Socialismo

UN CONGRESSO NUOVO: RAGIONI ED OBIETTIVI- parte 1


I socialisti di Roma e del Lazio intendono lavorare per un congresso di tipo nuovo. Non basato, cioè, sui tradizionali meccanismi di conta tra mozioni o, peggio, tra gruppi. E attentamente finalizzato, invece, alla definizione delle iniziative politiche e dei nuovi strumenti organizzativi necessari perche lo SDI possa affrontare positivamente il periodo, difficile e decisivo, che comprende le regionali del 2000 e le politiche dell'anno successivo.Un congresso di conta avrebbe senso se ci si proponesse di rimettere in discussione la linea complessiva del partito e/o il gruppo dirigente che questa linea ha portato avanti. Tale obiettivo è, ad avviso della maggior parte di noi, politicamente sbagliato; ma, a rendere superflua ogni pur legittima discussione in proposito, sta il fatto che esso è, oggettivamente, del tutto impraticabile.A questo punto, una "conta" che non avesse per oggetto uno scontro di linea politica generale (con l'annessa contestazione del gruppo dirigente) si tradurrebbe in ben altra cosa: o in una rinnovata divisione tra "famiglie costituenti" (che rimetterebbe in discussione i risultati acquisiti prima e dopo di Fiuggi); o, peggio ancora, in un contrasto tra gruppi per il controllo e/o la ridistribuzione del potere, estremamente limitativo, sinora esercitato dai socialisti. Ed è proprio la scarsità dell' "oggetto ambito" a rendere questo scontro aspro e distruttivo. La battaglia tra Orazi e Curiazi ha fatto, proporzionalmente, molte più vittime tra i contendenti dei due conflitti mondiali: fuor di metafora un congresso di conta rischia di tradursi o in spericolate operazioni di tessere o nella automatica blindatura di ristrettissimi gruppi dirigenti; con la complessiva frustrazione di (quasi) tutti.PERCHÈ LA CONFERENZAPer affrontare correttamente i suoi problemi interni il partito ha dunque, preventivamente, bisogno di crescere; di proiettarsi all'esterno, di sviluppare una capacita di iniziativa e di intervento che, almeno nelle grandi aree metropolitane, sono pressoche inesistenti; di individuare nuove forme di presenza (e non solo nel territorio) tale da rendere effettiva la partecipazione dei quadri.Un congresso di tipo nuovo è dunque esattamente funzionale a questa prospettiva. Un congresso che, a livello nazionale, sappia individuare contenuti reali alla nostra rivendicazione di "autonomia nell'ambito del centrosinistra" (quali "campagne" e su quali temi? Quali modifiche dello stato sociale? E quale atteggiamento rispetto alla spinta liberista? Quale Europa? Quali referenti politici e sociali? Quali obiettivi di riaggregazione nell'ambito dell'Ulivo? Per citare solo alcune questioni), dando, nel contempo, alla sua iniziativa strumenti organizzativi ed istituzionali nuovi (in particolare, a livello regionale e locale). Ma anche un congresso in cui si voti e si decida: e non, in apparenza, su documenti generici e "quote" stabilite a tavolino, ma sulle singole questioni politiche ed organizzative e su di una lista "aperta" di candidati.Ora, un congresso del genere non avviene spontaneamente. Al contrario è più che probabile che lasciati a sé stessi i compagni seguiranno non tanto i "vecchi vizi" quanto le vecchie abitudini di discussioni mai finalizzate a decisioni di cui si sia responsabili, i contrasti personali e di gruppo, la logica sempre rigorosamente autoreferenziale e mai proiettata sulla realtà esterna.Per modificare questo stato, per avere, appunto, un congresso di tipo nuovo occorre dunque un impegno collettivo: a partire dai gruppi dirigenti nazionali e locali.La conferenza politico-programmatica ed organizzativa dei socialisti di Roma e del Lazio vuole appunto essere un primo contributo in questa prospettiva.I compagni saranno chiamati a discutere temi significativi e delicati della politica nazionale e a definire, più concretamente, le strategie e modelli organizzativi e di presenza sulla società necessari per affrontare, nelle migliori condizioni possibili, gli importanti appuntamenti elettorali che ci attendono. Ed è ovvio che gli indirizzi e le proposte su cui vi sarà il congresso dei socialisti della nostra città e della nostra regione, potranno costituire gli elementi per un autonomo contributo dei socialisti di Roma e del Lazio in vista del congresso nazionale S.D.I..GLOBALIZZAZIONE DEI RAPPORT! ECONOMICI E COMPITI DELLA SINISTRA1 - Terreno essenziale di questa discussione e la riappropriazione, che parte dal partito dei socialisti, di un patrimonio conoscitivo e di una autonoma capacità di analisi dei processi di sviluppo in atto, e non più soltanto a livelle nazionale. È infatti questo il terreno decisivo sul quale i socialisti hanno da sempre costruito la loro identità di grande forza di sinistra. Ed è quindi su questo terreno che riescono a perderla in nome di una adesione acritica a processi di cambiamento e di trasformazione ritenuti, comunque inevitabili.Il nuovo sistema integrato di relazioni economiche mondiali viene comunemente definito "Globalizzazione" in virtù dei processi in essere e tuttora in corso di ulteriore perfezionamento, di interdipendenza delle aree economiche regionali e di connessione a livello mondiale tra investimenti, verifica dell'equilibrio dei mercati e controllo della stabilità delle monete, con l'assunzione nelle mani degli istituti di emissione dei paesi sviluppati e degli organismi finanziari internazionali, loro emanazione, del ruolo di controllo, verifica, garanzia ed impulso degli andamenti complessivi delle fasi economiche e della funzionalità dei meccanismi di regolazione dei mercati e di fissazione del valore delle monete.La grande capacità di promuovere globalmente lo sviluppo economico, evidenziata anche dalla vertiginosa crescita del P.I.L. dei paesi asiatici e dell'America Latina, caratteristica della attuale fase congiunturale del nuovo sistema poggia le proprie basi su una fase di crescita continua e consistente della economia Nordamericana, in atto, ormai quasi ininterrottamente, da circa un decennio, a livelli inflattivi trascurabili e con un costo del lavoro pressoché stabilizzato.Sulla base della solidità di tali fondamenta le potenzialità di crescita del sistema sono indubbiamente favorite dalla unificazione dei mercati finanziari mondiali in atto, e da una circolazione dei capitali mai giunta finora ad un tale livello di capillarità di interventi, estensione geografica e volume dei flussi di investimento.Tale accelerazione dello sviluppo e parallela ad una crescita più che proporzionale delle valutazioni dei mercati azionari mondiali che sta contribuendo ad incrementare il reddito dei paesi del mondo sviluppato ed, in particolare, oltre alla rendita ed alla speculazione finanziaria, il reddito dei ceti diffusi in grado di destinare il risparmio all'investimento finanziario.2 - La non parallelità e lo squilibrio delle due diverse dinamiche dell'economia reale e dell'economia finanziaria rappresenta il principale fattore di rischio per il sistema attuale.Il rischio di un crollo dei mercati finanziari mondiali, con una ipotizzabile conseguente recessione dell'economia reale, rappresenta una preoccupazione concreta a garanzia della quale si sottolineano in continuazione l'attenzione ossessiva al costo del lavoro, il controllo esasperato del rischio inflazione ed i richiami alla compressione progressiva del deficit pubblico, come fattori decisivi per una contemporanea stabilizzazione della crescita e certezza di equilibrio dei mercati al di la delle oscillazioni dei flussi speculativi.La certezza dei cambi e la tenuta delle monete rappresenta l'attenzione principale di un modo di vedere l'economia globale come un sistema in cui il momento centrale e decisivo della crescita è il mercato, ed i tassi di interesse costituiscono la fonte di regolazione della velocità delle dinamiche economiche da utilizzare per garantire l'equilibrio e la stabilità del medesimo.Un sistema del genere necessita, come del resto sta già avvenendo, di una continua attività di monitoraggio da parte delle autorità monetarie internazionali, (F.M.I. B.C.E., G7, Federal Reserve), le quali tendono a trasformarsi nelle depositarie degli equilibri del sistema e ad esercitare il momento decisionale supremo in materia di politica economica con una rilevanza che condiziona in modo determinante tutto il successivo sviluppo delle politiche economiche nazionali.3 - Il G7, il F.M.I., la B.C.E., l'O.C.S.E. e le altre istituzioni internazionali sono divenute pertanto organi di verifica e di intervento d'urgenza nei confronti delle ricorrenti crisi dei mercati emergenti (vedi caso crisi Russia, Corea del ‘98 e Messico del ‘96) e dei momenti eventuali di forte squilibrio tra i paesi sviluppati, rispetto ad un sistema finanziario mondiale integrato, la cui accelerazione nella crescita della redditività degli investimenti è elemento di creazione di ricchezza, e, contemporaneamente, accumulatore di rischio elevatissimo nella considerazione, ormai chiara a tutti gli esperti di finanza ed economia, che un crollo verticale delle valutazioni dei titoli potrebbe tradursi in un processo recessivo mondiale di gravità enorme.In questo lavoro di controllo si sono verificati sovente interventi da parte delle autorità monetarie internazionali, sui diversi scacchieri mondiali, spesso contraddittori con le premesse liberiste sbandierate con foga, ormai dall'epoca della Tatcher e di Reagan, che mostrano una volta di più come i processi economici poi, al di là delle false rappresentazioni di cui sono rivestiti dagli ambienti conservatori e dagli operatori interessati, non possono mai essere abbandonati allo spontaneo sviluppo naturale delle forze in campo, a pena di rischi gravissimi per gli equilibri e la stabilità del sistema.In particolare, tanto per rammentare solo gli ultimi esempi, di fronte alla critica congiuntura finanziaria dei mercati mondiali del settembre-ottobre ‘98, la Federal Reserve è intervenuta con spesa pubblica a salvare dal fallimento il grande fondo d'investimento ad alto rischio americano Long.Term., travolto dai realizzi degli investitori spaventati dal crollo dei mercati asiatici (Corea, Indonesia e Malesia), contraddicendo tutti gli assunti verbali sulla logica del mercato come supremo verificatore della efficienza degli operatori; ed il F.M.I. ha rinnovato credito internazionale a paesi in via di sviluppo, senza alcuna certezza sul rispetto delle regole del rigore, sui parametri macroeconomici e della efficienza, sul funzionamento interno dei mercati, fissate e sbandierate continuamente, allo scopo di evitare un contraccolpo che avrebbe potuto essere generato dai forti squilibri finanziari indotti da alcuni importanti scenari regionali in face recessiva, come il sud e l'est asiatico, o, in situazioni di endemica insolvenza finanziaria, come la Russia o il Sud America.La stessa ultimissima riunione dei ministri finanziari del G7 è stata esclusivamente dedicata alla individuazione di misure atte a vincolare e regolare a scopo precauzionale la circolazione dei capitali e ad imporre agli operatori bancari, limiti tecnici alla erogazione del credito ai mercati emergenti, mostrando, ancora una volta, la necessità del recupero di uno schema di regole e di vincoli ai quali ricondurre il nuovo sistema di relazioni economiche mondiali in una logica di prevenzione dei rischi di crisi.4 - La nuova realtà economica mondiale, con i suoi processi di unificazione dei mercati, di globalizzazione dei rapporti economici e commerciali, di veloce circolazione dei flussi finanziari, e di stretta interconnessione delle piazze azionarie e finanziarie produce ineluttabilmente una crisi della capacità e delle possibilità di governo dei processi economici da parte delle entità statuali, con un progressivo indebolimento sostanziale delle stesse sovranità nazionali degli stati.In particolare sono gli strumenti tradizionali delle politiche delle sinistre riformiste a divenire inefficaci a governare ed a coniugare, nelle diverse reati nazionali, le necessità dello sviluppo economico con la tutela degli interessi sociali tradizionalmente rappresentati.In particolare sono entrati in crisi tutti gli istituti e tutte le articolazioni della politica economica centrati sull'intervento pubblico in economia: il governo della spesa pubblica e la sua utilizzazione come intervento anticiclico, la politica fiscale utilizzata a sostegno dello stato sociale, il mantenimento di un sufficiente livello di indebitamento pubblico, le nazionalizzazioni, e la creazione di strumenti di governo del mercato e di condizionamento degli investitori.L'impossibilità per ogni paese di difendere autonomamente i livelli di cambio della propria moneta, sulla base delle proprie variabili economiche nazionali autonomamente impostate, come dimostra il caso dell'Italia nel ‘90, rende di fatto rischiosissima l'utilizzazione unilaterale di ogni strumento di politica economica tradizionale che non avvenga in assonanza con il resto dei principali protagonisti della realtà economica mondiale, e che non assecondi l'osservanza dei criteri fissati dalle autorità monetarie internazionali sulla liberalizzazione, della economia pubblica, sulla flessibilità delle normative che regolano i rapporti di lavoro, sulla compressione dei costi del lavoro, sulle oscillazioni dei tassi, e sulla compressione dei deficit pubblici.II processo di unificazione monetaria europea si inserisce in questo processo globale in atto e ne accelera le immediate conseguenze per le politiche economiche degli stati aderenti, sotto il profilo degli adeguamenti ai parametri di ammissibilità e di stabilità fissati a livello europeo (Maastricht), i quali, comunque, nel merito non si discostano dai criteri sopra individuati, facendo in questo registrare una piena identità di vedute tra Federal Reserve, FMI e BCE (Banca Centrale Europea).La interconnessione dei mercati, i processi di accumulazione internazionale del capitale ed i flussi finanziari travalicano i poteri di indirizzo pubblico e di condizionamento delle politiche nazionali.L'economia torna a prevalere sulla politica costringendo la sinistra ad inseguire in modo confuso processi economici che non è in grado di governare né sul terreno delle scelte, né tanto meno sulle conseguenze sociali da esse indotte o ad esse conseguenti.Essa, sovente, è addirittura costretta ad adeguare in modo acritico i propri comportamenti di governo alle nuove regole e compatibilità richieste dagli operatori economici e finanziari, per non correre il rischio di rimanere isolata socialmente in un ruolo di opposizione minoritaria senza prospettiva, o di trasportare il sistema economico della propria realtà nazionale governata fuori da una rete di rapporti, di regole e di integrazioni economiche e da un campo di interconnessioni finanziarie che in questa fase appaiono l'unica garanzia di un processo di sviluppo o quanto meno di mantenimento dei livelli di benessere altrimenti non difendibili.Tale atteggiamento di sostanziale adeguamento allo stato delle cose, indubbiamente condizionato dalla considerazione principale che la fase di lunga e sostanziale crescita della economia mondiale, in atto ormai da anni, sull'onda di una continua robusta crescita della economia americana e di una sostanziale ottima tenuta delle economie del resto del mondo sviluppato, appare l'unica certezza foriera di sviluppi e di ritorni positivi per qualsiasi tessuto economico e sociale che sappia rimanere saldamente agganciato e collegato ad un teatro economico di tale potenza, vitalità e spessore innovativo e produttivo.Appare evidente come un processo di integrazione economica di tale coinvolgimento ed entità porta con sé forme di omologazione politica culturale e sociale che minano alle radici il contenuto antagonista e l'autonomia culturale che ha costituito la forza e la caratteristica della sinistra nel '900, ed a livello mondiale addirittura mettono in crisi gli stessi sistemi sociali, religiosi, etnici e culturali, non omogenei ai profili delle società sviluppate occidentali.