Socialismo

Post N° 44


..Le crisi   - parte seconda.5.    La risposta della destraLa risposta della destra è molto più efficace e vicina agli interessi immediati dell’uomo della nuova antropologia. Tremonti nel suo libro, tra paura e speranza è l’unico a proporre una risposta al nuovo mercatismo. Sarebbe inutile evidenziare che tra le più grosse responsabilità che Tremonti addebita alla globalizzazione ci sono quelle del “capitalismo finanziario” di cui egli stesso fu padre riconosciuto della “finanza creativa”.La proposta di Tremonti è condivisibile nello strumento: fare cioè dell’Europa un soggetto politico che guida l’azione delle nazioni aderenti. Molto meno condivisibile è l’individuazione dell’obiettivo dell’azione che l’Europa dovrebbe indicare e cioè quello di fare dell’Europa una  fortezza a difesa dal mercatismo mondiale.Su altri fronti la destra sta dando risposte indecenti (salvo quella di rimarcare la presenza dello stato a salvaguardia delle discariche) di una volgarità degna del peggior leghismo.6.   Le risposte della sinistraNon ci sono, non ne vedo, posso cercare di impostare un ragionamento che si può sviluppare.6.1           Non scimmiottare la destraL’attitudine di rincorrere il programma della destra è la prima cosa da evitare. Nell’intervento conclusivo della campagna elettorale del 2006 Berlusconi promise l’abolizione dell’Ici. Il centro sinistra nella finanziaria 2008 ha imitato in forma ridotta la promessa di Berlusconi.Per anni Berlusconi promise di eliminare l’Irap, non ne fece nulla e neppure la commissione europea che Berlusconi sperava dichiarasse illegittima l’Irap venne in surroga alle millantate promesse della casa delle libertà.Il governo di centro-sinistra ha regalato agli industriale il cuneo fiscale, senza trarne alcun benefiico né di immagine né di vantaggi elettorali.Per anni Berlusconi promise la riduzione delle imposte, ma in pratica distrusse la Dual Income Tax  e diede piccoli sgravi con i suoi moduli.Con la finanziaria 2008 il centro sinistra ha regalato alle imprese la più grossa riduzione fiscale mai concessa; l’aliquota Ires scende del 17%, quella Irap dell’8%, senza saper vendere questi risultati ma facendo ogni sforzo per far dimenticare il governo Prodi.Non ci giova scimmiottare la destra, occorre un salto quantico nella proposta politica.6.2         Mettere la scienza al centro del modello di sviluppo.Questo che è il punto centrale della mia proposta richiede una citazione autorevole che sta a monte del mio ragionamento e della mia proposta: mi riferisco ai Grundrisse di Marx.Nei Grundrisse di Marx, affrontando il tema della produzione industriale avanzatali filosofo di Treviri abbozza un superamento delle categorie smithiane – terra, capitale e lavoro – considerando che nella produzione moderna l’intervento del sapere, le conquiste della scienza, la diffusione dei saperi trasformano il modo di produzione facendolo dipendere da un nuovo fattore produttivo che è il general intellect, che si presenta come il maggior fattore produttivo moderno.L’operaio non è più l’agente principale della produzione ma si pone a fianco del processo stesso come sorvegliante e regolatore. “Non è né il tempo di lavoro immediato, eseguito dall’uomo stesso, né il tempo che egli lavora, ma l’appropriazione della sua produttività generale, la sua comprensione della natura e del dominio su di essa attraverso la sua esistenza di corpo sociale, in una parola è lo sviluppo dell’individuo sociale che si presenta come il grande pilone di sostegno della produzione e della ricchezza.”Al di là delle elucubrazioni sociologico-ideologiche che i vari Braudel, Guattari e Negri hanno fatto di questi passaggi negli anni 70, tra le quali la ricerca di tempo libero come risultato rivoluzionario del macchinismo, quando invece assistiamo alla detassazione degli straordinari e l’autorizzazione dell’europa a lavorare sino a 60 ore. Al di là delle seghe mentali dei sociologi,   rimane l’affermazione materialistica di Marx: “Il furto del lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna (quella dei suoi tempi) si presenta come una base miserabile rispetto a questa nuova base che si è sviluppata nel frattempo e che è stata creata dalla grande industria stessa”.In pratica, fatte le dovute riflessioni, il salto quantico che propongo come linea per il pensiero socialista, è quello di porre come soggetto centrale della nostra politica il nuovo lavoro, scientifico, qualificato, attore della produttività, considerando i lavoratori non “scientifici” come un residuo del vecchio modello di produzione oggetto di emancipazione non certo di fungere come classe generale.L’obiettivo in termini marxiani è quello di prendere coscienza che l’operaio scientifico “nel cui cervello risiede il sapere accumulato dalla società” rappresenta un nuovo protagonismo nel processo produttivo, evitando che la scienza sia sussunta dal capitale diventando sapere morto incluso, incapsulato nelle macchine.Il fatto  è che gli sviluppi scientifici non si trasferiscono nel prodotto lavorato, se non come aumentata produttività, ma rimangono nel cervello di chi quello sviluppo scientifico ha pensato, rimangono cioè come valore d’uso del lavoratore collettivo scientifico.Nel momento in cui si va alla rideterminazione dei contratti di lavoro, che Confindustria vorrebbe trasformare in contratti individuali, con la protezione del nuovo clima politico, va ribadito un nuovo protagonismo dei lavoratori scientifici come punto di riferimento per i nuovi contratti. E molto del mondo precario, delle partite iva vanno ricondotte a questo soggetto di riferimento.Insomma in un momento di crisi del capitalismo, di crescente peso della scienza nella battaglia per la competitività, occorre trovare un referente nuovo del protagonismo della classe del lavoro. Negli anni 70, con la lotta per la “prima parte dei contratti” si tentò un salto di questo tipo, con la politica dell’EUR. Oggi il nuovo salto quantico si ripresenta  come superamento di un certo garantismo sindacale, di tutela assistenziale con aspetti di sindacalismo compassionevole e come nuovo protagonismo nella lotta di classe.6.3          L’Africa come nuova frontiera Olof Palme, un mito della socialdemocrazia europea, negli anni ’70, per prevenire le immigrazioni dai paesi più sfortunati di noi, proponeva di investire qualche punto di PIL direttamente nei paesi di origine degli immigrati.Ora è storicamente noto che la simbiosi tra paesi più sviluppati e paesi meno sviluppati crea una virtuosa sinergia. Il paese meno fortunato si avvale degli aiuti dell’altro paese che nel frattempo crea un mercato a lui affezionato.Veltroni non parla più di Africa. Ma dopo la riunione della FAO se l’Europa partecipasse ad un progetto per incrementare la produzione agricola africana, dimettendo il protezionismo contro le importazioni da quel paese, contribuirebbe a salvare quel continente da un declino senza fondo e si creerebbe un mercato sinergico per i suoi prodotti.6.4         MeritocraziaVa per la maggiore, Brunetta docet, la ricerca della meritocrazia. La posizione dei socialisti deve a mio parere appoggiare in pieno la ricerca di questo valore con due warnings:a)   la meritocrazia si misura. I parametri per la misurazione non sono neutrali. Occorre evitare che la misurazione della meritocrazia sia una misurazione di classe.La meritocrazia funziona solo in presenza di un pensiero fisso di Einaudi, un valore desueto e dimenticato, ma che riveste un’importanza basilare. L’eguaglianza dei punti di partenza. E’ un valore che dovremmo perseguire.Renato Gatti Dottore Commercialista-esperto in Economia aziendale