Socialismo

Post N°61


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.La direttiva Sacconi Il 17 dicembre 2008 . Il 17 dicembre 2008 va ricordato come la data in cui si comincia a temere effettivamente per la fine dello stato di diritto.          La direttiva Sacconi inviata agli Enti sanitari sul divieto di procedere alla sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione ai pazienti segna il punto critico di rottura con la divisione dei poteri.         Non voglio entrare nel merito della vicenda di Eluana Englaro, voglio astrarre dal merito e rimanere sulla pura forma e sui comportamenti delle istituzioni.         Esiste una sentenza del Tribunale che stabilisce il riconoscimento nella causa in essere, di un diritto costituzionale. La sentenza viene appellata e la Corte d’appello conferma la sentenza di primo grado. La sentenza d’appello viene portata in Cassazione che con scrupolo giuridico definisce che il giudice ha ben operato in base alle leggi esistenti ed  alle convenzioni internazionali, non solo, la Cassazione definisce i presupposti e le modalità nelle quali il diritto costituzionale di cui trattasi operano secondo legge. La Cassazione quindi conferma la sentenza appellata.         La maggioranza di centro-destra, con l’astensione del PD solleva una questione di conflitto tra poteri costituzionali e invia la questione alla Corte Costituzionale. Il centro destra insomma sostiene che la magistratura con quella serie di sentenze ha invaso il campo del potere legislativo unico autorizzato a decidere le norme che la magistratura deve applicare quando chiamata a giudicare.         La Corte Costituzionale respinge l’eccezione sollevata dal voto del Parlamento (ricordo e sottolineo con l’astensione del PD) motivando che eventualmente è il Parlamento che non ha provveduto a deliberare in merito al diritto garantito dalla costituzione e che quindi ben ha fatto la magistratura a giudicare sulla base delle leggi esistenti.          A questo punto una direttiva del ministro del tesoro minaccia le strutture sanitarie di ritorsioni qualora le stesse attuassero quanto deciso dalla magistratura. Il potere esecutivo infrange la divisione dei poteri, essenza dello stato costituzionale, e disconosce quanto riconosciuto legittimo da un altro potere costituzionale.         Non si era mai visto un conflitto così stridente che mina alla base i principi fondamentali dell’esistenza di uno stato costituzionale e democratico. Il silenzio del presidente della repubblica è sorprendente; egli è custode della costituzione e dovrebbe, a mio parere investire l’organo previsto per i conflitti costituzionali per dirimere sul nascere un vulnus così forte contro le norme della nostra convivenza. Il conflitto va inviato alla corte costituzionale che si pronunci ancora una volta su questa triste storia ma stavolta non più per un conflitto tra parlamento e magistratura, ma tra esecutivo e magistratura.          All’interno del PD, poi, c’è una corrente teo-dem che vorrebbe seguire la strada di dichiarare l’obbligo legislativo di divieto di interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione.         La Costituzione prevede che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. La strada prevista dai teo-dem attuerebbe quanto previsto dalla costituzione; con quella procedura non ci sarebbe vulnus alle nostre regole fondamentali, anzi la procedura rispetterebbe in pieno le norme costituzionali.         La vicenda diventerebbe decisamente politica. Come ci poniamo noi laici e socialisti non ha ombra di dubbio; il nostro NO ad una simile norma è fuori discussione. Ma come si muoverà chi sta in Parlamento? .Renato Gatti  Dottore Commercialista- esperto in economia aziendale