(dal sito di Repubblica.it)Nassiriya, ammainato il tricoloreFinita la missione italiana in Iraq NASSIRIYA (IRAQ) - Ammainato il tricolore a Nassiriya. Si è chiusa così, alla presenza del ministro della Difesa Arturo Parisi, la missione italiana in Iraq. La bandiera italiana - la stessa che i bersaglieri del I Reggimento della Brigata Garibaldi avevano issato nel giugno del 2003, all'inizio della missione Antica Babilonia - è stata ammainata nella base militare di Camp Mittica, il quartier generale italiano. Rientrano in Italia gli ultimi 44 militari, tra bersaglieri e carabinieri. Alla cerimonia di commiato erano presenti tra gli altri, insieme al ministro, il capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Gianpaolo Di Paola. Il nostro contingente, ha detto Parisi, rientra "per ottemperare a un esplicito mandato ricevuto dai cittadini italiani e suggellato, su proposta del governo, dal Parlamento nella sua quasi totalità". Parisi ha ricordato che "quando definimmo l'intendimento di concludere la missione, ci impegnammo affinché ciò si svolgesse nell'ordine, nella dignità e nel rispetto delle esigenze di sicurezza nel Paese che ci ospitava e degli alleati, con i quali condividevamo le nostre responsabilità e sulla base di un accordo con tutte le parti interessate. Riteniamo che quello che quello che abbiamo annunciato e condiviso sia quello che abbiamo fatto". "Il rientro del contingente italiano, non significa però - ha sottolineato il ministro - la fine di una strada comune, da percorrere assieme al popolo e alle istituzioni irachene. L'Italia non volterà le spalle all'Iraq, dissi qua a Nassiriya nello scorso maggio e lo ripeto oggi, in questo momento solenne. A conclusione della nostra presenza militare, con il rientro del nostro contingente - ha aggiunto Parisi - l'impegno dell'Italia proseguirà attraverso una rapportata collaborazione politica, civile, umanitaria, di sostegno alle istituzioni e alla ricostruzione del Paese". Sul terreno, l'Italia lascia 39 morti, e a questa missione è legata l'immagine indelebile del 12 novembre del 2003, quando un camion bomba si lanciò contro la base Maestrale, sede dei carabinieri, l'attentato che costò la vita a 17 militari, 5 dell'esercito e 12 carabinieri, e a due civili, mentre rimasero feriti altri 20 militari e un numero mai quantificato di iracheni. "Della presenza dei militari italiani in questi luoghi, una cosa vorremmo che fosse ricordata - ha aggiunto Parisi - pur in un contesto profondamente segnato dalla guerra, il loro passo e la loro azione furono sempre guidati da sentimenti di pace. In nome di questi sentimenti, si sono spesi da italiani e da soldati perché la sicurezza, la stabilità e l'ordine tornassero pienamente nelle mani del popolo iracheno". In tre anni e mezzo, i militari italiani hanno addestrato 15.500 uomini delle forze di sicurezza locali, compiuto circa 16mila pattugliamenti, sequestrato 15mila tra armi e munizioni e oltre 4mila chili di esplosivo. Elicotteri e aerei senza pilota hanno volato per circa 9mila ore, e i progetti di ricostruzione realizzati sono stati 872, finanziati con 15 milioni di euro di fondi nazionali e 20 milioni di dollari della Coalizione internazionale. ....Se non altro chiudiamo una brutta pagina della nostra storia, adesso c'è solo da sperare che le cose non si complichino in Afghanistan, ma non ne sarei così sicuro...
Una buona notizia...
(dal sito di Repubblica.it)Nassiriya, ammainato il tricoloreFinita la missione italiana in Iraq NASSIRIYA (IRAQ) - Ammainato il tricolore a Nassiriya. Si è chiusa così, alla presenza del ministro della Difesa Arturo Parisi, la missione italiana in Iraq. La bandiera italiana - la stessa che i bersaglieri del I Reggimento della Brigata Garibaldi avevano issato nel giugno del 2003, all'inizio della missione Antica Babilonia - è stata ammainata nella base militare di Camp Mittica, il quartier generale italiano. Rientrano in Italia gli ultimi 44 militari, tra bersaglieri e carabinieri. Alla cerimonia di commiato erano presenti tra gli altri, insieme al ministro, il capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Gianpaolo Di Paola. Il nostro contingente, ha detto Parisi, rientra "per ottemperare a un esplicito mandato ricevuto dai cittadini italiani e suggellato, su proposta del governo, dal Parlamento nella sua quasi totalità". Parisi ha ricordato che "quando definimmo l'intendimento di concludere la missione, ci impegnammo affinché ciò si svolgesse nell'ordine, nella dignità e nel rispetto delle esigenze di sicurezza nel Paese che ci ospitava e degli alleati, con i quali condividevamo le nostre responsabilità e sulla base di un accordo con tutte le parti interessate. Riteniamo che quello che quello che abbiamo annunciato e condiviso sia quello che abbiamo fatto". "Il rientro del contingente italiano, non significa però - ha sottolineato il ministro - la fine di una strada comune, da percorrere assieme al popolo e alle istituzioni irachene. L'Italia non volterà le spalle all'Iraq, dissi qua a Nassiriya nello scorso maggio e lo ripeto oggi, in questo momento solenne. A conclusione della nostra presenza militare, con il rientro del nostro contingente - ha aggiunto Parisi - l'impegno dell'Italia proseguirà attraverso una rapportata collaborazione politica, civile, umanitaria, di sostegno alle istituzioni e alla ricostruzione del Paese". Sul terreno, l'Italia lascia 39 morti, e a questa missione è legata l'immagine indelebile del 12 novembre del 2003, quando un camion bomba si lanciò contro la base Maestrale, sede dei carabinieri, l'attentato che costò la vita a 17 militari, 5 dell'esercito e 12 carabinieri, e a due civili, mentre rimasero feriti altri 20 militari e un numero mai quantificato di iracheni. "Della presenza dei militari italiani in questi luoghi, una cosa vorremmo che fosse ricordata - ha aggiunto Parisi - pur in un contesto profondamente segnato dalla guerra, il loro passo e la loro azione furono sempre guidati da sentimenti di pace. In nome di questi sentimenti, si sono spesi da italiani e da soldati perché la sicurezza, la stabilità e l'ordine tornassero pienamente nelle mani del popolo iracheno". In tre anni e mezzo, i militari italiani hanno addestrato 15.500 uomini delle forze di sicurezza locali, compiuto circa 16mila pattugliamenti, sequestrato 15mila tra armi e munizioni e oltre 4mila chili di esplosivo. Elicotteri e aerei senza pilota hanno volato per circa 9mila ore, e i progetti di ricostruzione realizzati sono stati 872, finanziati con 15 milioni di euro di fondi nazionali e 20 milioni di dollari della Coalizione internazionale. ....Se non altro chiudiamo una brutta pagina della nostra storia, adesso c'è solo da sperare che le cose non si complichino in Afghanistan, ma non ne sarei così sicuro...