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Socialismo ed Ecologia. Confronto a Copenaghen

Post n°330 pubblicato il 20 Dicembre 2009 da socialismoesinistra

A Copenaghen nel dibattito in merito alla produzione di gas che producono i mutamenti climatici, si confrontano due visioni del mondo: quella della maggioranza di coloro che sono fuori dall’Assemblea, provenienti da tutte la parti del mondo, e quella dei pochi che sono al suo interno dato che rappresenta 192 stati.

Queste visioni differenti sono gravide di conseguenze, significando in se stesse, la garanzia o la distruzione di un futuro comune.

Coloro che sono al suo interno, riaffermano, sostanzialmente, l’attuale sistema di produzione e di consumo sapendo che crea la distruzione della natura e delle disuguaglianze sociali. Essi ritengono che, con alcuni ritocchi e controlli, la macchina possa continuare a produrre crescita materiale e profitti come si faceva prima della crisi. Ma importa denunciare esattamente che questo sistema è la causa principale del riscaldamento globale mediante l'emissione di 40 miliardi di tonnellate di gas ad effetto serra. Sia il riscaldamento globale che la distruzione della natura e globale con l'ingiustizia sociale, sono visti come marginalità, vale a dire realtà non menzionabili e che quindi non entrano nella contabilità generale degli Stati e delle imprese. Infine, l'unica cosa che conta è il profitto e un accrescimento del PIL.

Accade che queste marginalità sono diventate così minacciose da destabilizzare il sistema terra, mostrando il fallimento del modello economico neoliberale ed esponendo a grave rischio il futuro della specie umana.

Non passa per la testa dei rappresentanti dei poveri che l’alternativa è il cambiamento del modo di produzione affinché implichi una relazione di sinergia con la natura.

Con la sola riduzione delle emissioni di carbonio, pur mantenendo la stessa intenzione di saccheggio delle risorse, è come se avessimo messo un piede sul collo di qualcuno e lo avessimo criticato: “voglio la tua libertà, ma a condizione di continuare a tenere il mio piede sul tuo collo.”

Noi vogliamo sfidare la filosofia soggiacente a questa cosmo-visione. Essa disconosce il limite della terra, afferma che l’essere umano è essenzialmente egoista e che perciò non può essere mutato e che può disporre della natura a suo piacimento, che la competitività è naturale, che per la selezione naturale i deboli sono fagocitati dai più forti e che il mercato è il regolatore di tutta la vita economica e sociale. In contrapposizione, affermiamo che l’essere umano è cooperativo perché è essenzialmente un essere sociale. Ma si fa egoista quando rompe con la sua essenza. Dando centralità all’egoismo, come fa il sistema del capitale, riesce impossibile una società dal volto umano.

Lo dimostra un fatto recente: in 50 anni i poveri hanno ricevuto aiuti di 2 miliardi di dollari, mentre le banche in un solo anno 18 miliardi di dollari.

Non è la competizione che costituisce la dinamica centrale dell’universo e della vita, ma la cooperazione di tutti con tutti. Dalla scoperta dei geni, dei batteri e dei virus, come principali fattori di evoluzione, non si può più considerare la selezione naturale come si è fatto in precedenza.  Questa è stata la base per il darwinismo sociale. Il mercato consegnato alla sua logica interna, mette tutti contro tutti e allo stesso tempo dilacera il tessuto sociale. Teorizziamo una società con il mercato ma non del mercato.

L’altra visione dei rappresentanti sociali e civili mondiali afferma: la situazione della terra e dell’umanità è talmente grave che soltanto un principio di cooperazione e una nuova relazione di sinergia e di rispetto nei confronti della natura ci potrà salvare. Senza ciò andiamo verso l’abisso che creiamo.

Questa cooperazione non è una virtù qualsiasi, E’ quella che una volta ci ha permesso di lasciarci alle spalle il mondo animale e inaugurare il mondo umano. Siamo essenzialmente esseri cooperativi e solidali senza che ci divoriamo a vicenda. Per questo l’economia deve dare spazio all’ecologia. O facciamo questa virata, oppure Gaia potrà proseguire senza di noi.

La forma più immediata per salvarci è tornare all’etica della cura, cercando il lavoro senza sfruttamento, la produzione senza contaminazione, la competenza senza l’arroganza e la solidarietà a partire dai più deboli. Questo è il grande salto che si impone in questo momento. A partire dalla terra e dall’umanità potremo giungere ad un accordo che salverà entrambe.

Leonardo Boff

(traduzione C.F.)

 

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