Socialismo

Socialisti, l'anello debole ma inestimabile della sinistra italiana


E’ sotto gli occhi di tutti il passaggio cruciale che in questi giorni si trova di fronte ai Socialisti italiani e che li vede disorientati e però estremamente determinati e combattivi, per ribadire, da parte di ciascuno, la propria ragione e la volontà di esserci ancora.Sembra a volte però tutto questo un affannarsi di chi, preso dal gorgo della corrente, annaspa e grida senza essere in grado di uscirne con slancio, e forza tale da riportarlo a nuotare verso più ameni e rassicuranti lidi.Sono questi quei momenti in cui, cari compagni, la disperazione si affaccia alla mente con quella subdola tendenza alla rassegnazione che spesso rappresenta il tarlo più pericoloso della nostra coscienza.Però momenti come questi possono essere anche una vera e propria benedizione, perché ci stimolano a dare il meglio di noi stessi, a trovare l’energia ed il coraggio dello slancio, del colpo di reni che fa spesso emergere l’inaspettato, una soluzione originale che, altrimenti, non avremmo mai creduto di poter trovare.Oggi i Socialisti, per i più, sembrano essere una sorta di anello debole, nell’ambito della Sinistra italiana, perché continuamente scissi, preda dei loro distinguo, delle loro interminabili convulsioni interne, dei loro immancabili appelli identitari. Non senza le loro ragioni, essi tuttavia rischiano di affondare nel gorgo della storia, gridando di volerci essere, fino all’ultima disperata boccata d’aria.Eppure la loro identità e il loro ruolo, non solo per quel che sono, ma soprattutto per quel che sono sempre stati, nella lunga storia della cultura e della politica che li ha generati e fatti crescere, restano fondamentali ed inestimabili per garantire una vera alternativa sociale, politica, democratica ed economica ad un Paese che sta perdendo, anche con i tragici tagli alla cultura, alla ricerca e all’educazione, (mai messi in atto con tanta insistenza e spregiudicatezza nemmeno in anni di nefaste dittature) la sua stessa identità, la natura profonda del suo essere e consistere.Non si può dunque tergiversare, e le tentazioni di sostenere qualcosa che si immagina possa essere socialista dall’altra parte della barricata, dove avviene con spregiudicato cinismo tutto questo, vanno spente decisamente sul nascere.Noi Socialisti non siamo pataccari per tutte le stagioni, non siamo baciapile del neoclericalismo avanzante, e non siamo nemmeno quelli che discriminano e penalizzano i servitori fedeli dello Stato, per cui, se qualcuno è tentato, per qualche imperscrutabile ragione, di sostenere quello che non ci compete e non ci appartiene, che lo faccia, ma fuori dal nostro ambito e possibilmente senza tornarci, per il semplice fatto che sarebbe inutile e dannoso, per se stesso e per i suoi compagni.Sappiamo che Sinistra e Libertà ha la possibilità di crescere nei consensi se consoliderà il suo assetto e si presenterà come soggetto politico unitario, sappiamo però che senza quell’ambito importante della cultura laica e progressista, rappresentato dal mondo dei radicali, difficilmente riuscirà a rappresentare l’intera galassia della sinistra riformista, libertaria, laburista e pienamente laica che dobbiamo e vogliamo riportare in Parlamento.Ebbene i Socialisti possono e devono, da anello debole, diventare catena forte, grande cinghia di trasmissione, tra l'ambito dell'area radicale e progressista e il mondo del lavoro, con coloro che hanno seguito Vendola nell’arduo passaggio verso qualcosa che non fosse ancora e sempre la culla originaria del comunismo, riprodotto in salsa no-global, verso la speranza di una Sinistra matura ed avanzata che, come Vendola sta ampiamente dimostrando di fare, sa affrontare e risolvere i problemi fondamentali della gente e del territorio, specialmente in condizioni critiche di mancanza cronica di fondi e risorse, e per questo conquistando larghi consensi. Ma senza trascurare i nodi essenziali del welfare, la metà della legge Biagi tuttora inapplicata, con una condanna per i giovani a non avere ammortizzatori sociali, né posto fisso di lavoro e nemmeno una pensione decente in prospettiva. Alcuni continuano a rimarcare la presenza di una certa cultura marxista nell’ambito di Sinistra e Libertà quasi che fosse un ostacolo insormontabile alla conquista di una piena credibilità politica e di un ruolo determinante nel governo del Paese, trascurando che non pochi padri fondatori di questo Paese e vari suoi protagonisti, nel passato remoto o recente, non hanno mai sconfessato la cultura marxista.Persino un grande personaggio come Calogero che può essere inserito senza tema di smentita, tra i fondatori della cultura radicalsocialista, o liberalsocialista, scrive con molta chiarezza nel suo manifesto:“Una delle prime mete di tali riforme sociali dev'essere il raggiungimento della massima proporzionalità possibile tra il lavoro che si compie e il bene economico di cui si dispone. Questa non è che una prima tappa sulla via del Socialismo (ed è già superata, tutte le volte che con la ricchezza comune si soccorrono i deboli e gl'infermi, incapaci di lavorare). Comunque, è quella che si deve intanto cercar di percorrere. Di qui la fondamentale istanza anticapitalistica, che il liberalsocialismo fa propria: bisogna portare sempre più oltre la battaglia contro il godimento sedentario dell'accumulato e dell'ereditato. I mezzi tecnici e giuridici atti a realizzare progressivamente questo intento dovranno essere commisurati, caso per caso, alle possibilità della situazione. Quanto più i contadini, gli operai, i tecnici, i dirigenti saranno capaci di agire come imprenditori e amministratori, tanto meno dovrà esistere la figura del proprietario puro. Quanto più si svilupperà lo spirito della solidarietà e dell'uguaglianza, tanto più sarà possibile ravvicinare le distanze fra i compensi delle varie forme di lavoro, senza inaridire il gusto dell'operosità e l'iniziativa creatrice. Di qui la fondamentale importanza dell'educazione delle persone, e quindi, tra l'altro, del problema della scuola.”Quindi non scandalizzatevi se i più accorti di noi parlano di “superamento del capitalismo”, di andare oltre la sua crisi strutturale, perché facendo ciò, non rispolveriamo affatto le vecchie litanie del veteromarxismo ideologico e fine a se stesso, ma riscopriamo e mettiamo di fronte alle necessità di un contingente privo di soluzioni e di veri orientamenti, i veri fondamenti della cultura liberalsocialista.Ricordiamocelo, compagni, e se lo ricordino anche i radicali che negli ultimi tempi sono stati costantemente tentati di avallare politiche neoliberiste senza tenere in alcun conto i fondamenti di quella che è anche la loro cultura, le parole dei loro stessi padri fondatori.Non ci sarà, cari compagni alcuna speranza e alcuna alternativa se i socialisti e la cultura socialista, verranno relegati in soffitta, nel passato polveroso della storia del Novecento, con l’illusione nemmeno tanto hegeliana che la storia proceda sempre verso il meglio, verso il suo autoperfezionamento, perché se noi peggioriamo, la storia peggiora con noi, inevitabilmente e inesorabilmente, e non c’è modo peggiore di andare incontro all’involuzione che quello di dimenticare la propria identità e le proprie radici.Noi non siamo destinati a garantire i fragili equilibri locali delle varie amministrazioni di un territorio italiano che, specialmente nel Meridione, va sprofondando verso l’inciviltà e la lontananza remota dall’Europa vera e progredita.Noi siamo e sempre saremo il lievito della Sinistra italiana, quello solo che con la sua cultura, la sua tradizione e i suoi ideali, può farla crescere e renderla più credibile.Noi dobbiamo garantire l’unità del mondo della Sinistra e per questo non possiamo e non dobbiamo dividerci tra sostenitori della Rosa nel Pugno e sostenitori di Sinistra e Libertà, perché se facciamo questo, non torneremo mai ad essere protagonisti, ma ci autocondanneremo ad un ruolo permanente e marginale di portatori d’acqua stagnante, di vassalli, valvassini o valvassori.Noi dobbiamo essere ciò che, in prospettiva, unisce la Rosa nel Pugno con Sinistra e Libertà, con pazienza, facendo maturare i tempi con noi stessi, ma anche con determinazione, perché i tempi incalzano, passano inesorabilmente, e con essi aumentano i problemi della gente, oltre che i nostri.Una grande catena di trasmissione è indispensabile e urgente, per costruire un grande partito Laburista, il cui nome forse è ancora da definire, il cui ruolo non si sa ancora quale sarà, ma che sappiamo che deve esserci, come imperativo categorico ed assoluto della coscienza di tutti noi che ancora crediamo che un rinnovamento, una vera alternativa, in Italia, è possibile per tutti e specialmente per noi che non ci rassegniamo alla pletora del contingente.Lavoriamo per unire e non per dividere, ricordando bene da dove veniamo e dove vogliamo andare, così saremo tanti, forti e capaci di fare la vera differenza.Ricordiamo ancora Calogero, quando scrive: “Il miglior liberalismo si è già distinto dal liberismo: quello di cui ancora deve spogliarsi, è l'indifferenza per l'economia altrui.”Quell’indifferenza che purtroppo ancora sotto i nostri occhi genera ed amplia diseguaglianze ed ingiustizie.Sappiamo esserne argine, sappiamo contrastarla concretamente ed efficacemente, ora e sempre, uniti.C.F.