Socialismo

Lo Stato sociale e l'autocoscienza


 
  Colgo l’occasione dell’articolo di Foroni sullo Stato sociale per contribuire, con ulteriori riflessioni, alla definizione dello Stato disegnato dalla Costituzione. Le riflessioni che vorrei fare ampliano i compiti che il Foroni assegna allo Stato sociale che così si definisce “quando promuove e avalla il principio di quella che possiamo definire una assicurazione collettiva, finalizzata a tutelare i singoli cittadini contro gli eventi negativi e le loro conseguenze. Tale principio definisce l’idea di società come esperienza di comunità sentita e vissuta, sostituendo all’ordine dell’egoismo, l’ordine dell’eguaglianza”            Vorrei cioè indagare la Costituzione quando oltre a disegnare lo Stato sociale come “assicurazione collettiva”, come quel modello scandinavo che si riassume nella sicurezza “dalla culla alla bara”, disegna il cittadino, come soggetto economico, protagonista della vita economica del paese, non più quindi come soggetto alienato, ma come soggetto autocosciente.            Occorre rifarsi agli articoli dal 41 al 47 della Costituzione per intravedere non solo che  “l’iniziativa economica privata è libera”, non solo che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, ma che “l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.            L’attività economica non è quindi vista come una finalità per l’arricchimento di chi la esercita, ma come un mezzo per il raggiungimento di finalità sociali, rappresentate dalla dignità (ruolo sociale del cittadino), libertà (indipendenza economica) e sicurezza (piena occupazione).             L’attività economica rappresenta quello scambio uomo-natura che permette di offrire a tutti i cittadini la possibilità di contribuire alla soddisfazione dei bisogni fondamentali della comunità umana, essa viene affidata, delegata dal popolo a chi meglio sappia adempiere allo scopo sociale cui è demandata, non certo è oggetto di strumentale appropriazione per l’arricchimento proprio e per il conseguente potere. Attività economica come missione sociale e non come strumento di dominio dell’uomo sull’uomo.            I soggetti individuati dalla costituzione per realizzare questa funzione sono lo Stato, i privati e forme comunitarie di cittadini associati. Tale terza forma di soggettività è quella che caratterizza lo Stato sociale in cui il cittadino, non tanto come singolo, ma in quanto comunità si fa protagonista della vita economica non più come soggetto alienato ma come soggetto autocosciente.            Si legge questo indirizzo in due commi dell’art. 42.Il primo comma recita “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati” Si giunse a questa formulazione si giunse come sintesi di proposte che dicevano che “i beni possono essere in proprietà di cooperative, di istituzioni e dello Stato” o ancora “di proprietà privata, cooperativistica e collettiva”Il secondo comma dell’art. 42  afferma  che “ la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, ma fondamentalmente nell’art. 43 che riporto integralmente.“a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti, determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.            L’on Corbino chiese la soppressione delle parole “o a comunità di lavoratori o di utenti” perché espropriare a privati per dare ad altri privati non corrisponde allo spirito della disposizione. Il relatore Ghiaini obiettò che “si tratta di comunità, di associazioni cioè; in sostanza di qualcosa che non è ancora un ente pubblico e ha caratteri che lo possono anche rendere perlomeno simile agli enti pubblici. Certo che gli interessi di una comunità sono interessi diversi da quelli di una singola persona privata”            Ricordo che l’art. 43 fu citato dai dipendenti Alitalia quando si proposero come acquirenti di quel servizio pubblico essenziale.             L’art. 45 riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata; l’art. 46  “riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende” e l’art. 47 sancisce che la repubblica favorisce ” l’accesso al  diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese” nei lavori della costituente si parla espressamente di “ grandi cooperative di investimento, le quali in varia guisa potrebbero coordinare le finalità caratteristiche dell’investment trust con quella di holding popolare oppure di impiegati e operai risparmiatori”.            Su questo argomento invito alla lettura del libro di Gallino dove si dice che i fondi pensione (il capitale del lavoro) possiedono quote significative delle azioni in circolazione nel mondo; praticamente i lavoratori sono tra i più grossi proprietari dell’economia mondiale, ma ancora una volta sono estraniati dalla gestione diretta e sono invece oggetto di subalternità nei confronti dei gestori di questi fondi pensione o fondi d’investimento.            Tornando allo Stato sociale penso di aver chiarito come la Costituzione avesse lasciato aperta una possibilità (direi di più, invitasse i cittadini ad unirsi in comunità) di una gestione dell’economia da parte di un soggetto collettivo che non fosse lo Stato né il privato. L’importanza riconosciuta al movimento cooperativo è evidentissima.            Questa è la dimensione economica prevista dal nostro stato sociale.            Nel mondo odierno, la mutazione antropologica ormai sedimentata che trasforma l’uomo da soggetto sociale in soggetto individuale rende utopico il disegno costituzionale. Ma rende meno liberi i soggetti perché alienati e lontani dall’autocoscienza.            Le cifre comunicate da Il sole 24 ore di domenica per cui i lavoratori voterebbero per il 50% per Pdl e Lega e per il 26% per il Pd è una amara constatazione di questa alienazione.  Renato Gatti