Socialismo

Post N°28


 
  Verso un nuovo ordine mondialeSignor presidente, compagni, questo congresso dell’Internazionale Socialista segna senza dubbio una data importante nella storia del socialismo democratico perché vi si tratterà per la prima volta, del nuovo ordine economico mondiale, che è il più grande problema di questo ultimo quarto del XX secolo. Eppure, così facendo, il congresso non avrà fatto altro  che testimoniare  la sua fedeltà al pensiero socialista.  […] A questo si aggiunge il fatto che abbiate scelto un africano fra i compagni incaricati ad aprire il dibattito. Un uomo che fin dagli anni ’30 fa riferimento al socialismo democratico, ma ha sempre invitato gli africani a fare una “rilettura africana di Marx e Engels”. Non abbiate timore: se noi africani partiamo da questa rilettura alla luce delle nostre realtà più originali, è per elevarci progressivamente  alle dimensioni dell’universale. Si tratta infatti, in definitiva, di trasformare sui principi della razionalità e della giustizia, trasformare veramente e rigenerare tutti insieme il nostro pianeta terra. […] In contrasto con certe teorie economiche, ci sembra infatti evidente che la disuguaglianza non può essere la molla della crescita, e ancora meno dello sviluppo. La garanzia più sicura di un progresso comunitario degli uomini nella pace consiste al contrario nella diffusione con la scienza delle tecniche e dei mezzi che, assicurando le compensazioni e gli adattamenti necessari, favorisca lo scambio internazionale e ne preservi la continuità.  Ciò vuol dire che l’iniziativa socialista è affermazione di una solidarietà umana: orizzontalmente, beninteso, fra paesi in sviluppo, ma soprattutto fra il Nord e il Sud, fra gli uomini di tutte le latitudini considerati come produttori e consumatori di beni  spirituali come di beni materiali. Il socialismo vero, il socialismo umanista, sostiene a giusto titolo che nessun gruppo etnico o nazione, quale che sia il genio che possiede, detiene il monopolio della verità, del bene e del bello, della saggezza. E’ utile meditare su questa evidenza - anche in certi ambienti socialisti -  che impone quantomeno il riconoscimento e il dialogo delle culture: la loro interpretazione . Se non si riconosce nell’Altro, senza pregiudizi o complessi, il diritto alla differenza, come si può pretenderei restituire al socialismo la sua vera vocazione, se è ancora una volta quella di un nuovo umanesimo, adattato alle molteplici esigenze del nostro tempo?[…]Vorrei terminare con un richiamo alla vocazione umanista, universalista del socialismo. E’ evidente che al di là dei conflitti di interesse, sono le divergenze di idee e ancora più spesso i pregiudizi, che oppongono gli animi. E’, in definitiva, il problema della loro necessaria simbiosi che viene posto da questo vasto dibattito  sull’instaurazione di un nuovo ordine mondiale. Troppo spesso in Europa e in America si sostiene che qualche migliaio di dollari di reddito annuale siano appena sufficienti per un uomo del Nord, ma che per un uomo del Sud 200 o 300 possano bastare. E’ ben lungi dall’essere morto il mito del “buon selvaggio che ha bisogno di poco”. Partendo da idee simili, diventa logico pagare meno caro il prodotto del suo lavoro. Questa visione egemonica del mondo persiste nel rifiutare all’altro in nome di pretesi “modelli” il diritto alla differenza, cioè il diritto  di pensare, di agire e di vivere “da sé e per sé”. Lungi dall’aver favorito il riavvicinamento attraverso la solidarietà nell’apprendimento, la straordinaria diffusione dei mezzi di comunicazione con i loro contenuti sembra esacerbare le tentazioni del ripiegamento di sé stessi e i particolarismi egoisti.E’, al contrario, il dialogo delle culture basato sulle differenze, accettate coscientemente, che permetterà agli uomini di conoscersi e di cooperare nella fraternità degli uomini.  Uno di questi linguaggi comuni si trova precisamente nel socialismo democratico, il cui insegnamento maggiore al mondo di oggi è che, per tutti gli uomini, ragione, giustizia e libertà sono indivisibili. Sono l’applicazione di questi principi e la volontà politica, manifestata però da una parte e dall’altra, che potranno portare al successo la Conferenza di Parigi - per l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale e, per esso, di un nuovo umanesimo.  Leopold Sédar SénghorRelazione introduttiva al XIII Congresso dell'Internazionale Socialista, Ginevra 26 Novembre 1976