Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da socialismoesinistra

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LA CRISI E I SUOI RIMEDI

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La crisi c’è e, come dicono in molti, il peggio deve ancora venire. Per combattere la crisi occorre diagnosticarne con cura le cause. Un’analisi errata porta a prognosi sbagliate o quanto meno inefficaci.

In molti dicono che la crisi è finanziaria e se la prendono con il senatore Gramm che con la sua potenza hobbistica fece approvare dal presidente Clinton, provvedimenti che allentarono i controlli sugli strumenti finanziari, che crebbero così a dismisura, fuori dai mercati ufficiali e fino a raggiungere dimensioni pari a 11 volte il PIL mondiale.

Altri economisti più strutturalisti accusano il popolo americano di aver vissuto, almeno da un ventennio, al di sopra delle loro possibilità, aumentando costantemente i loro consumi ricorrendo al risparmio passivo ed al fatto che la liquidità che le importazioni degli USA creavano nei paesi esportatori ( India, Cina etc.) ritornava necessariamente (era liquidità in dollari) negli USA a finanziare i canali del credito al consumo.

L’analisi fatta da questi economisti assume aspetti etici, indicando nel consumismo e nel livello di vita superiore alle proprie capacità, la fonte del dissesto. Infatti questa crescita del credito al consumo che ha un fondamento nell’economia reale piuttosto che nell’economia finanziaria, si è avvalsa dell’economia finanziaria, che ha inventato quegli strumenti finanziari “tossici”, per poter soddisfare le esigenze consumistiche del consumatore statunitense.

Ma anche questo approccio, che tuttavia sposta dal perimetro dell’economia finanziaria al perimetro dell’economia reale, da Wall Street a Main Street la causa strutturale della crisi, non esaurisce l’analisi delle cause della crisi.

Occorre andare più in là. Occorre considerare che il capitalismo che ha come sua missione la valorizzazione del plusvalore, necessita di aumentare di continuo il processo D-M-D’ e in momenti di flessione della domanda aggregata, fa di tutto perché questa domanda aggregata aumenti ed acceleri il processo di valorizzazione del plusvalore. La presenza di una massa enorme di liquidità proveniente dai paesi esportatori verso gli USA, ha spinto a finanziare il consumo interno a credito.

Questo approfondimento sposta allora la causa del dissesto ad un livello più materialistico e meno eticistico; il consumismo spinto non è più un prodotto di una cultura che ha perso il senso ed il valore del risparmio, ma è una esigenza della valorizzazione del capitalismo che usa il consumatore piegandolo ai suoi fini, dimenticando ed accantonando la fase di realizzazione del plusvalore che segue quella della sua valorizzazione.

Abbiamo raggiunto, andando a ritroso, la causa prima? Non credo se non si analizzano le ragioni per le quali, come dicevamo al precedente paragrafo, si era realizzata una flessione della domanda aggregata; per quale ragione ciclica o strutturale si è dovuto intervenire con la flebo del credito al consumo per drogare una domanda decrescente.

L’analisi che risulta dalle statistiche della distribuzione del PIL e dei documentati testi del nobel Krugman rende evidente uno spostamento sostanzioso dai salari ai profitti con due conseguenze materiali (non legate cioè al valore della giustizia sociale): a) la diminuzione dei salari fa necessariamente sgonfiare la domanda interna; b) i profitti sono sollecitati, anche per precise scelte fiscali, ad investire nella moderna economia finanziaria piuttosto che reinvestirsi nell’impresa alla ricerca di maggior tecnologia.

La politica dei redditi viene abbandonata; “La sinistra vuole ridistribuire i redditi” accusava Berlusconi in campagna elettorale, vedendo nella redistribuzione dei redditi un egualitarismo cinesizzante piuttosto che una necessaria misura per riequilibrare volumi di output e capacità di esitare detti volumi.

Quello che Marx aveva straordinariamente messo in evidenza era l’importanza della programmazione che creasse gli equilibri tra produzione di beni di consumo e massa salariale; tra investimenti e produzione di beni materiali ed immateriali primari.


Questi equilibri nella programmazione sono ricercati ex-ante con un atto di razionalità umana scientifica; che passi dall’homo oeconomicus all’economia umanizzata prodotto dell’intelligenza umana; che superi la metafisica della “mano invisibile” del mercato che solo è in grado di garantire l’equilibrio per approdare ad una scienza economica capace di comprendere, assimilare, governare, gestire le determinanti e le variabili del fenomeno economico.


Il crollo dell’utopia della pianificazione sovietica ha scatenato la revanche liberista incarnata da Reagan e dai suoi seguaci. Racconta Krugman che il “grande complotto”, frutto dell’alleanza politica tra la destra repubblicana, il mondo delle piccole e medie imprese terrorizzate dai sindacati, gli elettori bianchi, da economisti e sociologi di destra fanatici del mercato e dell’individualismo e dei nazionalisti anticomunisti, è stato il perimetro culturale della filosofia reaganiana. La nuova destra prese il controllo del partito repubblicano e cominciò ad attuare il suo programma che consisteva nel riportare gli Stati Uniti alle condizioni economiche e sociali al neocorporativismo erede del New Deal roosveltiano.

Inizia così una politica economica basata sulla deregolamentazione, l’ideologia mercatista, la sconfitta dei sindacati, il taglio delle tasse (soprattutto per i ricchi) e della spesa pubblica. I risultati non tardano a prodursi: la distribuzione del reddito si polarizza, i salari ristagnano, i guadagni di produttività del nuovo boom economico legato alla globalizzazione e allo sviluppo delle nuove tecnologie affluiscono pressoché interamente ai managers e ai profitti, e la disuguaglianza sociale torna a livelli di molti anni prima. Ha così origine la flessione della domanda interna alla base di tutte le conseguenze dialettiche sopra illustrate.

Marx diceva che l’economia non è altro che la sintesi dialettica del rapporto tra le classi (nota anche come lotta di classe). Molti, non solo il sincretista Veltroni, se ne sono scordati.


Due ultime osservazioni:

  • in Italia il fenomeno illustrato ha portato ad una situazione per cui i salari sono fermi da otto anni deprimendo la domanda interna e portando ad un lento ed inesorabile declino del nostro apparato produttivo. Non si è invece prodotto quel fenomeno tipicamente statunitense dell’esplosione del credito al consumo drogato (anche se Tremonti c’aveva provato) i cui effetti stiamo importando dagli USA.

  • di fronte a crisi come queste si può reagire con quelle misure bellissime ma assolutamente inutili prese dal governo Berlusconi, oppure si può reagire cogliendo l’occasione per una shumpeteriana smantellamento-ricostruzione di un’economia moderna. Io propendo per questa reazione, non sono il solo (vedasi l’intervista di Marco Vitale) ma, come direbbe Lucarelli, questa è un’altra storia.

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Renato Gatti

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L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la  effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
L'Associazione SocialismoeSinistra si costituisce al fine di rendere possibile questo grande progetto di ricostruzione della Sinistra italiana,  di rinnovamento democratico della società e di riforma dello Stato. (Art. 2   dello Statuto dell'Asso- ciazione SocialismoeSinistra )

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