Socialismo

Un'intervista a Jean-Paul Fitoussi


 
Jean-Paul Fitoussi  Jean-Paul Fitoussi, professore all’Istitut d’études politiques di Parigi e alla Luiss di Roma ha rilasciato un’intervista al Sole 24Ore di venerdì 8 maggio che trascriviamo. Domanda Il Sole “Idee e regole per il mondo dopo la tempesta è la proposta di Guido Tabelloni pubblicata ieri su questo giornale. Secondo lei, ora, come si volta pagina?”Occorre acquisire innanzitutto sul piano della dottrina culturale un dato di fatto del mondo attuale. E cioè che ci siamo spinti troppo oltre nel processo d’inasprimento delle disuguaglianze. Diseguagliana all’interno dei singoli paesi e disuguaglianza a livello globale” Pensa alle disuguaglianze di reddito o alle disuguaglianze di ricchezza?Penso ad entrambe. Se c’è qualcosa che questa crisi dimostra, è il fatto che un mondo nel quale le disuguaglianze sono così acute non è sostenibile, va inevitabilmente in crisi, prima o poi. Lei quindi afferma che la crisi della domanda globale è legata alla mancanza di equità distributiva?Io dico che non solo i guai dell’economia reale, ma anche la crisi finanziaria dipendono dall’eccessiva sperequazione di reddito e ricchezza. Schematizzando fino a fare quasi una caricatura, possiamo dire che esistono due tipi di popoli: un popolo che spende tutto il suo reddito e un popolo che ha troppo reddito per riuscire a spenderlo. Dunque quello che spende tutto, quando la disuguaglianza aumenta, subisce una riduzione relativa del proprio reddito e per questa strada la domanda scende. Quelli che invece non possono spendere tutto il loro reddito comprano degli asset (finanziari, immobiliari) e cercano una redditività molto alta. In tal modo si creano due problemi: uno è l’insufficienza di domanda, l’altro è  un meccanismo che tende sistematicamente a generare bolle speculative. Il problema è che quando le bolle speculative scoppiano si scopre qual è la realtà vera. E’ la situazione nella quale si trovano essenzialmente gli Stati Uniti?No, adesso ci troviamo con un grosso problema di domanda nel mondo. Più in generale, penso che lo scandalo etico del nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei paesi ricchi e ancora più nell’accettazione di un grado insostenibile di perequazione nei paesi democratici. Le tesi sostenute nel nostro convegno del 5 marzo 2009 trovano diffusi e qualificati consensi. La mala-distribuzione del reddito oltre ad essere un’offesa alle nostre aspirazioni di eguaglianza, costituisce un ostacolo alla crescita del sistema capitalistico. La mala-distribuzione esce dall’ambito etico, o compassionevolmente religioso o caritatevole, per divenire elemento sistemico nel minare il funzionamento del modello capitalistico. Una politica dei redditi che parta dall’eguaglianza dei punti di partenza (chiodo fisso einaudiano); una politica industriale che smitizzi l’onniscienza del  mercato; la partecipazione dei lavoratori nella gestione del loro destino, sono elementi di socialismo che escono rafforzati dalla crisi che stiamo attraversando.   (Renato Gatti)