Socialismo

Renzi e la mutazione del PD, di Michele Ferro


La mutazione genetica del PD si è felicemente conclusa con l’avvento, prima, di Renzi alla segreteria del Partito e successivamente con il colpo di mano che gli ha consentito di conquistare la Presidenza del Consiglio.In questo percorso la parte del PD che ha maggiormente deluso è stata la componente di Sinistra, o, per essere più precisi gli ex comunisti, che hanno tranquillamente abbandonato tutti i valori politici e morali che rappresentavano il patrimonio ancora valido della militanza comunista.L’antico metodo democristiano ha ancora una volta colpito nel segno. La capacità di inglobare tutto ciò che, in un modo a nell’altro, attraversava il cammino di quel mondo politico ha avuto successo perfino con i loro peggiori nemici, i comunisti.L’unico Partito che non riuscirono mai a sottomettere, pur avendolo come alleato, fu il PSI, ma questo riguarda il PSI di un’altra epoca.La politica di Renzi rappresenta la evoluzione più moderna della vecchia politica democristiana con la caratteristica assolutamente innovativa di procedere senza tentennamenti escludendo perfino il tentativo di recuperare il dissenso interno, come invece spesso accadeva ai tempi della DC.L’imposizione della fiducia al Senato sul Jobs act (sarebbe più corretto chiamarla “riforma del lavoro”) e la espressa volontà di punire disciplinarmente i dissidenti è la più limpida dimostrazione di questa scelta ed evidenzia anche tutta l’arroganza di chi si sente il depositario della Verità.Per Noi socialisti è difficile accettare che i nostri rappresentanti abbiano votato la fiducia e si apprestino a votarla anche alla Camera, dimenticando in modo ingiustificabile che questa riforma tocca uno dei pilastri della nostra storia politica e delle conquiste, volute fermamente dai socialisti, dei diritti di giustizia e di civiltà da parte dei Lavoratori italiani.La verità è che il Gruppo dirigente del nostro Partito non ragiona più in termini di valori e di etica politica, ma soltanto in termini di convenienza e di opportunità in ragione di una sopravvivenza che, senza un legame ideale con la nostra storie e con le nostre battaglie politiche, non ha più alcuna ragione di essere.Purtroppo la Sinistra italiana nel suo complesso ha perduto la capacità di interpretare i bisogni e le speranze delle classi più deboli e sofferenti della Società. Essa soffre di gravi contradizioni che vanno dall’accettazione di scelte liberiste e perfino autoritarie a posizioni estremistiche che si dimostrano fuori dalla logica dei tempi che stiamo vivendo, sia in casa che nel consesso internazionale occidentale.Solo una Sinistra che cerchi innanzi tutto di ritrovare i motivi e le convergenze per costruire un processo unitario, che sia in grado di adeguare i suoi valori storici ad una società che oggi ha esigenze e problematiche nuove e diverse da quelle della Prima Repubblica, può essere in grado di svolgere, nell’attuale fase politica, il compito di salvaguardare i diritti civili e politici delle classi più deboli e indifese e di lavorare per una democrazia basata sul consenso popolare, sulla giustizia sociale e sul progresso economico.Michele Ferro