Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
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LA RIVISTA TELEMATICA
Siamo Socialisti convinti che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia ormai assunto i caratteri di una vera e propria crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzie sociali finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza attorno a cui l’occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
Riteniamo quindi che la Sinistra democratica debba necessariamente rivedere la propria impostazione culturale e programmatica, non più adeguata alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo finanziario a livello globale,recuperando una concezione del riformismo socialista nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, in grado di individuare un diverso modello di sviluppo,diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
Questo percorso deve essere perseguito attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra, essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione inevitabile tra chi proviene dal socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
La nostra rivista telematica di discussione e di approfondimento vuole essere uno strumento utile a questo progetto di ricostruzione della Sinistra.
Associazione SocialismoeSinistra per contatti: socialismoesinistra@libero.it
« Emergenza politica e dem... | Sull'attualità del 25 Aprile » |
La ricorrenza del 25 Aprile, negli ultimi anni, ha suscitato vivaci dibattiti riguardo al suo essere festa veramente condivisa e sentita da tutto il popolo. Essa è stata anche l’occasione per discussioni sul carattere popolare o elitario della Resistenza, sul peso effettivo del contributo militare delle formazioni partigiane alla sconfitta del nazismo. Vi è stato anche chi ha tentato un’equiparazione tra i caduti partigiani con quelli fascisti. Ebbene, se il rispetto per i morti è uguale per tutti i caduti, non si può mettere sullo stesso piano chi fu spinto a combattere per riconquistare la libertà e chi, invece, per un malinteso senso di fedeltà all’occupante tedesco o per semplice opportunismo, si arruolò nelle brigate nere.
Il ricordo va non solo ai partigiani combattenti, ma anche ai reparti dell’esercito che si fecero annientare pur di non arrendersi ai tedeschi, ai seicentomila soldati internati in Germania che rifiutarono di arruolarsi nell’esercito della repubblica di Mussolini, alle popolazioni civili massacrate per rappresaglia.
In questo estremo lembo d’Italia tra la Francia e il Mar Ligure le montagne, percorse dalle antiche vie dei commerci dell’olio e del sale, parlano ancor oggi di guerra partigiana.
In diverse località lapidi e cippi raccontano di massacri di civili inermi, di esecuzioni sommarie di partigiani. Ancor oggi c’è chi paga con depressioni ricorrenti ed annichilenti il dolore insostenibile di aver visto, da bambino, il proprio padre trucidato davanti ai propri occhi.
Il pericolo maggiore per i gruppi partigiani era rappresentato dai rastrellamenti. Tedeschi e repubblichini formavano colonne motorizzate che risalivano i due lati della zona montagnosa in cui veniva individuato un gruppo partigiano. Al segnale convenuto, le truppe scendevano dai camion e cominciavano a risalire i fianchi dell’altura, stringendo progressivamente il cerchio per chiudere ogni via di fuga ai “ribelli”. L’abilità del comandante partigiano stava nel rompere l’accerchiamento e nello sganciarsi, salvando il numero più alto di uomini.
Il loro nemico più temuto erano le Waffen SS, i reparti combattenti delle SS. Li chiamavano “i signori della guerra”. In occasione delle imboscate ai convogli tedeschi, erano le uniche truppe che riuscivano a rispondere al fuoco mentre saltavano giù dai camion.
Le formazioni dislocate sul territorio rispecchiavano la composizione politica della Resistenza: nell’entroterra di Imperia e San Remo c’erano due divisioni “Garibaldi” (PCI) la “Bonfante” e la “Cascione”; oltre il colle di Nava, in Piemonte, era acquartierata una divisione “autonoma”, fedele al re, praticamente un reparto del regio esercito che continuava a osservare le regole della vita militare; più a nord, sui monti attorno a Cuneo, erano dislocate le brigate liberalsocialiste di “Giustizia e Libertà”; tra le colline delle Langhe, invece, erano presenti un po’ tutte le formazioni.
Esse copiavano i nomi dai grandi reparti militari (divisione, brigata), ma in realtà erano composte da poche decine di uomini, malvestiti ed armati alla meno peggio. La popolazione le chiamava bande, individuate dal nome di battaglia del comandante, ad esempio la banda di “Stalin” o di “Vittò”..
La composizione sociale era la più varia: quadri politici, intellettuali, professionisti, militari sbandati dopo l’otto settembre.
L'imperiese Felice Cascione, l’autore di “Fischia il vento”, l’inno della Resistenza, era medico: morì per consentire ai suoi uomini di mettersi in salvo. Italo Calvino combattè sopra San Remo e ci ha lasciato testimonianza di quei giorni ne “Il sentiero dei nidi di ragno”. Beppe Fenoglio ricorda senza retorica la sua Resistenza nelle Langhe ne “Il partigiano Johnny”. Tra i giellisti del Cuneese combattevano il magistrato Dante Livio Bianco ed il giornalista Giorgio Bocca. C’erano anche soldati che si erano rifugiati in montagna per non arruolarsi nell’esercito di Salò: tra di essi molti erano meridionali. Ed anche da questo punto di vista, si può dire che avesse ragione Sandro Pertini quando affermava che la Resistenza rappresentava il Secondo Risorgimento nella nostra storia nazionale.
Le ultime notizie danno per certa la decisione di Silvio Berlusconi di abbandonare l'atteggiamento di rifiuto polemico e vittimistico manifestato in precedenza e di partecipare, per la prima volta, alle celebrazioni del 25 aprile. Il fatto ha un valore simbolico importante: significa che la festa della Liberazione non è più la festa di una parte sola, la sinistra, come era accaduto negli ultimi anni, ma diventa finalmente patrimonio di tutto lo schieramento politico.
Sono varie le ragioni che hanno determinato il distacco di una parte del Paese da uno degli avvenimenti fondanti della Repubblica. Innanzitutto, la guerra di liberazione dai tedeschi si intrecciò con una feroce guerra civile tra italiani, con un lungo strascico di odio e risentimento. Inoltre il PCI, che aveva dato il numero più alto di combattenti alla lotta armata, nel dopoguerra divulgò una lettura della Resistenza come fenomeno quasi esclusivamente comunista, provocando l’istintiva repulsione dei moderati. Con la caduta del sistema dei partiti della Prima Repubblica, gli eredi del PCI si sono accreditati come ultimi custodi della Resistenza, stavolta al fine di delegittimare Berlusconi ed il nuovo schieramento di centro-destra. Gli ultimi residui di una sinistra intollerante hanno poi dissuaso fisicamente i militanti del centro-destra dal partecipare alle cerimonie rievocative che si svolgevano nelle piazze delle città italiane.
Evidentemente costoro non hanno imparato le lezioni della storia. Sessant’anni non sono passati invano. Il “vento del Nord”, come diceva Nenni, il vento della libertà di quel 1945, alla fine è penetrato in tutti gli angoli della società italiana, anche quelli più nascosti. Il lungo viaggio attraverso la democrazia del presidente della Camera, Gianfranco Fini, sta lì a testimoniarlo.
Ora il cerchio si chiude: la festa del 25 Aprile sta finalmente per assumere quel carattere di festa di tutto il popolo, di evento fondativo di una comunità nazionale che era nelle intenzioni dei Padri della Repubblica.
Nicolino Corrado
Esecutivo della Federazione di Imperia del Partito Socialista
SOCIALISMO E ANTIFASCISMO
Rodolfo Morandi
Il Socialismo dei fratelli Rosselli di Carlo Felici
Da un'antica ferita ad una prossima resurrezione di Carlo Felici
L'assassinio dei fratelli Rosselli di Carlo Felici
Un appello di Carlo Rosselli ai comunisti che sembra scritto ieri di Carlo Felici
Non una somma di etichette ma un insieme di valori di Carlo Felici
Sull'attualità del 25 Aprile di Luca Fantò
La Festa d'Aprile di Nicolino Corrado
Sembra scritta da poco, anzi, pochissimo di Carlo Felici
Il Centro socialista interno (1934-1939)- appunti per un dibattito su antifascismo e unità di classe di Marco Zanier
parte prima
parte seconda
parte terza
parte quarta
parte quinta
MARXIANA
Karl Marx
Costituzione, neoliberismo, nuove povertà di Marco Foroni
Sulle teorie del valore di Renato Gatti
Le crisi di Renato Gatti
parte prima
parte seconda
Globalizzazione i compiti della Sinistra di Franco Bartolomei
note del Coordinamento del Forum di SocialismoeSinistra
La crisi e i suoi rimedi di Renato Gatti
Al papa sarebbe necessario un poco di marxismo di Leonardo Boff
Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
L’anticipazione del nostro tempo. Marx, la sinistra e il recupero delle solidità di Marco Foroni
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MARXIANA .
Karl Marx
Karl Kautsky ed Otto Bauer: due grandi maestri del socialismo dimenticati. Giuliano Amato: un maestro del non-socialismo da dimenticare di Giuseppe Giudice
Ragionando su Marx e Kautsky di Renato Gatti
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I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO
Francesco De Martino
La risorgiva socialista di Carlo Felici
Eppure il vento soffia ancora di Carlo Felici
I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE
Willy Brandt Verso un nuovo ordine mondiale di Leopold Sédar Senghor note del Coordinamento del Forum SocialismoeSinistra La guerra infinita di Giorgio Pesce
Noam Chomsky - "Pirati e imperatori"- la guerra al terrorismo e le ipocrisie dell'Occidente di Marcella Guidoni
Il sogno americano del "socialista" Barack Obama di Nicolino Corrado
Le responsabilità e il dovere del Socialismo Europeo di Franco Bartolomei
Una socialdemocrazia globale di Nicolino Corrado
Di fronte alla crisi mondiale, tre sfide per la socialdemocrazia di Kevin Rudd
Appuntamento a Pittsburgh di Renato Gatti
I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE
I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO
Riccardo Lombardi
Dopo il crollo del comunismo non ha più senso il dividersi tra socialisti e comunisti di Giuseppe Giudice
Ricominciare da Labriola di Carlo Felici
Berlinguer e Craxi: due progetti falliti, una sinistra distrutta di Giuseppe Giudice
Socialisti, l'anello debole ma inestimabile della sinistra italiana di Carlo Felici
I caratteri della crisi ed il compito dei Socialisti di Franco Bartolomei
Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
Riccardo Lombardi: il riformismo come metodo democratico di trasformazione Socialista dei rapporti economici e sociali di Franco Bartolomei
Breve nota sul contingente gattopardesco di Carlo Felici
L'infinito e disperato salvataggio delle capre e dei cavoli di Carlo Felici
Angelo Ciufo - in ricordo di un amico, in memoria di un compagno di Stefano Pierpaoli
Documento programmatico dell'Associazione "Nuova Sinistra per il Socialismo" di Angelo Ciufo
Giacomo Matteotti ammi- nistratore pubblico di Marco Zanier
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I Nuclei Aziendali di Sinistra e Libertà di Marco Zanier
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Libertà, e non solo per uno di Carlo Felici
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Il grano e il loglio della Sinistra documento scritto da socialisti iscritti o senza tessera e da elettori si Sinistra e Libertà
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