Socialismo

Il caso Fiat-Crysler


  
   La crisi che ha colpito il capitalismo occidentale è sicuramente la dimostrazione dell’antitesi che nega la sua tesi. La sintesi vedrà coinvolte le ragioni dell’antitesi senza negare in toto quelle della tesi. La negazione del modello capitalistico assorbendo le ragioni di quel modello porterà ad un nuovo livello di sintesi che passa attraverso la negazione della negazione.            Questo Bignami del metodo hegeliano si è tradotto nel metodo marxiano rivoluzionando i soggetti della contraddizione; le determinazioni confliggenti non sono le ipostatizzazioni ideali ma sono i materiali interessi delle classi. Ma come diceva anche Galvano Della Volpe, il metodo marxiano ripercorreva l’insegnamento di Galileo, pretendendo che le intuizioni ed i modelli teorici trovassero nella verifica empirica una conferma o, popperianamente, una falsificazione.            Per il caso Fiat- Crysler, anche se non conosciamo nel dettaglio i termini dell’accordo, possiamo cercare, proprio con metodo galileiano, di interrogarci sulla strada, sugli sviluppi che sta prendendo la crisi del capitalismo.            Tutti ripetono che “nulla sarà come prima”, tranne il nostro governo che vive la crisi come un influenzato che aspetta che l’influenza passi, senza interrogarsi sulle cause e senza tentare quindi di attivarsi a modificarne le cause.            Il livello degli interrogativi che ci poniamo è quello della sintesi della dialettica tra liberismo e socialismo che potrà uscire dalla situazione  in atto.            Guardiamo ai fatti: le banche statunitensi sono state nazionalizzate; le direttive governative intervengono con pesantezza a dare una nuova direzione al paese; pensiamo alla rivoluzione dell’energia, dalla green economy alle auto che consumano un terzo di quanto consumino adesso; guardiamo all’aumento dell’imposizione fiscale; alla limitazione dei compensi ai managers; alle direttive date alle imprese automobilistiche per salvarsi (tutti provvedimenti che negano il libero mercato).            Vedo una grossa differenza tra il salvataggio delle banche, che consiste fondamentalmente nel dare alle banche i soldi dei contribuenti (non una socializzazione delle banche ma una socializzazione delle loro perdite) e il  salvataggio della Crysler.            Da quel che si legge della Crysler sono state fatte due società: una Newco ed una Oldco. La Oldco va in fallimento pilotato adottando il Chapter 11 (una specie di amministrazione controllata finalizzata alla chiusura), mentre la Newco nasce con una compagine sociale in cui la maggioranza del capitale, il 55%, è dei sindacati (esattamente il loro fondo pensione), il 20% è della Fiat, il 23% del Tesoro USA ed il 2% del Tesoro canadese.            I lavoratori hanno evitato di perdere, se Crysler fosse fallita, tutti i contributi che la stessa doveva pagare al fondo pensioni. Il pagamento è stato effettuato in azioni, il 55% appunto, della Newco.            La Fiat non ha apportato cassa ma tecnologie di auto di basso consumo energetico; i tesori Usa e Canada hanno portato cassa, anche se il tesoro Usa sembra dover dare un pacchetto del 10% alle banche che hanno rinunciato a crediti per 4.9 miliardi di $            Questo assetto assolutamente impensabile solo cento giorni fa (data dell’entrata in carica di Obama), vede l’ingresso come socio di maggioranza dei sindacati in una delle roccaforti del capitalismo statunitense e mondiale.            I lavoratori fanno enormi sacrifici, in fatto di stipendi e posti di lavoro. Tra le altre cose hanno rinunciato a fare scioperi fino alla fine del 2.015. Solo questo elemento è stato strombazzato dalla stampa italiana commentando “vedete come si comportano i sindacati Usa?” ma si sono ben guardati dal ricordare che i lavoratori avrebbero scioperato contro sé stessi, essendo loro i proprietari di maggioranza della società.            Ma a parte le polemiche occorre fare un’ulteriore precisazione. Nel consiglio di amministrazione di 9 membri  4 sono del tesoro Usa, 3 della Fiat 1 del tesoro canadese e uno dei sindacati. Quindi ad un 55% del capitale corrisponde un 11% dell’amministrazione. E’ indubbio  che, a parte questa “prudenza”, l’ingresso dei sindacati nella proprietà e nel Cda è un fatto enorme e da sottoporre alla massima attenzione.            E’ un nuovo trucco per infinocchiare i lavoratori? Credo che sarebbe meschino partire con questa supposizione. Ritengo invece che questa soluzione sia necessitata dalle cose, e questa necessità delle cose abbia portato ad un superamento non volontaristico ma quasi storicamente determinato del “modo di produzione”, e che questo modo di produzione vada indiscutibilmente verso un modello socialista.            Chi non ricorda il piano Meidner degli anni 70?, chi non ricorda la proposta di Achille Ochetto di trasformare il T.f.r. in capitale sociale delle aziende? Chi non ricorda gli articoli del Titolo terzo della costituzione ed in particolare gli articoli 43 e 45 (e qui ritorno a sottolineare il ruolo che spetta al movimento cooperativo)?Chi non ha presente la cogestione del modello renano?            La differenza sta nel fatto che quelle erano elaborazioni intellettuali, volontaristiche e politiche; questa del modello Fiat-Crysler è il risultato della forza delle cose, di una dialettica storicamente determinata dallo stato della dialettica dei rapporti sociali.            Certo, il tentativo Fiat-Crysler può anche andare a monte, ma da un osservatorio che intende scrutare, come faceva Marx, gli sviluppi delle contraddizioni del modello capitalistico,  questo “fenomeno” va interpretato come un inequivoco segno del mutamento dei rapporti sociali, che avvengono nel paese di più avanzato stadio del capitalismo. Sintomi che non possono e non debbono essere sottovalutati e ai quali dobbiamo dedicare il massimo della nostra attenzione. Renato Gatti