Inghilterra ha chiesto ai presenti perché gli economisti non hanno previsto la crisi che data 2007-2009, ma della quale ancora non è chiaro l’epilogo.Seduta stante qualcuno ha risposto qualcosa. Poi un bel gruppetto, formato da esponenti della banca centrale, della Goldman Sachs e da altre celebrità, ha fatto pervenire alla Corona una lettera più circostanzia nella quale, più che rispondere alla domanda, è stato accennato ai motivi della crisi, ricondotti ai bassi tassi d’interesse americani, al denaro facile e all’insolvenza dei prenditore di mutui sub prime. Tutte cose risapute che non è il caso di riprendere.Oggi un giovane ed affermato professore dell’Università di Chicago, Raghuram Rajan ha pubblicato un lungo articolo, nel quale, in parte,  svela il mistero. “…La vera ragione per cui gli accademici non hanno previsto la crisi - egli dice - potrebbe non risiedere nei modelli inadeguati, nell’accecamento ideologico o nella corruzione, ma in qualcosa di decisamente banale e preoccupante: molti non ci hanno fatto semplicemente caso”.  Per il resto, la risposta che dovrebbero dare gli economisti non accademici, tipo quelli che hanno risposto alla Regina, mistero era e mistero resta.2. L’onestà intellettuale del professore di Chicago è pari all’impegno che egli ha profuso nella elencazione puntuale sia delle scusanti addotte dalla categoria  per giustificare l’insuccesso,  sia delle ragioni per cui, a suo giudizio, quelle indicate più che scusanti appaiono poco più che balbettamenti. Non c’erano utili modelli esplicativi? No, ce n’erano a iosa. Gli studiosi sono stati accecati dall’ideologia dei ‘mercati efficienti’  e hanno creduto che la crisi si sarebbe riequilibrata da sola? No, ci sono stati economisti che non lo credevano. Gli economisti sono stati ‘corrotti’ dal sistema? No, perché molti sono rimasti indipendenti. Donde la conclusione: molti non ci hanno fatto semplicemente caso... (alla crisi incombente). Poggiata, fra l’altro su argomenti non trascurabili: l’accademia è specialistica; l’accademia è lontana dal mondo reale; fare previsioni è difficile.Quello che, secondo me, non torna nella riflessione del professore è che il sistema, cioè l’insieme di economia e finanza - finanza regolata e finanza hedge, regolatori e regolati, osservatori, banche ordinarie e d’investimento, in tutte le possibili combinazioni esistenti - è visto come un totem intangibile, perché regolato da leggi: un unicum, complesso si , ma scientificamente indagabile. Dalla Scienza Economica, appunto.3. Nel corso dei miei modesti studi di questa disciplina sono venuto a conoscenza di alcune questioni che considero di fondo, fra le quali elenco le seguenti:- l’economia è una scienza sociale, una scienza, cioè, che si occupa del comportamento economico degli uomini. Come tale, perviene a risultati che hanno un’attendibilità temporale ridotta rispetto a quelli delle c.d. scienze esatte, atteso che la mobilità umana è molto più rapida di quella natura;- una scienza sociale è, quasi unanimemente, considerata  soggettivistica, dipendente, cioè, dalle premesse di valore degli operatori, e non sono andati lontano coloro che hanno tentato di accreditarne una valenza oggettivistica.Tralasciando assunzioni consegnate alla storia, tipo:- l’economia liberista è economia volgare, e la borghesia capitalistica la contrabbanda come scienza, solo per giustificare lo sfruttamento del lavoro (K.Marx);- l’economia liberista è una scienza al pari della Fisica, nella quale sono distinguibili le stesse leggi (G.Palomba);tralasciando questo, dicevo, mi chiedo - e chiedo anche a chi volesse rispondere -: che senso ha oggi parlare di mercati, andamento dei mercati, decisioni dei mercati, quando si sa che un’impresa, le scelte del mix fra industria e finanza, il trading in borsa, e le stesse speculazioni, fanno capo alle decisioni persone fisiche, i cui comportamenti sono tutt’altro che razionali, visto che spesso sono legati ad eventi contingenti ed imprevedibili e che la c.d. economia comportamentale è ancora ai primi timidi passi?4. In attesa di risposta, accenno quello che penso io.Il liberalismo economico è un’astrazione e il famoso meccanismo della ‘mano invisibile’, che è stato attribuito ad Adam Smith in una versione di comodo e che regolerebbe i disordini economici, in realtà non esiste. Nelle economie occidentali le crisi sono state sempre risolte dai vituperati interventi pubblici. Per cui c’è poco da illudersi: siamo tutti dipendenti statali, banche ed hedge fund compresi.  Senza salari, pensioni, servizi, sussidi, contributi e aiuti pubblici non ci sarebbe attività economica. E i mercati efficienti e la globalizzazione sono costruzioni teoriche per sospingere l’accrescimento della ricchezza, cioè, del ‘Capitale’. Ma se di questo si tratta, è vagabondo chiedersi perché in certi momenti interviene una crisi. In un sistema in cui la variabile indipendente è il capitale, è evidente, che non potendo esso crescere all’infinito, prima o poi, si va incontro ad una crisi. Cha altro non è se non la mancata crescita, come usa dire oggi, dimenticando però di precisare che è una mancata crescita del capitale. Io credo che per indagare proficuamente il mondo dell’economia, sia necessario esplicitare le premesse di valore dalle quali si parte.Se il valore che ci interessa è il capitale, il sistema economico va considerato in funzione di esso, e si deve accettare che la soddisfazione dei bisogni umani resti un fatto residuo. In questa visione, il sistema produce crisi, anche ricorrenti, lo sappiamo per esperienza, ma non abbiamo bisogno di indagini specifiche, per conoscerne le cause: sono connaturate al sistema capitalistico.Se, invece, il valore che ci interessa è l’uomo, il sistema va visto in funzione dell'uomo, e le ragioni del capitale diventano fatto residuo. Questo funzionamento del sistema non può produrre crisi nel senso voluto dall’economia liberista, ma solo eventuali inefficienze legate all’evoluzione dei bisogni delle persone; alle quali inefficienze si può rimediare mediante una rimodulazione del rapporto domanda-offerta.Su quanto precede poggio la mia conslusione: l’indagine del mondo economico, cioè, la Scienza Economica, é strettamente legata ai valori che si professano e i risultati ne sono la conseguenza.Ogni altro tipo d'indagine è priva di significato.