Socialismo

La ripresa secondo Matteo, di Renato Costanzo Gatti


Per rilanciare l’economia il governo Renzi ha predisposto un pacchetto di misure più o meno condivisibili. Primi fra tutti gli 80 euro, un’operazione di sinistra dice lui, ma a mio modo di vedere un’operazione sbagliata. E’ abbastanza ovvio che gli 80 euro vanno a pagare vecchi debiti, o vanno accantonati viste le pessime prospettive del futuro. Se dici che finora non sono serviti a niente, la risposta spudorata è “vallo a chiedere a chi li ha ricevuti”. Una risposta demente, che ignora che lo scopo non era quello di fare la carità ad alcuni, né quella di comprare voti, ma aumentare la domanda, e su quel fronte, finora, non si è visto alcun effetto. Non mi si dica che poi è una manovra keynesiana, Keynes non avrebbe mai regalato 80 euro ma avrebbe invece lanciato una commessa pubblica per erogare salari portatori di moltiplicatore, ma avrebbe nel contempo prodotto qualcosa che andasse a aumentare il Pil, e li avrebbe dati a disoccupati (che certamente non avendo reddito li avrebbero spesi) invece di darli a chi un reddito, anche se basso, ce l’hanno. Poi la riduzione Irap. Eliminazione di quella parte del costo del lavoro che era rimasta nell’imponibile Irap. Provvedimento positivo? Dare senza chiedere nulla in cambio, non mi sembra una gran cosa geniale. Meglio sarebbe stato, come si è fatto, premiare l’ACE, che quantomeno garantisce che gli utili siano reinvestiti in azienda e non dirottati verso la speculazione finanziaria. Poi l’esenzione dai contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2015 e per tre anni. Il provvedimento sta avendo grande interesse negli operatori che, avendone bisogno, hanno rimandato al 2015 le assunzioni previste già da tempo. Il vantaggio è apprezzabile (ma non ci chiediamo chi lo paga) ma il provvedimento ha elementi di novità con quelli pur presi nel passato. Infatti nel passato le incentivazioni non erano legate alle assunzioni sic et simpliciter, bensì erano legate agli incrementi netti dell’organico. Facile licenziare tre lavoratori per assumerne altri tre senza oneri contributivi. Sospetta poi la scadenza dei tre anni con la durata prevista dai contratti a diritti crescenti per entrare nel regime di lavoratore a pieni diritti. La Uil, e il governo ha dovuto tenerne conto, ha calcolato che assumere senza contributi per tre anni e licenziare con i conti del nuovo contratto era un affare di migliaia di euro per dipendente. Poi l’art. 18. Non sono un garantista legato, come un avvocato pignolo, all’osservanza dei diritti acquisiti. Preferisco un mondo del lavoro che opta per farsi carico dei problemi aziendali, compartecipandovi sia a livello di utili che a livello di decisioni. Preferisco, in opposizione con il sindacato, un atteggiamento compartecipativo e cogestionale ad una pura difesa legalista. Anche se la mia compartecipatività è legata ad una imprenditoria che, al contrario di ciò che è attualmente, sia di tipo schumpeteriano.Bene, a parte tutte le critiche, mettiamo per assurdo, che i provvedimenti secondo Matteo siano effettivamente efficaci, utili, attrattivi, produttivi. Quello che denuncio come demenziale nella filosofia secondo Matteo è la frase che conclude le sue presentazioni “Ora non ci sono più alibi per non fare ripartire l’economia”. Detto in politichese “Vi abbiamo dato il culo, ora datevi da fare”.Questa posizione è di serracchiana demenza. Quando mai un governo spende soldi pubblici e per avere un ritorno per l’investimento fatto si affida solo al buon cuore della controparte, vuol dire che siamo al fallimento della politica. E se la controparte nonostante la caduta degli alibi (ma permanendo la mancanza di domanda, la mancanza di produttività e di competitività) non facesse ciò che il governo si aspetta, che conseguenze per il governo stesso.Questi disegni si fanno solo al tavolo della concertazione, dove sindacati meno legulei, imprenditori più schumpeteriani e governo con un minimo di intelligenza e di autorità siedono e concordano un’azione comune.Sono pessimista. Sarà un disastro.Renato Costranzo Gatti