Socialismo

Post N° 23


..Globalizzazione:  i compiti della Sinistraparte 2..Lo spostamento di potere in atto tra lavoro e capitale nelle società sviluppate ed i costi sociali indotti da un sistema che ipotizza la propria accelerazione sullo smantellamento delle rigidità di mercato e sull’abbattimento degli oneri delle protezioni sociali può essere contrastato solamente con un atteggiamento delle forze del movimento dei lavoratori che sia in grado di leggere la complessità delle innovazioni in atto ed i motivi reali di quella che va consolidandosi come una nuova egemonia culturale capitalistica evitando sia forme di isolamento sociale e sia rinunce alla propria autonomia culturale e politica. Pertanto pur in un quadro di spinte fortissime alla omologazione, i processi di globalizzazione assumono aspetti nuovi sotto il profilo della possibilità per i paesi emergenti di realizzare forme di accumulazione originaria e di favorire il decollo economico iniziale con minori costi sociali rispetto ad altri modelli sperimentati in passato.Quello delle relazioni politiche internazionali rappresenta l’altra faccia della medaglia. La rivalutazione del ruolo della NATO, esaurite le ragioni difensive della sua originaria costituzione, rappresenta uno degli strumenti operativi della nuova impostazione dei rapporti internazionali  e consolida il processo di svuotamento di ogni potere di mediazione dell’ONU. La risposta è solo in una forte iniziativa politica tesa a ricostruire la centralità dell’ONU nelle relazioni internazionali attraverso una riforma del Consiglio di sicurezza, e la sostituzione dell’istituto del diritto di veto con l’introduzione delle maggioranze qualificate per l’assunzione delle iniziative di politica internazionale richieste dagli Stati membri.  I processi di globalizzazione e di unificazione dei mercati finanziari debbono trovare una istanza di governo superiore rispetto alla loro dimensione strutturalmente sovranazionale.La sinistra deve contestare la pratica per cui ormai la politica economica non è più oggetto della politica sviluppata nelle sedi istituzionali, bensì esercizio riservato alla perizia delle banche centrali, deputate ad esercitare le scelte fondamentali nelle sedi internazionali, al di fuori di ogni valutazione delle opinioni pubbliche se non addirittura degli stessi governi nazionali. Occorre, in questo quadro, riflettere sulla natura dei processi di privatizzazione italiana avvenuti in questi ultimi cinque anni per comprendere quanto sia stato dovuto alla necessità di risanare il deficit pubblico e quanto sia stato dovuto ad una concessione ad ambienti finanziari allo scopo di avere un’accettazione, più o meno scoperta, alla ammissione nei parametri di questi processi. Tale considerazione è importante allo scopo di misurare la necessità di proseguire in una politica di privatizzazioni veloci che in realtà favoriscono gruppi economici nazionali ed internazionali, non tutelano le esigenze strategiche economiche del paese, non arricchiscono le casse pubbliche, ed espongono i rapporti di lavoro ed i livelli occupazionali a tensioni evitabibili. L’obiettivo è quello di riattivare una politica della spesa pubblica per investimenti produttivi tesi a generare lavoro ed a innovare tecnologicamente l’apparato produttivo, le strutture della ricerca e le strutture dei servizi.   La sinistra deve tentare una rivalutazione del ruolo pubblico nell’economia riqualificando le partecipazioni dirette nei settori della ricerca tecnologica e scientifica e mantenendo una quota di presenza significativa nei settori di importanza strategica come nell’energia, nell’aqua, nelle telecomunicazioni e nei trasporti. E’ necessario rifiutare uno scambio tra pensioni e flessibità e deve essere ricostruita una rete di salvaguardia per il lavoro giovanile, per il lavoro in affitto e per i soggetti fruitori dei contratti di formazione lavoro e delle altre forze di lavoro subordinato.E’ evidente come l’attenzione al costo del lavoro, apparentemente giustificata dall’allarme inflativo manifesti una visione classista della evoluzione dei rapporti tra capitale e lavoro tesa a dare centralità al profitto. E’ evidente, a prescindere da ogni altra considerazione, che esaurita la centralità della spesa pubblica come momento ridistributivo, la sinistra non possa puntare ad altro che sulla crescita dello sviluppo economico e sull’espansione della ricchezza nazionale come elemento di base, al quale riconnettere tutti i propri interventi correttivi  sui quali ricostruire un tessuto sociale di alleanze politiche.Il rapporto tra economia cartacea ed economia reale deve essere valutato ancora in tutte le sue reali implicazioni al di là delle mistificazioni e la valutazione di come una crisi finanziaria si traduce in una crisi della economia reale  rappresentano un elemento di autonomia intellettuale rispetto ai processi di globalizzazione dei mercati finanziari che la sinistra deve assolutamente recuperare.. Franco Bartolomei Direzione Nazionale del PS .