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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da socialismoesinistra

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Democrazia e cultura- Rapporto tra intellettuali e opinione pubblica nella democrazia dei mezzi di comunicazione di massa- Evoluzione della figura dell’intellettuale nella società italiana: Intellettuale organico, intellettuale funzionale, intellettuale libero.

Relazione al I Convegno Nazionale dell’Associazione Culturale”Consequenze”

parte prima

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Consequenze, prende atto della profonda crisi di valori ,di prospettive, e di certezze che attraversa la società italiana.

Consequenze ritiene  che essa affonda le sue radici ,ben oltre le pur rilevanti difficoltà economiche che il paese attraversa,in un insieme di mutazioni epocali in grado di incidere in profondità nella coscienza di sé della società italiana,le quali, nell’impatto con gli squilibri endemici della nostra struttura sociale, e con i limiti di funzionamento della vita istituzionale del paese, vanno assumendo effetti devastanti sulla coesione della società e sulla qualità della convivenza civile tra i cittadini, risultando ulteriormente aggravati dall’invadenza di un sistema mediatico la cui qualità dei contenuti ha ormai raggiunto livelli molto scadenti.

In particolare: Nell’ esaurimento dei tradizionali modelli culturali e morali di riferimento che hanno nel tempo definito ed accompagnato la stessa identità nazionale nel corso dello sviluppo economico e civile della società del dopoguerra, spazzati via da un relativismo etico nel campo dei valori e da un pensiero unico dominante nel campo della coscienza sociale ed economica che la società italiana non ha mai conosciuto nelle attuali estreme determinazioni; Nello svuotamento ormai quasi assoluto della capacità di rappresentanza, o,quantomeno,di semplice mediazione degli interessi e dei valori da parte di un universo politico ormai del tutto autoreferente nel suo rapporto con la società civile,ed apparentemente indifferente alla riduzione della politica ad un ruolo di mera cassa di risonanza di processi decisionali ad essa divenuti estranei;   Nella progressiva difficoltà dei diversi corpi sociali intermedi,di natura istituzionale o spontanea ,( famiglia,comunità scolastica ,partiti,sindacati,chiesa, aggregazioni di quartiere , dopolavori,associazionismo diffuso.ecc ),che tradizionalmente hanno svolto un ruolo decisivo nella fomazione culturale individuale degli italiani costituendo la rete diffusa dei loro riferimenti sociali e rappresentando il momento primario di tutela aggregata ed individuale degli interessi della maggior parte della popolazione italiana ,a continuare a svolgere quella funzione di rete di formazione,di comunicazione comunitaria , di solidarietà e di rappresentanza, in virtù della quale in passato la società civile ha sovente attutito le proprie contraddizioni sviluppando un processo di crescita collettiva che allo stato è in fase di evidente esaurimento; Nel delinearsi progressivo, in ragione dei mutamenti strutturali intervenuti nell’economia e nelle forme del lavoro, di una società in cui i momenti e i luoghi di aggregazione diventano sempre più rarefatti,ed in cui lo spirito comunitario viene sostituito da una dimensione sempre più frammentaria ed isolata dei rapporti tra gli individui che si trovano ad affrontare senza adeguati “strumenti” una rivoluzione dei costumi e dei rapporti sociali ed economici che introduce forme di insicurezza e paura nell’approccio esistenziale Top

Siamo quindi in presenza di una crisi complessiva della società,morale e sociale,che ha come caratteristica nuova rispetto al passato la diffusione tra gli individui di una angoscia del futuro della quale le generazioni più giovani costituiscono le prime vittime.

C. prende atto che purtroppo di fronte a tale stato di degrado della convivenza civile degli Italiani, il mondo della cultura ufficiale ,ammessa all’accesso nei circuiti mediatici ed editoriali ,non assolva a differenza di quanto avvenuto in epoche passate in alcun modo al suo ruolo proprio di offrire alla società civile la propria capacità di analisi della realtà,spesso anticipatrice delle risposte collettive ,e di interpretazione creativa dell’esistente, indispensabile a far lievitare una nuova coscienza collettiva delle questioni e delle priorità esistenti, limitandosi per lo più a sciorinare,in totale assenza di spirito critico, quale soluzione alle grandi questioni epocali che si affacciano al futuro dell’umanità globale,esclusivamente ricette e raccomandazioni socio- economiche ispirate a una sempre più rigorosa logica di mercato, accompagnate da riferimenti di valore ispirati a un apparente ipocrita finto buonismo relazionale che in realtà costituiscono la veste commestibile necessaria all’accettazione e riproduzione di un reale sistema quotidiano di vita in cui l’armonia e la mitezza del vivere rappresentano ormai solo materia da spot pubblicitario.

In tal senso C. ritiene che tale assottigliamento della figura dell’intellettuale, non più portatore di un impianto culturale autonomo, o di una concezione complessiva della società e della vita, o di sistemi di conoscenza e di interpretazione della realtà , o di una forte capacità critica dell’esistente, ma ridotto a un ruolo del tutto funzionale ai processi economici, sociali e culturali in atto ,rappresenti la cartina di tornasole di una società, concettualmente riunificata in un pensiero sociale dominante ispirato alla filosofia del mercato, che tende inevitabilmente ad assumere un atteggiamento del tutto anti-intellettuale, sempre più immersa in una concezione della vita esclusivamente economica finalizzata al consumo od alla aspirazione ad esso, solo apparentemente democratica nel suo ossessivo ricorso alla filosofia del sondaggio quale unità di misura delle pulsioni e degli stati emozionali di una opinione pubblica frammentata e stordita, oggetto di un continuo processo di compatibilizzazione con le logiche di mercato dei comportamenti degli utenti-consumatori-elettori-cittadini-clienti-ascoltatori alimentato dai mezzi di comunicazione di massa attraverso l’azione dalle elite dei suoi operatori culturali di professione .

Una società che si muove secondo queste dinamiche costringe la stessa espressione artistica,che per definizione dovrebbe rappresentare lo spazio sociale della libera creatività degli individui ,a subire analoghe conseguenze in termini di marginalizzazione e di sottoposizione a rigidi processi selettivi che escludono dal mercato quasi tutta la produzione artistica che non risponde alle sue logiche.

Nella società attuale l’intellettuale e l’artista che continuano a svolgere la propria attività con totale autonomia di giudizio e di coscienza vengono progressivamente, in assenza di qualche logica di appartenenza che possa in qualche modo recuperarli, ad essere posti ai margini dei modelli che determinano le scelte dei sistemi dominanti dell'offerta culturale. Top

In tal modo si viene a consolidare nel mondo artistico ed intellettuale, a causa della strutturalità della comune condizione di emarginazione che esso va subendo, una omogeneità di sentire i problemi e di vivere il proprio rapporto con la società italiana, che tende a trasformare oggettivamente le nuove generazioni degli artisti e degi intellettuali in una sorta di moderna "classe", accomunata da una esigenza di tutela e di riscatto che tende a trasformarsi in una autentica omogenea domanda sociale.

Tale fenomeno aggregativo del tutto nuovo che interessa il mondo della cultura, costituisce un autentico paradosso, partorito dai processi involutivi della società italiana, che tende a trasformare il tradizionale rapporto, di naturale strettamente "individuale", esistente tra l'intellettuale, libero individuo creatore per definizione, ed il resto della società.

C. ritiene che tale processo degenerativo della vita culturale e con esso della democrazia italiana debba e possa essere contrastato attraverso la rinascita di una figura di intellettuale e di artista libero, in quanto sottoposto solamente alla valutazione del proprio merito da parte della comunità civile, ed in quanto non condizionati nella loro esistenza sociale ed economica da egemonie e monopoli culturali, economici e finanziari.

C. è convinta che in una democrazia autenticamente liberale nelle sue istituzioni, e sociale nelle sua autentica costituzione materiale, in grado di offrire alla popolazione l’opportunità di gestire i propri interessi collettivi ed individuali con piena autonomia di giudizio, una rinnovata figura intellettuale libero rappresenti la garanzia di una pubblica opinione che si riappropri nel senso più vero delle proprie scelte.

Tesi 2

Le moderne democrazie di massa stanno progressivamente modificando la loro originaria natura di organizzazioni istituzionali fondate sul principio della espressione della sovranità popolare in una cornice istituzionale rigorosamente liberale, in nuove realtà istituzionali, caratterizzate, nella vita reale delle loro istituzioni di governo, e nel funzionamento dei loro istituti di rappresentanza, dalla tendenza dei processi decisionali reali a divenire sempre più estranei alle scelte consapevoli dei cittadini, e nelle quali anche la stessa possibilità di controllo a posteriori da parte della popolazione del modo e della qualità in cui viene realizzato il momento del “governo della società” appare di sempre più difficile concreta attuazione.

In particolare le società democratiche economicamente più sviluppate, ormai sempre più investite dalla perdita di sovranità dei rispettivi poteri statuali, non più in grado di governare i processi di globalizzazione economica e finanziaria che interagiscono a livello sovranazionale, rischiano di trasformarsi in strutture formali meramente autoritative, nelle quali le opzioni di governo sulle grandi scelte di interesse collettivo sono condizionate, se non addirittura forzate, da indirizzi ed interessi , che trovano la loro genesi in ragione di un sistema di interrelazioni economiche e finanziarie, e di logiche di compatibilita di “sistema”, valutate ed adottate al di fuori dei processi democratici di formazione della volontà collettiva svolti all’interno degli organismi a cui è affidato l’esercizio del potere di rappresentanza democratica della popolazione.

Questo processo di progressivo svuotamento dei reali poteri di indirizzo strutturale a disposizione degli stati nazionali, con la loro subordinazione in materia economica alle istanze superiori di organismi sopranazionali, di natura tecnica e non politica,che esercitano funzioni di orientamento e di controllo delle scelte economiche e sociali degli stati, e di orientamento globale degli investimenti finanziari, implica quindi necessariamente il rischio di una   involuzione tendenzialmente autoritaria della vita democratica dei paesi occidentali, trasformando la “costruzione del consenso”   in una esigenza vitale delle classi dirigenti, da considerare come la preoccupazione principale per l’esercizio della loro attività di governo dei moderni stati, organizzati in forma democratica, in modo molto più pressante di quanto paradossalmente non si verifichi nel rapporto tra classi dirigenti e popolazione negli stessi sistemi dittatoriali, in cui le scelte collettive risultano esclusivamente forzate in termini autoritari, e non debbono essere sottoposte ad alcuna ratifica elettorale, o ad alcuna altra forma di verifica formale in un rapporto esplicito e diretto con la pubblica opinione.

Questa pericolosa linea di tendenza delle moderne democrazie accentuata, dal ruolo preponderante assunto dai mezzi di comunicazione di massa, affida al mondo della cultura delle responsabilità enormi rispetto ai destini delle comunità nazionali,ben più rilevante del passato, per il ruolo sociale che esso va ormai assumendo, in tutte le sue diverse forme di espressione e di articolazione professionale, nella organizzazione civile e sociale dei paesi sviluppati, ed in particolare nel loro sistema mediatico - editoriale, e nei processi di acculturazione di massa, indotti o accelerati nella popolazione dai flussi informativi trasmessi dai mezzi di comunicazione.

Nelle moderne democrazie mediatiche di massa, infatti, anche a fronte di una scolarizzazione diffusa degli individui, l’incidenza del mondo della cultura sugli orientamenti collettivi raggiunge livelli di rilevanza, estensione, e profondità mai conosciuti in nessuna altra epoca dell’umanità. Top

La stessa vita culturale in sé, ed i bisogni e consumi ad essa più o meno connessi ,è divenuta in una società economicamente sviluppata, che ha tendenzialmente risolto i bisogni primari, un fattore di investimento, di produzione e di creazione di valore e lavoro, tale da trasformarla in una componente non secondaria della stessa vita economica del paese, addirittura calcolabile quale fattore di composizione del prodotto interno lordo delle nazioni.

 Questa duplice rilevanza della cultura la rende sempre meno libero campo di espressione dello spirito umano e sempre più fattore sociale determinante negli equilibri reali della società, rendendola in tal modo oggetto, da parte dei poteri forti esistenti, di una “attenzione” particolare alla sua funzionalità che travalica necessariamente il merito e la qualità della sua espressione.

Il rapporto tra poteri e cultura in senso ampio diviene quindi il vero punto critico dello sviluppo della comunità nazionale attorno al quale si determina per larga parte la stessa qualità della vita dei cittadini e la gran parte delle ragioni che sottendono la qualità e il livello di maturità della vita democratica del paese.

La trasformazione dei mezzi di comunicazione di massa da strumenti popolari di arricchimento culturale ed informativo a strumenti perfezionati di veicolazione del prodotto commerciale, del messaggio ideologico, del modello culturale, e del costume di vita, ha purtroppo incrinato la speranza progressista e democratica che la diffusione della scolarità di massa potesse portare con sé una automatica elevazione culturale della popolazione tale da ricomporre “verso l’alto” il distacco tradizionale tra intellettuali e popolo.

Inoltre è divenuto ormai certezza il rischio che nelle società democratiche dell’occidente, l’esaurimento dei modelli sociali alternativi all’economia di mercato,ed il conseguente prevalere nel campo delle scienze sociali di una nuova egemonia culturale del “pensiero debole” ,in assenza di una corrispondente elevazione dei livelli di maturità della pubblica opinione potesse covare in sé i germi di un drastico ridimensionamento del ruolo degli intellettuali nella formazione dei processi decisionali, da cui, inevitabilmente, sarebbe derivato un indebolimento della stessa società civile rispetto ai poteri forti esistenti, i quali si sarebbero venuti a trovare in tal modo nella condizione ottimale di poter esplicare la propria influenza sociale – politica – economica e culturale liberi dagli ostacoli frapposti da una strutturazione alternativa, o più semplicemente critica, della cultura sociale diffusa nella popolazione.

In particolare, l’esaurimento della figura dell’intellettuale organico, fortemente legato alla dimensione dell’impegno politico per la trasformazione   complessiva della società, che, pur in presenza di aspetti di conformismo e di intolleranza, ha comunque rappresentato un modello di esperienza intellettuale animato dall’idea di colmare il distacco endemico tra la cultura ufficiale e la vita della popolazione, in nome di un sistema di valori etici incardinati in un progetto alternativo di sistema,ha lasciato spazio ad una nuova figura di intellettuale professionista, ridotto a vivere la propria esperienza “professionale” in una dimensione funzionale agli assetti di potere esistenti, una sorta di riedizione moderna dell’antico intellettuale cortigiano che vive la propria esperienza culturale nel cerchio di influenza dei nuovi poteri forti esistenti (editoriali-mediatici-finanziari-commerciali),costretto a dover far convivere la propria crescita professionale con le regole di apparato del circuito mediatico che lo ingloba, pur di riuscire ad entrare nella “ufficialità” della cultura ammessa alla espressione di sé attraverso i mezzi di comunicazione di massa.

Questa involuzione del ruolo dell’ intellettuale nella società contiene in sé evidentemente un insieme di implicazioni negative che rischiano di essere ancora più marcate nel nostro paese in cui il distacco tra cultura e popolo ha rappresentato, con la sola eccezione del periodo ’66-’78, uno dei principali aspetti critici della formazione della coscienza nazionale, e dello sviluppo della democrazia italiana ed ha costituito la ragione principale della stessa fragilità sociale che ha sempre afflitto il mondo della cultura italiana.

In particolare la tradizionale separazione del mondo della cultura dalla vita sociale del paese, ricomposta faticosamente solo nel secondo dopoguerra attraverso la figura dell’intellettuale organico, rischia ora di riprodursi in forme ancora più negative attraverso l’abdicazione del mondo culturale al proprio autonomo ruolo di libera coscienza critica della società e la sua riduzione ad un ruolo meramente funzionale a processi sociali e culturali che trovano la loro ragione costitutiva in un universo di interessi ben estraneo a quello della libera espressione culturale.

Diventa quindi indispensabile colmare nuovamente la distanza tra mondo della cultura e popolazione, creando un rapporto paritario e partecipativo, che da un lato riporti il mondo della cultura alla piena consapevolezza delle sue responsabilità verso l’opinione pubblica e dall’altro ricostruisca nella popolazione un atteggiamento attivo nei confronti dell’universo culturale, fondato sulla consapevolezza che la cultura rappresenta un bene primario della vita comunitaria, che deve essere tutelato, salvaguardato e collettivamente goduto in tutte le sue diverse forme di manifestazione, evitando che tutte le possibili strutture di intermediazione (di natura economica, sociale, mediatica, editoriale, finanziaria, politica) esistenti nella relazione tra cultura e popoloi, riducano tale rapporto a livelli di mera fruizione commerciale di massa o ad un subalterno rapporto di pura acculturazione collettiva, che rappresentano l’aspetto speculare di una contemporanea rinnovata chiusura dell’universo culturale in una casta autoreferente e strumentalmente privilegiata dal potere . Top

Appare inoltre indispensabile favorire il ricambio generazionale nel mondo della cultura attraverso la creazione di nuovi canali alternativi di accesso nella produzione e nella distribuzione artistica, necessari a scardinare gli attuali sistemi selettivi legati alle logiche clientelari, nepotistiche , e rigorosamente commerciali,ed a forzare la rigidità di tutti i canali ufficiali di accesso al mercato che allo stato attuale condizionano e ricattano una intera nuova generazione di artisti ed intellettuali

 
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