soccoville

non vedo più


Ecco, non si rende facilmente un'emozione, proprio non ci si riesce, a meno di essere bravi, ma bravi davvero. E l'attesa che si realizza non è forse un'emozione? Non è una parola, un gesto in questo caso, sperata e immaginata per anni, a farci sussultare?E' un colpo di mano sinistra imprevisto ed inatteso, figlio dell'ennesimo bacio ad Emanuele, al termine di una succulenta cena di pollo e pomodoro. Emanuele che parla senza interrompersi mai, qualche lamentela tattica, solo per farsi sollevare un po' ma niente di davvero allarmante nè insolito. Niente che faccia presagire che all'ennesimo sguardo, sorriso, col mio nasone che si china verso il suo nella carrozzina,dicevo, al momento di rialzarmi tutto sarebbe stato sfocato ed indistinto. Con me che ho un'aria un po' ebete, la mamma che sbircia quando può una commedia romantica su Sky ed Emanuele trionfante che stringe nella mano sinistra i miei occhiali. Un trofeo, una coppa dei campioni in periodo di mondiali (a proposito, indimenticabile la figuraccia sportivo-politico-mediatico-morale della Francia).Ed io che torno con la mente ai bambini che per anni mi si sono avvicinati in braccio alle mamme, ed hanno cercato di afferrare il mio giornale, le mie penne o qualunque altra cosa avessi in mano. E'un gesto che m'ha sempre riempito di tenerezza e di qualche forma di orgoglio: io che aiutavo un piccolo uomo, o donna, a prendere qualcosa dalla vita. E ieri, con la stanghetta di prima classe che spuntava dal medio, lo ha fatto mio figlio.