Caro Direttore e Cara Redazione,
innanzi tutto Vi devo ringraziare per aver dato pubblicità ad un problema che riguarda tante persone in Italia che, pur avendo diritto a servizi sanitari, spesso non vedono riconosciuto il diritto ad accedervi. Mi riferisco a quelle persone che per recarsi ad una visita, ad una terapia o semplicemente alla visita per il riconoscimento dell’invalidità sono costrette ad avvalersi dell’aiuto di terzi, non potendo provvedervi autonomamente. Sono il Presidente nazionale di ANPAS che è l’Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze e che è composta da oltre 840 Associazioni di volontariato riconosciute dalla Legge 266 del 1991, che operano su tutto il territorio nazionale e che si avvalgono di oltre 100.000 volontari. Premetto che l’Associazione OER di Barletta, che è stata oggetto del servizio di Fabio e Mingo del 19 e 20 gennaio 2009, non è un’associata ANPAS e non sono assolutamente in grado di valutare, nè voglio aggiungere elementi che riguardano quella realtà. Non sono nemmeno in grado di escludere che a volte sotto le mentite spoglie di Associazioni di volontariato si annidino gruppi di balordi che, approfittando del nome e del merito di chi lavora gratuitamente per la collettività, “scuciono”, fuori da ogni regola, soldi a persone in stato di bisogno. Purtroppo non ho visto direttamente il servizio, ma nei giorni successivi alla sua messa in onda ho ricevuto molte email e telefonate da parte di Associazioni e volontari da tutte le parti d’Italia che mi hanno confermato l’impressione avuta, ad una successiva visione: il contenuto di quel servizio ha provocato parecchie incomprensioni e soprattutto ha suscitato disinformazione e aspettative che non trovano riscontro nella realtà. Le Associazioni di volontariato non sono sovvenzionate in quanto tali, né possono accedere a finanziamenti pubblici diretti per gli acquisti ed i costi necessari allo svolgimento dei servizi. I volontari non sono retribuiti e per precisa disposizione di legge non possono mai esserlo, ma i servizi non si realizzano a costo zero. Ogni volontario deve essere formato, fornito di divisa, assicurato e deve poter accedere a un luogo da cui partire per svolgere i servizi. Inoltre per il trasporto disabili e malati sono necessari veicoli attrezzati (che spesso costano più del doppio del veicolo ordinario), autoambulanze, seggette, barelle ecc. (Permettetemi una battuta riguardo allo scandalo dei 1200 € da Barletta a Milano: fate il conto dei KM andata e ritorno e provate a moltiplicarli per il costo Kilometrico di un veicolo FIAT Ducato ambulanza, aggiungete le spese di vitto per i volontari che accompagnano e vedrete che la cifra non è poi così folle).
Le Pubbliche Amministrazioni possono stipulare convenzioni con le Associazioni di volontariato affidando loro dei servizi e, in quel caso, possono riconoscere il rimborso dei costi sostenuti dall’Associazione per l’effettuazione dei servizi stessi; ma questo accade solo raramente, in poche regioni italiane e soprattutto i costi rimborsati non corrispondono quasi mai a quelli effettivamente sostenuti per effettuare il servizio. Molte Associazioni poi sono aiutate con donazioni e offerte, ma quasi mai anche queste erogazioni coprono i costi che le Associazioni si devono sobbarcare. Vorrei ricordare che questo avviene nonostante che la forte presenza di volontariato abbatta sostanzialmente i costi che tali servizi avrebbero se organizzati e svolti con la sola presenza di personale retribuito.
E’ quindi sbagliato e fuorviante il messaggio “questi servizi dovrebbero essere gratuiti” soprattutto perché provoca, per l’aspettativa che ingenera, l’ennesima fregatura nei confronti dei disabili che lo ascoltano. Non credo che il problema della mobilità assistita - in forte espansione per l’accorciamento dei tempi di degenza, per l’aumento della probabilità di vita delle persone affette da patologie croniche e, in generale, per l’invecchiamento della popolazione italiana - possa trovare risposta né attaccando in modo indiscriminato le Associazioni di volontariato, né dichiarando pubblicamente l’esigibilità di diritti non riconosciuti dalle Istituzioni. Non solo il nostro sistema non riconosce il trasporto come diritto essenziale (con gratuità di accesso), ma in alcuni casi non si fa carico nemmeno di verificarne l’esistenza sui territori, anche nel caso di pazienti che devono accedere a cure salvavita come, ad esempio, la terapia di emodialisi. Su questa, che reputo essere una grave emergenza, é necessario far tesoro di tutte le risorse disponibili al fine di promuovere una maggiore attenzione istituzionale.Alcuni cittadini, dopo aver visto il vostro servizio, hanno detto: “Allora io non devo darvi nulla perché il servizio è gratuito” trattando i volontari, che chiedevano un contributo a parziale rimborso dei costi sostenuti rilasciando regolare ricevuta, alla stregua di truffatori che approfittavano della situazione di debolezza del trasportato. E’ necessario quindi rimediare a questa situazione perché se quei volontari si stancassero…..
Il vostro servizio è ammirevole perché, attraverso la comicità e con leggerezza, spesso mette a nudo gravi disfunzioni che creano disagi ai cittadini. Purtroppo la difficoltà generale in cui versa il sistema di informazione tradizionale e, in particolare, il giornalismo d’inchiesta fa sì che molti traggano conclusioni affrettate dai contenuti dei vostri servizi, ma vi assegna anche responsabilità che credo, però, rendano il vostro lavoro ancora più importante.
A tal fine rimango a disposizione per qualsiasi approfondimento necessario o per una eventuale intervista in modo da favorire una corretta e completa informazione.
Fausto Casini, Presidente Anpas
Inviato da: bluleila
il 19/11/2008 alle 22:38
Inviato da: BepiPonzin
il 26/04/2008 alle 02:36
Inviato da: rosaceleste.rosacele
il 22/04/2008 alle 11:14
Inviato da: Anonimo
il 07/04/2008 alle 13:25
Inviato da: Anonimo
il 05/04/2008 alle 01:12