Socialismo

A proposito di decreti omnibus


 .Il presidente Napolitano ha, ancora una volta, contestato i decreti legge che partono con alcune norme che hanno veramente il carattere di eccezionalità ed emergenza, ma alle quali si aggiungono, durante la conversione in legge, altre norme che tali requisiti non hanno. A ciò si aggiunga che l’approvazione avviene con voto di fiducia. Si altera così nella sostanza una costituzione che già tanto è stata cambiata nella prassi facendo temere che, passo passo, possa essere completamente stravolta. Che questa sia l’attuazione del programma Gelli non voglio affermare, ma che il cambiamento magmatico – direbbe Gramsci – stia procedendo con sistematica ed inesorabile determinazione, posso verificarlo nelle cose.            Vediamo i provvedimenti infilati nel decreto incentivi; oltre a quello per le quote latte (una ulteriore Bossi tax), ci sono due emendamenti che vorrei commentare: quello sulle obbligazioni Alitalia, e quello sulla difesa dei pacchetti azionari di maggioranza.          Le obbligazioni Alitalia a suo tempo Alitalia emise obbligazioni (i Mengozzi bond) per circa 900 milioni di cui il 62% detenuti dal Tesoro e il resto acquistato soprattutto da dipendenti Alitalia. Tali titoli furono emessi con garanzia dello stato. Berlusconi promise a suo tempo che gli obbligazionisti non avrebbero perso nulla. Ora il decreto stanzia 100 milioni di € per ripagare i 300 milioni posseduti dagli obbligazionisti, rimborsando quindi il solo 30% di quanto a suo tempo investito. Il rimborso è stato calcolato nella misura del 50% del valore di borsa medio dell’ultimo mese di quotazione con un massimale di 100.000€ per singolo obbligazionista.            Gli obbligazionisti non sono però rimborsati per cassa, bensì con titoli dello stato senza interessi scadenti nel 2012. A quella data i 100 milioni stanziati verranno prelevati dai fondi FAS.            Gli obbligazionisti perdono quindi il 70% del loro investimento, ma il Tesoro che diventerà in tal modo possessore di tutte le obbligazioni Alitalia, dovrà azzerare 900 milioni di € pari al valore di carico delle obbligazioni stesse.            La cosa più buffa è che l’emendamento è stato adottato “al fine della tutela del risparmio, a fronte delle iniziative resesi necessarie per garantire la continuità aziendale della società Alitalia ora in amministrazione straordinaria”. Il risparmio è stato “tutelato” con una perdita del 70%, la continuità della società Alitalia è finita al tribunale fallimentare.            La difesa dei pacchetti azionari di maggioranza. I detentori dei pacchetti azionari si assicurano il controllo delle società stipulando patti di sindacato oppure, in presenza di molto flottante, riescono a controllare l’assemblea dei votanti con molto meno del fatidico 51%. Infatti se c’è un azionista che detiene ad esempio un pacchetto del 30%, mentre il restante 70% è sparpagliato tra tanti piccoli azionisti, può sempre contare su almeno la metà dei voti dei piccoli azionisti per arrivare al 65%. Questa fiducia è basata su un certo conformismo e su una incapacità dei piccoli di riunirsi insieme per valere quanto i numeri lascerebbero intendere. In tempi di calo delle quotazioni è facile raccogliere tra i cassettisti (i piccoli azionisti) considerevoli quote di azioni mirando a contendere il controllo della società. Tale scalata è tutelata dalle norme Consob, che introducono trasparenza in tali operazioni. Tuttavia nel decreto approvato è stato introdotto un emendamento per difendere i pacchetti di maggioranza da attacchi di fondi sovrani e da capitali di illecita provenienza. E’ stato cioè concesso di passare dal 30 al 35% delle azioni senza passare attraverso una Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) e contemporaneamente è stato concesso di portare al 20 % le azioni proprie detenibili dalla società.             Il primo passaggio toglie garanzie di trasparenza nell’ampliamento del pacchetto di maggioranza, il costo dell’ampliamento ricade comunque sui detentori del pacchetto di maggioranza. Il secondo provvedimento invece è fatto a carico dei conti e della liquidità della società con il solo scopo di aumentare le difese dalla contendibilità a favore del pacchetto di maggioranza. Se infatti la società acquista con i soldi della società stessa il 20% delle azioni proprie, le azioni aventi diritto al voto scendono da 100 a 80 per cui il pacchetto di maggioranza che aveva il 30 ed ora il 35 detiene (calcolando 35 su 80) il 44%, elevando e non di poco le mura di difesa da attacchi ostili.            Gli attacchi ostili, secondo il vocabolario liberale, sarebbero nient’altro che la libera concorrenza nel libero mercato dei capitali.            I liberali veri sono ricorsi all’antitrust.  Renato Gatti