Socialismo

Perché ho aderito alle Case per la Sinistra Unita, di Marco Zanier


 Di radicamento territoriale della buona politica e di apertura alle istanze dei cittadini ho cominciato a parlare a metà anni novanta con Antonio Bordieri, sia nel Comitato Inquilini Enti Previdenziali, che ha combattuto con alterni successi la battaglia giusta degli inquilini cartolarizzati del Centro Storico di Roma cui il governo Berlusconi ed il ministro Tremonti volevano sfilare la casa per darla a dei facoltosi privati attraverso un complesso congegno di scatole cinesi, sia nell'Associazione Cittadini Castro Pretorio- Sallustiano, della quale redigevo materialmente gli atti delle riunioni, che ha dato servizi pubblici importanti a quei Rioni, come il Centro Anziani di via Montebello, attraverso la partecipazione allargata degli abitanti di quei territori ed i politici eletti per dare risposte concrete alle richieste legittime della popolazione locale. Di lui ricordo la grande apertura al dialogo, la lucida capacità organizzativa, il rispetto degli interlocutori, la volontà di risolvere democraticamente attraverso un rapporto costruttivo con le istituzioni le richieste dei cittadini residenti su un territorio. Era un comunista che aveva partecipato della storia locale del PCI, un quadro del SUNIA nazionale ed anche un socialista, essendo stato per un certo periodo in contatto con l'altra parte importante della Sinistra italiana. Negli oltre dieci anni in cui lavorammo politicamente a stretto contatto ho imparato molto ed ho cominciato ad elaborare alcuni concetti che ancora oggi espongo nei miei interventi e che porto avanti nel mio lavoro politico quotidiano: rispetto delle istanze provenienti dal basso, rapporto quotidiano con i cittadini, relazione costruttiva e critica con i politici eletti e lavoro politico come realizzazione di un programma promesso ai cittadini in campagna elettorale ed in base al quale sono stati ottenuti i voti necessari. Con lui ho cominciato a ragionare di Sezione, come dell'unità fondamentale di un partito in cui vengono espresse le istanze degli iscritti e dei non iscritti e vengono raccolte indicazioni importanti da rielaborare in sede nazionale e in cui viene condivisa e discussa una linea ufficiale su tante questioni. Nei nostri discorsi si parlava, però, in linea teorica di questo, non essendo mai stato io iscritto al PCI e lui parlando della sua esperienza concreta ormai trascorsa come segretario della sezione Ludovisi del PCI. Ma la sua non era una posizione chiusa nell'universo comunista era anzi già in quegli anni lontani di cui parlavamo aperta al confronto con le esperienze organizzative di base di altri partiti della Sinistra. Palese e conosciuta era infatti la sua stima aperta per il lavoro politico di base svolto da mia madre nel PSI degli anni Settanta, guidato da Francesco De Martino. Mia madre è l'altro elemento fondamentale nella costruzione nella mia elaborazione politica della centralità della Sezione nella vita politica di un partito. Negli anni Settanta, infatti, quando ero ancora bambino, era stata il segretario della Sezione socialista Celio Monti di via Clementina a Roma, dando voce alle diverse anime della sinistra presenti sul territorio ma soprattutto alla componente di sinistra del PSI che si riconosceva nell'alternativa di sinistra di Michele Achilli e rapportandosi ai diversi problemi quotidiani espressi dal territorio in quegli anni difficili ma ricchissimi di stimoli. Fu questa seconda esperienza, senza dubbio, a guidarmi nel 2008 ad entrare nel ricostituito Partito Socialista ed a schierarmi da subito con la componente di sinistra del partito e in difesa della centralità della Sezione. Nel frattempo si era già consumata la mia rottura con Antonio Bordieri che l'anno prima, credendo certo che la cosa avrebbe avuto sviluppi politici diversi ed avrebbe dato un peso differente alla sua componente di sinistra ed alla capacità rappresentativa delle unità organizzative di base, mi aveva cercato per entrare come fondatore del circolo del Partito Democratico che si andava costituendo nel rione Sallustiano in cui risiedevamo tutti e due, ricevendo però il mio ragionato e, direi lungimirante, diniego. Poco dopo lui ci lasciò per sempre, vinto purtroppo da un grave male. A me rimasero i ricordi, un vuoto enorme ed un suo libro: "Una sezione comunista nella metropoli". Io nel 2009 sarei entrato nella Federazione Romana del Partito Socialista ricoprendo l'incarico di Responsabile Cultura di Roma entrando subito in contrasto con l'allora dirigente della Federazione Atlantide Di Tommaso, craxiano lui nell'organizzazione personale centralistica del lavoro di base, demartiniano e morandiano io nella concezione diffusa e capillare delle Sezioni di cui rivendico la pluralità di opinioni e contributi teorici e la loro centralità nel lavoro politico di base della città di Roma. Sono gli anni in cui conosco Franco Bartolomei e creo con lui ed altri compagni l'Associazione SocialismoeSinistra, che avrebbe lavorato per aprire un dialogo fra la Sinistra Socialista e il resto della Sinistra, di cui lui sarà Segretario e Giorgio Pesce per alcuni anni Presidente e decido di farvi confluire il Blog Socialismo che avevo inventato dal niente per dare voce a tutta un'area critica socialista che per troppi anni la dirigenza socialista aveva limitato negli spazi e nelle forme di espressione: nasceva, anche grazie a me, la Sinistra Socialista. Sono gli anni i cui frequento assiduamente la sezione socialista di viale Giotto a Roma e in cui conosco ed apprezzo il grande lavoro del segretario di Sezione Massimo Crisci, di cui condivido l'apertura al dialogo e la volontà di rappresentare nel Partito Socialista l'apertura a sinistra, le istanze reali dei cittadini e in cui intervengo nella prima occasione pubblica dell'Associazione SocialismoeSinistra a sostegno della centralità della sezione storicamente intesa, con la relazione "Democrazia nei partiti e rapporto coi cittadini" in cui contrappongo l'esempio positivo della sezione degli storici partiti di massa (DC, PCI, PSI) alla moderna concezione del circolo in cui si articola il PD sul territorio, la centralità dell'organizzazione di base negli statuti storici dei partiti di massa alla loro subalternità ed accessorietà nei partiti moderni, in particolare nel PD. Gli anni in cui il PSI apre alla costruzione di un soggetto politico nuovo, posizionandosi accanto alla componente comunista proveniente da Rifondazione e dai movimenti, a parte dei verdi ed a Sinistra Democratica di Mussi. E tutto ci sembrava finalmente possibile. Poi inaspettatamente il segretario del PSI Riccardo Nencini chiude la porta a questa nostra collaborazione e Sinistra Ecologia e Libertà nasce senza i socialisti. Seguono anni difficili per la Sinistra Socialista, anni di aspra contrapposizione al segretario Riccardo Nencini ed alla sua dirigenza diffusa sul territorio, anni in cui approfondisco la mia conoscenza del pensiero e dell'opera di Rodolfo Morandi, apprezzandone la grandissima competenza organizzativa e scrivendo un' approfondimento storico sul suo lavoro politico clandestino negli anni trenta, chiamato "Il Centro socialista interno (1934-1939), appunti pe un dibattito su antifascismo e unità di classe", in cui ricostruisco anche i rapporti che il nascente gruppo dirigente socialista di quegli anni costruisce con i comunisti imprigionati dal Fascismo. Il mio lavoro politico e culturale nella Sinistra Socialista da allora in poi non si è mai interrotto e anche se non sono più il Responsabile Cultura di Roma del PSI, continuo a dare battaglia nella Federazione Romana sugli stessi argomenti e magari con una abilità maggiore, cercando di portare il partito a prendere posizione sui problemi concreti e perché socialisti e comunisti lavorino assieme per ricostruire la Sinistra. Certo è cambiato il contesto di riferimento, perché il PSI ora è entrato al governo con Renzi ed Alfano, lasciando SEL all'opposizione e nelle ultime scadenze elettorali i socialisti che condividono il progetto di Nencini si sono presentati sotto le insegne di un PD che nulla ha di condivisibile per un vero socialista. E dato che nella mia formazione politica di persona di sinistra convivono le due anime socialista e comunista, legato come sono all'esperienza teorica e pratica migliore di entrambe, almeno a quella che ho conosciuto e frequentato nella vita e sui libri e dato che non sono un identitario, cioè non credo nella superiorità di un partito della sinistra rispetto ad un altro, credo che in questo momento si debba voltare pagina, costruire qualcosa di nuovo, nella necessità di superare i limiti del passato, collaborando tutti insieme alla rinascita della Sinistra. Ma credo anche che si debba partire dalla concretezza, dai problemi reali, dal territorio. Attraverso un nuovo radicamento territoriale diffuso e che vada oltre le appartenenze ai singoli partiti, magari dialogando con loro ma non solo. Soprattutto guardando avanti e ponendo al centro della discussione il lavoro e il contrasto alla precarietà. Ma non solo: anche la difesa della Costituzione e delle istituzioni democratiche che questo governo e questa maggioranza vogliono delegittimare. Per questo sono entrato a far parte dell'organizzazione delle Case per la Sinistra Unita e ho dato vita, insieme ad altri, agli strumenti mediatici necessari a dare spazio e risonanza a forse l'ultimo tentativo importante per ricostruire sul territorio la Sinistra unita e una futura alternativa di governo. E condivido l'impostazione generale che delle Case per la Sinistra Unita dà il compagno Sandro Valentini e quando afferma che oggi serve "per dirla con Gramsci, una volontà collettiva per sviluppare l’iniziativa politica; ma l’iniziativa politica è efficace se sposta avanti, a vantaggio delle classi subalterne, i rapporti di forza." Credo che in futuro questo lavoro organizzativo dovrebbe essere esteso su scala nazionale, come chiede il compagno Franco Bartolomei e in questo noi della Sinistra Socialista potremmo essere molto utili se dovessimo riuscire a mettere a disposizione del progetto le tante sezioni che la pensano come noi e che si riconoscono nei valori della nostra ultima mozione.congressuale. Ma credo anche, come dice sempre il compagno Giorgio Pesce che dobbiamo cambiare tutti quanti mentalità, cioè abbandonare non i valori positivi ma gli steccati ideologici e storici che ci hanno diviso ed abbracciare un'idea nuova di Sinistra, in cui ciascuno vale uno e in cui non avrebbe senso entrare solo per occupare un posto, restando legati al bagaglio politico identitario di provenienza. Marco Zanier.