Socialismo

Post N° 3


.Democrazia e cultura- Rapporto tra intellettuali e opinione pubblica nella democrazia dei mezzi di comunicazione di massa- Evoluzione della figura dell’intellettuale nella società italiana: Intellettuale organico, intellettuale funzionale, intellettuale libero.Relazione al I Convegno Nazionale dell’Associazione Culturale”Consequenze”parte seconda.Tesi 3Consequenze ritiene quindi che una grande riforma del mondo della cultura italiana, realizzata attraverso la creazione di un autentico spirito comunitario tra i cittadini ed il mondo della espressione artistica, organizzato nelle forme possibili in strutture di gestione di spazi autonomi, permanenti ed autorganizzate, capace di trasformare la distinzione tradizionale tra fruitori e creatori del prodotto culturale in nuovo rapporto partecipativo tra popolo e cultura rappresenti l’elemento fondamentale da cui realizzare un più generale movimento di ridefinizione sostanziale e della democrazia italiana attraverso una vera e propria ricostruzione delle sue radici popolari.In particolare Consequenze ritiene che la ricomposizione di un forte e diretto rapporto tra popolo e cultura possa costituire di per sé la garanzia e la spinta per una radicale trasformazione degli attuali canali di selezione delle avanguardie intellettuali, nel senso della piena valorizzazione del merito oltre ogni sistema di cooptazione gestito da una casta concentrata sulla propria autoriproduzione, indebolita nella propria capacità creativa e nella propria autonomia di giudizio da una dipendenza alle logiche di mercato che determinano l’accesso al sistema mediatico editoriale che governa l’industria della cultura, e per un rovesciamento degli attuali criteri di valutazione che governano l’accesso al mercato del prodotto culturale e la stessa formazione dei consumi culturali di massa.Questo processo di riradicamento democratico della vita  nazionale potrà in tal modo avvenire attraverso la contemporanea, ed interdipendente crescita di una pubblica opnione, autonoma nelle scelte, critica dei messaggi mediatici di cui è osssessivamente destinataria, tenace nella difesa dei suoi diritti, consapevole della natura dei processi decisionali della società, vigile nella tutela dei reali interessi collettivi e indipendente nella sua capacità di selezionare priorità sociali,civili ed economiche e di una nuova generazione di intellettuali ed artisti liberi nella loro espressione dai condizionamenti indotti da un sistema di comunicazione con il pubblico governato in tutti i principali canali di accesso al mercato da logiche selettive, dirette nella loro finalità primaria ad una sostanziale autoriproduzione delle classi dirigenti attraverso la creazione di una omogenea classe di “operatori della cultura” funzionali ai poteri esistenti, necessaria allo sviluppo del mercato inteso quale terreno di esclusiva commercializzazione del prodotto culturale da esse proposto al consumo .Consequenze ritiene che questo necessario percorso di rinnovamento etico e culturale della vita democratica del paese debba e possa prendere avvio proprio nell’universo della produzione artistica, inteso nel senso più tradizionale quale campo di espressione della più elevata mani­festazione dello spirito dell’uomo, in quanto la ricostruzione di un rapporto comunita­rio tra la società civile e la propria espressione artistica costituisce una rottura demo­cratica dell’insopportabile attuale stato delle cose che, giungendo a realizzarsi proprio nel punto più elevato e tradizional­mente considerato più esclusivo ed elitario dell’universo culturale,può risultare per ciò stesso capace di produrre a cascata i suoi effetti positivi sulla totalità della vita culturale ,estendendo i suoi effetti innovativi in tutti settori della società in cui si manifestano le diverse forme della attività culturale del paese.In tal modo , la ripercussione a scalare di tale scossa innovativa,se sostenuta dalla azione di strutture organizzate ,quale quella che ci proponiamo di attivare, potra attraversare lo stesso mondo della gestione dei mezzi di co­municazione di massa ,oggi sottoposto ad un controllo    pressoché totalitario esercitato dalla economia e dalla finanza ,e quello del giornalismo, i cui canali di selezione professionale sono ormai sempre più regolati da lo­giche di “formazione” della pubblica opinione ispirate ai dettami della “filo­sofia del mercato”, ed alle soventi più concrete esigenze commerciali dei rispettivi datori di lavoro , fino a rivitalizzare da ultimo il mondo dell’insegnamento scolastico,il quale , nonostante sia sottoposto ad un processo di marginalizzazione ,e viva una condizione di diffusa frustrazione, continua ancora a coltivare in sé forti margini di indipendenza e di spessore critico che debbono essere assolutamente preservati e consolidati, ed a costringere lo stesso insegnamento universitario a misurarsi fino in fondo con i propri doveri di responsabilità nei confronti della qualità della cultura di massa del nostro paese , rifuggendo dall’antico vizio professorale di rinchiudersi nel proprio aulico ruolo cattedratico interpretando la propria esperienza professionale in modo avulso dalla vita della società civile.    Tesi 4C. è consapevole del delicato e decisivo ruolo di orientamento collettivo che il mondo della cultura svolge all’interno dell’organizzazione sociale di una società avanzata e strutturata in forme istituzionali democratiche, in cui le scelte della pubblica opinione costituiscono il terreno sul quale necessariamente debbono essere misurate le scelte delle classi dirigenti, ed in cui gli intellettuali possono alternativamente assolvere alle funzioni di coscienza collettiva della comunità civile oppure a quella ben diversa di organizzatori del consenso per conto terzi.Appare evidente in tal senso che l’impostazione critica che C. concepisce sull’attuale ruolo della cultura e degli intellettuali nella società trascende il merito delle loro scelte e delle loro concrete impostazioni di pensiero riguardando il metodo e le qualità della natura del processo formativo degli orientamenti da essi trasmessi alla pubblica opinione.In tal senso per C. la valutazione della libertà di espressione manifestata dall’intellettuale non è certo misurata dalla propria condivisione della opinione ma è presa in oggetto esclusivamente sulla base della acquisizione della certezza della indipendenza funzionale del pensiero da esso manifestato. La garanzia di tale indipendenza rappresenta quindi l’unica vera garanzia della qualità e della “positività sociale” della funzione di orientamento collettivo che gli intellettuali devono giustamente poter rivendicare .e che C. ritiene con essi di dover condividere.C intende quindi sviluppare il proprio ragionamento rigorosamente ed esclusivamente sul tema del rispetto e della garanzia del “metodo democratico”,inteso nel senso più integrale,nella formazione delle scelte collettive,e della verifica dei modi in cui il mondo della cultura vada ad incidere su di esse.Non rivendicando pertanto come propria una specifica preordinata visione della società,nel significato ideologico del concetto, C. intende rapportarsi con la “politica” in termini di totale indipendenza e autonomia senza ricercare alcun legame di appartenenza, nonostante sia pienamente consapevole che la crisi della politica contenga in sé pericolosi rischi di degenerazione autoritaria.Tale scelta di indipendenza costituisce per noi la condizione necessaria per poter divenire il punto di aggregazione della domanda di rinnovamento e di libertà che accomuna la nuova generazione di artisti e intellettuali solidali nel rifiuto di un “sistema culturale” chiuso, clientelare, assistito ed asservito, i quali ritengono che la propria separazione dalla comunità civile del paese si risolva in un vincolo alla propria crescita professionale e produca un impoverimento di consapevolezza critica della coscienza collettiva.C. ritiene quindi di dover individuare allo stato nell’universo della politica esclusivamente la propria controparte istituzionale a cui rivolgere innanzitutto la propria richiesta di ottenere spazi e strutture ove realizzare il proprio progetto di espressione artistica comunitaria e partecipata al di fuori di ogni logica assistenziale e clientelare. Posta questa doverosa premessa di carattere generale sui concreti rapporti che intendiamo intrattenere con l’universo delle rappresentanze politiche e con le istituzioni,C. è altresì egualmente convinta che la ventata di antipolitica che percorre il paese ,agitata da gran parte delle classi dirigenti economiche e finanziarie e condivisa da gran parte della popolazione, non sia in ultima analisi che la risultante naturale di una società ad una dimensione, portata progressivamente a privilegiare le soluzione tecniche alle opzioni di valore e tende a risolvere gli interrogativi del dover essere in una esaltazione acritica dell’esistente sociale, divenuta sempre più anti-intellettuale che tende a considerare la cultura, quale sede della coscienza sociale, e la politica, quale sede della reale direzione dei processi sociali, come attività superflue appartenenti ad un’epoca del conflitto sociale ritenuta ormai superata, se non addirittura di ostacolo rispetto ad un mondo dei rapporti sociali che si possono autoregolare perfettamente sulla base delle regole economiche del mercato, senza necessitare di alcuna coscienza critica esterna e tanto meno di interventi dirigistici o semplicemente correttivi di natura politica. In tal modo si va consolidando progressivamente un piano inclinato sul quale la società italiana sta scivolando verso un modello di organizzazione sociale sempre più americanizzato e sempre più lontano da quell’impianto di democrazia sostanziale delineato nei principi affermati nella nostra costituzione repubblicana.La politica italiana da parte sua compie ogni sforzo per favorire gli esiti di tale linea di tendenza, da un lato riducendo al minimo ogni reale programmatica tra i diversi schieramenti contrapposti, allentando in tal modo i rispettivi vincoli di rappresentanza nei confronti degli elettorati di riferimento, abdicando in tal modo al suo compito più autentico di garantire la direzione dei processi e di selezionare o interpretare i valori collettivi, e dall’altro occupando in forme sistematiche, e sempre meno giustificate, ogni possibile spazio istituzionale.e non ,organizzato in funzione della gestione della spesa, comprese le istituzioni culturali, con metodi e logiche di stretta appartenenza e di puntuale spartizione destinate a soddisfare una classe numerosa di addetti di apparato.La politica ufficiale contribuisce in tal modo a schiacciare anch’essa la società civile ,con un invadenza sistematica non più suffragata da alcuna forte ragione progettuale o programmatica ,rifiutando di vedere il profilarsi di una nuova crisi istituzionale che nuovamente con il pretesto di liberare la società civile dal peso della politica potrebbe risolversi in una fase di ulteriore omologazione della società e di indebolimento degli strumenti di tutela delle fasce più deboli della popolazione.C. afferma quindi la propria autonomia dal “politico” pur affermando contemporaneamente lo spessore “politico” della propria ipotesi di lavoro, convinta che lo sviluppo del proprio progetto finirà comunque per rafforzare il tessuto democratico della società, riattivando nella coscienza sociale una nuova forte domanda di politica, intesa come capacità dei soggetti affidatari dei compiti di rappresentanza collettiva di recuperare il senso di una superiore attività di direzione dei processi sociali sulla base di un’impostazione di valori ,definita esclusivamente attraverso un rinnovato rapporto fiduciario con una popolazione nei confronti della quale il mondo della cultura avrà pienamente riassunto la propria funzione di libera ed autonoma coscienza critica.Franco BartolomeiPresidente del Comitato scientifico dell’associazione culturale “Consequenze”