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Post n°1 pubblicato il 20 Novembre 2011 da umberto772

Nella nuova edizione, aggiornata con diverse aggiunte e approfondimenti, del libro-intervista L'ultimo segreto di Fatima, curato dal direttore della struttura Rai Vaticano, Giuseppe De Carli, il cardinale Bertone così rievoca il caso: << Appena inziato il mio incarico è scoppiato il problema del celebre discorso di Ratisbona, anche se era stato pronunciato quando era ancora segretario di Stato il cardinale Angelo Sodano. In effetti, i giorni seguenti sono stati piuttosto turbolenti. Le conseguenze di una capziosa interpretazione del discorso del Papa avevano destato equivoci e preoccupazioni. Ma il successivo viaggio in Turchia ha rimesso sui binari giusti il dialogo con l'Islam. Grazie a Dio, adesso i rapporti sono ripresi con la dovuta stima e cordialità reciproca >>. L'avvio di questo dialogo non sarebbe avvenuto se non ci fosse stata la lectio papale di Ratisbona su fede e ragione. Un primo incontro tra le parti si è svolto in Vaticano nel 2008. A Tauran il Papa affida il compito di portare avanti il dialogo iniziato coi centotrentotto. Il 12 ottobre 2007 è il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, a dire ai microfoni di Radio Vaticana che la lettera dei centotrentotto è << un documento molto interessante e nuovo, poichè proviene sia da musulmani sunniti sia da musulmani sciiti >>. Alcuni di essi vivono in Europa e negli Stati Uniti, ma la maggior parte vive in paesi musulmani: dalla Giordania all'Arabia Saudita, dall'Egitto al Marocco, dagli Emirati allo Yemen; ma anche in Iran, in Iraq, in Turchia, in Pakistan, in Palestina. I centotrentotto firmatari appartengono a quarantatrè nazioni diverse. La seconda lettera parte proprio dalla conclusione della prima, e la sviluppa. E auspicava un rapporto tra islam e cristianesimo fondato sull'amore di Dio e del prossimo, i << due grandi comandamenti >> richiamati da Gesù nel Vangelo di Marco 12, 29-31. Ribadiva con decisione i limiti posti dalla dottrina islamica al ricorso alla guerra e all'uso della violenza, condannando i << sogni utopistici nei quali il fine giustifica i mezzi >>. Rivendicava la razionalità dell'islam pur tenendo ferma l'assoluta trascendenza di Dio. La prima lettera sosteneva posizioni molto nette a favore della libertà di professare la fede << senza costrizioni >>. La seconda lettera viene indirizzata al Papa, ma anche al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, al patriarca di Mosca Alessio II e ai capi di altre diciotto Chiese d'Oriente; all'arcivescovo anglicano di Canterbury Rowan Williams; ai leader delle federazioni mondiali delle Chiese luterane, riformate, metodiste e battiste; al segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, Samuel Kobia, e in generale << ai leader delle Chiese cristiane >>. Un anno dopo, i cento diventano centotrentotto e rendono pubblica una seconda lettera, in coincidenza con la fine del Ramadan, chiamata << Una parola comune fra noi >>. Nei mesi successivi altre firme si aggiungono a quelle iniziali e i trentotto divengono cento.Nel mondo islamico è la prima volta che personalità così diverse parlano con una sola voce, ed espongono al capo della più importante Chiesa cristiana i princìpi dell'islam, con l'intento di arrivare a una << mutua comprensione >>. I trentotto appartengono a varie nazioni e a differenti correnti di pensiero. Un mese dopo la lezione di Benedetto XVI, trentotto personalità musulmane scrivono al Papa una lettera aperta nella quale in parte concordano e in parte dissentono con le posizioni da lui sostenute. L'ottimismo di padre Samir viene confermato anche da un fatto. Ma molti studiosi musulmani cominciano a domandarsi: "Passata la burrasca dei fraintendimenti, in fondo, cosa ci ha detto Benedetto XVI? Ha detto che noi musulmani corriamo il grande rischio di eliminare la ragione dalla nostra fede. Ancora oggi in Occidente e nel mondo islamico vi sono forti reazioni a quel discorso. In realtà questo Papa dal pensiero equilibrato e coraggioso, per nulla banale, a Ratisbona ha tracciato le basi di un vero dialogo fra cristiani e musulmani, diventando voce di molti musulmani riformisti e suggerendo all'Islam e ai cristiani i passi da fare. Scrive in proposito su << Asianews >> qualche mese dopo, il 16 gennaio 2007, padre Samir Khalil Samir, gesuita e islamologo: << La lezione magistrale di Benedetto XVI a Ratisbona è stata vista da cristiani e musulmani come un passo falso del Papa, un suo banale errore, qualcosa sa dimenticare e lasciarsi alle spalle, se non vogliamo fomentare una guerra fra religioni. Anche per questo ha lasciato il segno, nel bene e nel male. Al di là dei diversi punti di vista un dato resta: la lezione a Ratisbona era volutamente "impolitica". Mentre il cardinale Carlo Maria Martini, secondo quanto hanno riportato in quei giorni alcuni giornali, avrebbe detto che il Papa ha forse << parlato troppo da professore >>, come titola il 20 settembre << La Stampa >>.

 
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