Socialismo

IL PRIMO SCOGLIO


   Sappiamo che il processo di costruzione di Sinistra e libertà è una strada irta di difficoltà che solo una ferma determinazione di andare avanti, anche per la mancanza di alternative, può aiutare a superare.            Credere che tutto sia semplice e facile è un errore che rischia di far crollare un imbelle volontarismo; più realistico sapere che le difficoltà ci sono, che non sono di facile soluzione, ma che il solo modo di superarle è di affrontarle, da subito, con grande apertura e disponibilità di ascolto.            L’intervento di Bossi ha paradossalmente sollevato il problema: la nostra posizione sulle missioni all’estero.            Questo particolare argomento costituì un punto non risolto del governo dell’Unione, anche se occorre ricordare che Rifondazione espulse due iscritti che votarono contro il rifinanziamento, dando un segnale di stile che, ad esempio, il Pd non ebbe dopo il voto di fiducia negato dalla Binetti a Prodi.            Affrontare da subito e con concretezza l’art. 11 della Costituzione e l’atteggiamento del nascente partito su questo argomento mi sembra imprescindibile.            La testata de “L’altro” di oggi, dove si parla di “Guerra, guerra” mi pare un modo di partire con il piede sbagliato.            Parliamo di guerra o di missioni internazionali autorizzate dall’ONU e/o dalla Nato? Dobbiamo ritirarci in un localismo bossiano o dobbiamo essere presenti nelle missioni internazionali (vedasi proprio l’art. 11 della costituzione) con soldi, uomini e mezzi? E il nostro essere nelle missioni internazionali richiede una nostra presenza acritica ovvero la presenza deve esprimere una posizione solidale ma autonoma e se necessario critica e diffidente? E i risultati e l’impostazione della nostra missione in Afghanistan oggi è immune da critiche? Sappiamo veramente cosa siamo chiamati a fare e condividiamo questi obiettivi? E li stiamo perseguendo?            Ancora una volta, dopo l’11 settembre, si disse che “nulla poteva essere come prima”, e si pensava soprattutto ad azioni di pace (Palestina soprattutto) da privilegiare alle azioni di guerra. Ma, ancora una volta, tutto è stato come prima e le azioni di forza hanno la prevalenza sulle azioni di pace.            Ma l’azione di Obama per la Palestina, la sospensione delle operazioni belliche per la costruzione di una strada, sono i segnali di un modo di fare “che non è quello di prima”.            La nostra presenza critica nelle missioni internazionali, coralmente decise con il contributo critico e non subalterno di tutti i partecipanti mi sembra uno dei punti fondamentali da affrontare da parte del nascente partito.   RENATO GATTI