Ripeness is all

Post N° 1120


  Piccola cittàPiccola città, bastardo postoappena nato ti compresi o fu il fato che in tre mesi mi spinse via;piccola città io ti conosco,nebbia e fumo non so darvi il profumo del ricordo che cambia in meglio,ma sono qui nei pensieri le strade di ieri, e tornanovisi e dolori e stagioni, amori e mattoni che parlano...Piccola città, io poi rividile tue pietre sconosciute, le tue case diroccate da guerra antica;mia nemica strana sei lontanacoi peccati tra macerie e fra giochi consumati dentro al Florida:cento finestre, un cortile, le voci, le liti e la miseria;io, la montagna nel cuore, scoprivo l'odore del dopoguerraPiccola città, vetrate viola,primi giorni della scuola, la parola e il mesto odore di religione;vecchie suore nere che con fedein quelle sere avete dato in noi il senso di peccato e di espiazione:gli occhi guardavano voi, ma sognavano eroi, le armi e la bilia,correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West...Sciocca adolescenza, falsa e stupida innocenza,continenza, vuoto mito americano di terza mano,pubertà infelice, spesso urlata a mezza voce,a toni acuti, casti affetti denigrati, cercati invano;se penso a un giorno o a un momento ritrovo soltanto malinconia,è tutto un incubo scuro, un periodo di buio gettato via...Piccola città, vecchia bambina,che mi fu tanto fedele e a a cui fui tanto fedele tre lunghi mesi;angoli di strada testimoni degli erotici miei sogni, frustrazioni e amori a vuoto mai compresi;dove sei ora, che fai, neghi sempre o ti dai sabato sera?Quelle di adesso disprezzi, o invidi e singhiozzi se passano davanti a te?Piccola città, vecchi cortili, sogni e dei primaverili, rime e fedi giovanili, bimbe ora vecchie;piango e non rimpiango la tua polvere, il tuo fango, le tue vite,le tue pietre, l'oro e il marmo, le catapecchie:così diversa sei adesso, io son sempre lo stesso, sempre diverso,cerco le notti ed il fiasco, se muoio rinasco, finchè non finirà...Francesco Guccini