Socialismo

DOCUMENTO PER IL CONSIGLIO NAZIONALE PS


 
 DOCUMENTO PER IL CONSIGLIO NAZIONALE DELPARTITO SOCIALISTA  IIl risultato ottenuto da Sinistra e Libertà alle elezioni europee e amministrative ha dimostrato la correttezza della scelta politica compiuta. Aver riunito all’interno di un’unica lista elettorale le diverse anime della Sinistra italiana, in un momento di grave crisi economica per il paese e per il mondo, e di grave deficit democratico, rappresenta un risultato importante, condiviso da quasi un milione di elettori.Ancora più importante è il fatto che Sinistra e Libertà abbia generato un nuovo entusiasmo tra i militanti dei partiti che hanno dato vita alla coalizione e tra quanti negli ultimi anni non si sono più riconosciuti nei soggetti politici della Sinistra italiana. Questo dimostra come ci sia ancora bisogno di una Sinistra capace di rappresentare la società e progettare il cambiamento. Una Sinistra riformatrice e democratica, capace di porsi come forza di governo mantenendo una valutazione critica sulle politiche che hanno determinato l’attuale recessione economica, in grado di tradurre in soluzioni di governo le necessità degli strati più deboli della società, portatrice di valori fondanti, come la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, l’etica della responsabilità, il principio di legalità, ed  ancorata ad una visione coerente della laicità dello Stato. II Le politiche neoliberiste degli ultimi quindici anni hanno prodotto la più grave crisi economica mondiale dal 1929, con conseguenze gravissime sul piano sociale. La finanziarizzazione dell’economia ha prodotto una crescita fittizia, realizzata attraverso forme differenziate e diffuse di utilizzazione del debito (es. compressione dei tassi di interesse, mutui subprime, microcredito personale, gonfiamento dei corsi azionari) come mezzo di sostegno della domanda, sostitutivo, in assenza di un processo espansivo dell’economia reale, di una crescita continuativa dei redditi da lavoro dipendente o da attività d’azienda. Tale processo ha innescato ed alimentato una crescita dei mercati e dei consumi totalmente sganciata dalla crescita della ricchezza sociale, favorendo un incremento massiccio delle quote di reddito e profitti destinate ad investimenti finanziari, sottratte all’investimento reale e all’innovazione produttiva. La  redditività degli investimenti finanziari è stata garantita da una forte espansione dei profitti, generata dalla compressione dei costi del lavoro, dalla riduzione delle rigidità del mercato del lavoro, e dalla adozione di politiche di incentivazione aziendali ritagliate sulla compressione del debito pubblico destinato al welfare, e non certo da un incremento dei livelli produttivi.Lo squilibrio generato in tal modo tra i soggetti della produzione ha prodotto nell’ultimo  ventennio un gigantesco trasferimento di ricchezza verso le classi alte delle società più avanzate, interrompendo definitivamente la tendenziale propensione redistributiva dei precedenti sistemi sociali occidentali.Quindici anni fa si parlava, ad esempio, della società dei due terzi, in cui l'ultimo terzo rappresentava la quota degli esclusi dal progresso sociale, civile ed economico; ora il rapporto si è invertito: due terzi sono gli esclusi e la loro percentuale è in costante crescita. Venti anni fa il reddito medio dei lavoratori italiani era il terzo tra i paesi OCSE, ora è il ventitreesimo.L’impoverimento progressivo del ceto medio è ormai una linea di tendenza consolidata, e la stessa mobilità sociale è divenuta un fenomeno in via di esaurimento, non solo in Italia.La recessione in atto sta ora producendo pesantissimi effetti sul piano sociale, con la crescita della disoccupazione in tutti i paesi industrializzati, l’aumento della povertà nei paesi in via di sviluppo e una conseguente fragilità sociale che solo oggi comincia a essere percepita come un problema drammatico. Questo esito è favorito dalla permanenza di politiche del lavoro, omogenee a quel modello economico-finanziario dello sviluppo, che hanno reso sempre più precario il lavoratore e più instabile l’intero assetto sociale.Questa visione del Liberismo - concretizzatasi storicamente a partire dalla rivoluzione tatcheriana e definitivamente consolidatasi dopo il crollo del” Socialismo Reale” - interpretato e praticato come un sistema nel quale “la mano invisibile del mercato”, operando come un gigantesco meccanismo di coordinamento, avrebbe assicurato che il perseguimento dell’interesse dell’imprenditore sarebbe coinciso con il benessere complessivo della società, è giunta al capolinea travolgendo una concezione della globalizzazione dei rapporti economici come processo estraneo al governo degli stati. III La Sinistra, in Italia come in generale in Europa, non è stata purtroppo in grado di opporsi con forza a tali dinamiche economiche e sociali. L’incapacità di proporre una valida alternativa programmatica all’attuale modello di sviluppo ha portato alla sconfitta quasi tutti i principali partiti del Socialismo europeo.Ciò deve spingere tutta la Sinistra a compiere un’analisi profonda delle scelte fatte nel corso degli ultimi anni. Il successo ottenuto dalla Die Linke tedesca e dai Verdi in Francia, a tale proposito, deve essere attentamente valutato, pur con tutti i distinguo che dobbiamo fare rispetto a determinate posizioni di queste formazioni, per comprendere come la Sinistra debba assolutamente recuperare una sua alternatività al modello di rapporti economici e sociali entrato in crisi.Appare evidente che un nuovo processo democratico di tale portata storica può essere ipotizzato esclusivamente attorno ad un progetto riformatore di trasformazione strutturale del sistema economico, che segni un sostanziale riequilibrio di potere e di reddito tra l’universo dei lavori e i centri del potere economico e finanziario, in grado di svincolare la vita dei cittadini dal totale assorbimento nelle logiche del mercato che caratterizza l’attuale fase della evoluzione delle società avanzate, in grado di rappresentare un potenziale alternativo modello di riferimento per i paesi emergenti e per il resto del mondo in via di sviluppo. E’ in questo contesto che il Movimento Socialista Europeo - e con esso la Sinistra italiana - deve sapere individuare in autonomia le risposte progettuali che andranno a definire le assi di riferimento di un nuovo modello di Stato Sociale che sia adeguato a una diversa dimensione dello stesso concetto dello sviluppo e della crescita e sul quale ricostruire una nuova alleanza di consenso maggioritaria tra le classi, le generazioni e i gruppi sociali interessati a difendere e consolidare un nuovo sistema di garanzie sociali e democratiche.Non occorre inventare nuove ideologie: basta sapere che la proposta politica ha senso, a Sinistra, se è il frutto di un’elaborazione di idee complesse all’interno di una visione socialista e democratica del mondo; il SOCIALISMO DEMOCRATICO va inteso, quindi, come il pensiero politico che si pone quale problema centrale quello di garantire progresso e interesse collettivo, accettando il modello dell’economia di mercato non come un totem, ma come un modello di sviluppo che può produrre una vera e stabile ricchezza per tutta la Società soltanto in presenza di politiche di controllo della qualità delle scelte e di tutela dell’ equilibrio sociale.Il Socialismo così inteso, coniugato nella prassi politica da una partecipazione democratica effettiva, ha una capacità espansiva di cui si sono visti  finora solo gli albori.L’avvio di una nuova fase caratterizzata da una ricostruita forza progettuale del Socialismo riformatore, può permettere di trasformare in una grande occasione di innovazione sociale e di miglioramento della qualità dello sviluppo il rischio probabile di un progressivo declino dei tradizionali fattori della crescita economica delle società più avanzate.  IV La presa d’atto che il mondo governato dal neoliberismo ci sta portando ad un punto di non ritorno, deve indurre la Sinistra italiana a non fare più concessioni su questioni come la redistribuzione del reddito e l’emancipazione dal bisogno, la tutela della pace, la cura del pianeta.Allo stesso modo il rigore nella difesa degli interessi fondamentali di una società che vogliamo più libera e più giusta, ci consentirà di coniugare l’etica della responsabilità e della legalità con la eliminazione degli abusi dell’utilizzo del mercato; la valorizzazione del merito e la diffusione del sapere - come garanzia per una società aperta che associ le aspirazioni individuali con la tutela della eguaglianza delle opportunità - con il valore generale e cogente del principio dell‘inclusione sociale.La difesa dei valori della laicità, la difesa dell’ideale di democrazia come valore fondante di ogni comunità sociale, nazionale e sovranazionale, e la riscoperta del principio di partecipazione politica, quale sinonimo di libertà, debbono tornare ad essere il patrimonio condiviso della Sinistra italiana. Diviene nuovamente indispensabile una Sinistra che rilanci il ruolo dello Stato quale elemento di regolazione del libero mercato e come soggetto in grado di farsi carico delle necessità degli strati più deboli della popolazione, sostenendo i diritti di cittadinanza.Una sinistra che sappia valorizzare nelle imprese, nella politica anticiclica del governo e nella cultura dei lavoratori, il ruolo determinante della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione; costruendo una politica salariale che faccia della produttività globale dei fattori della produzione un parametro condiviso e corresponsabilizzato, in un nuovo protocollo tra produttori.Una Sinistra che sappia recuperare un rapporto forte con i sindacati e col mondo del lavoro, un rapporto che una malintesa pseudosinistra di governo ha teso a trascurare in modo grave nel corso degli ultimi anni. Una Sinistra che persegua la valorizzazione dei lavoratori del settore pubblico al fine di rendere più efficienti i servizi resi, rifiutando ogni forma di criminalizzazione dell’universo dei pubblici dipendenti.Una Sinistra convinta che il ruolo della macchina pubblica deve essere rinforzato per sostenere la battaglia della legalità contro il lavoro nero e senza sicurezze,  per reperire ulteriori risorse da destinare al sostegno di chi ne ha più bisogno attraverso una più efficace lotta all’evasione fiscale, oggi fonte della più alta disuguaglianza presente nel Paese.Una Sinistra convinta che una forte e qualificata presenza dello Stato riporterebbe fiducia nelle istituzioni nelle zone del Paese dove prospera la criminalità organizzata.Una Sinistra che riconosca le priorità e le emergenze sociali, dimostrando il coraggio di affrontare, insieme alla questione sociale del Nord, la questione mai risolta e ormai drammatica del Sud, che rischia di diventare, con l’acuirsi della crisi economica e sociale, un territorio abbandonato dalle popolazioni, prima ancora che dalla politica e dallo Stato. Una Sinistra che abbia il coraggio di chiedere e pretendere, insieme al federalismo, una reale “parità” delle condizioni di partenza fra tutti i territori e le Regioni dello Stato, nelle infrastrutture, nella garanzia della legalità e della giustizia sociale, nella distribuzione delle risorse economiche, nel diritto al futuro. Una Sinistra che abbia l’audacia di dire che, senza il rilancio dell’uguaglianza e pari dignità fra tutti i cittadini italiani, ogni processo federalista e autonomista sarà solo una resa implicita e drammatica alle mafie, alla corruzione, all’egoismo sociale, in ultima analisi a un modello sociale e di sviluppo che non ci appartiene, ma che, anzi, mortifica le ambizioni di giustizia e libertà dei singoli e delle comunità. Una Sinistra che, forte delle lezioni del passato e del presente, prenda seriamente le distanze da ogni situazione opaca e di commistione fra poteri politici, istituzioni e “mafie” che sono spesso la prima causa del degrado sociale, economico e democratico del Paese.