PAESI SOCIALISTI

PROFFERTE E MERCANTEGGIAMENTI RESPINTI DA SADDAM HUSSEIN


di Salah al-MukhtarE' giunto il momento di dire tutto? Forse sì. Ci siamo rifiutati di parlare delle qualità del leader e legittimo Presidente dell'Iraq, Saddam Hussein - possa Iddio restituirgli la libertà - quando le onde sataniche dei Sionisti-Safavidi si abbattevano sul paese: temevamo di metterci in una posizione non certo invidiabile, apparendo sulla difensiva. Ma ora che la Rivoluzione armata irachena sta bussando alla porta di una vittoria decisiva, nell'immediato futuro - se Dio vuole -, e ora che l'America e i neo-Safavidi stanno per essere sconfitti e i punti su cui poggiano le forze sataniche sono esposti alla luce ardente della verità - esempio recente ne è lo smascheramento delle menzogne su Halabja e sui "massacri" nel Sud dell'Iraq - è venuto il momento di dire tutto quanto è accaduto negli ultimi anni. E' venuto il momento di dire tutto sulle profferte fatte dagli Stati Uniti e dai sionisti al Presidente Saddam Hussein, nella speranza di poter risolvere per mezzo di grandi doni alcuni dei contrasti con il popolo iracheno. Ci siamo decisi a dire tutto questo ora, perchè la maggior parte dei testimoni è ancora viva e desideriamo sentire la loro testimonianza davanti alle masse arabe prima che muoiano - pur sperando che abbiano una lunga vita. Siamo stati indotti a scrivere questo resoconto da quanto ha detto il Presidente Saddam Hussein durante il suo incontro con l'avvocato Khalil ad-Dulaymi. Saddam Hussein ha dichiarato "La questione della Palestina è una questione di tutto il mondo arabo. Chiunque non ne abbia considerazione è come chi non ha considerazione per il proprio onore e la propria dignità. Hanno fatto molti tentativi con me. Mi hanno inviato lettere per mezzo di leader arabi e internazionali e di personalità pubbliche. Dicevano: 'Tutto ciò che vogliamo da voi non è altro che una parola, non abbiamo bisogno di raggiungere subito un accordo'. Volevano che mi mostrassi disponibile a riconoscere il loro cosiddetto Stato di 'Israele'. Ma io ho rifiutato con tutte le mie forze, nonostante mi avessere detto che il riconoscimento di 'Israelè avrebbe signficato la fine dell'embargo e il ritorno a rapporti normali con gli Stati Uniti. Ma mi rendo conto che chiunque non abbia considerazione per il paese e il territorio farà lo stesso con ogni cosa, con il suo onore e la sua dignità. Dopo di ciò, non ci sarà per lui alcuna linea rossa. E' una catena a reazione mortale. C'è solo bisogno di un punto di partenza, e dopo il cammino delle concessioni andrà avanti senza fine". Alla luce di tutto questo si è reso necessario fornire alcune informazioni sulle profferte fatte su un piatto d'argento al leader della Rivoluzione armata, Saddam Hussein, proferte che ha respinto con orgoglio e dignità. Una lettera recapitata per mezzo di un sacerdote   Un sacerdote proveniente dal Vaticano, nel 1994 - se ben ricordo -, chiese di poter venire in Iraq poiché aveva una missiva per il Presidente Saddam Hussein. Così fu invitato, in quanto i dirigenti iracheni pensavano che portasse un messaggio da parte del Papa. Ma dopo il suo arrivo a Baghdad apparve chiaro che recapitava una lettera del governo americano, non del Papa! Quando il Presidente Saddam Hussein lo ricevette, il sacerdote disse "Io porto all'Eccellenza Vostra una lettera da parte del Presidente americano, che afferma che siamo pronti a togliere le sanzioni all'Iraq e ad aiutare l'Iraq a risolvere i suoi problemi se cessa di opporsi alla pace con 'Israele'. Questo non significa che voi dobbiate riconoscere 'Israele', ma solo che dovete smettere di opporvi e di fare pressioni su chi desidera farlo". Saddam Hussein per un istante lo guardò con i suoi penetranti occhi color miele e poi gli disse: "Se Saddam Hussein facesse questo, non sarebbe più Saddam Hussein. Non lo riconoscerebbero più nè il suo popolo nè la nazione araba". E aggiunse, con voce profonda e potente: "Dite a chiunque vi abbia dato questo messaggio che il popolo iracheno mi rovescerebbe domani se accettassi quanto mi chiedete". E pose fine all'incontro con un'espressione famosa: "Dite loro che se noi ricevessimo da 'Israelè l'aria per respirare, preferiremmo che ci venisse tagliata". Il sacerdote se ne andò avvilito e confuso, dicendo: "Ringrazio Sua Eccellenza il Presidente per avermi ricevuto e per aver ascoltato quanto avevo da dirgli". E il Presidente rispose: "Sì, certo, dovete ringraziarmi davvero per aver ascoltato la vostra proposta". Dopo la fine dell'incontro, il Presidente ordinò che questo fosse trasmesso in televisione. Il popolo iracheno udì così il proprio leader rifiutare la proposta di abbandonare la Palestina in cambio della sospensione delle sanzioni per cui stavano soffrendo - sanzioni che, secondo le statistiche ONU, uccidevano dai 250 ai 300 iracheni al giorno, a causa della malnutrizione, della mancanza di medicinali e dell'uso di uranio impoverito. Una lettera trasmessa da parte del Re Hussein"   Un emissario personale del defunto Re Hussein di Giordania nel 1994 arrivò a Baghdad con un messaggio per il Presidente. Il ministro Tareq Aziz - possa Iddio restituirgli la libertà - lo incontrò e gli chiese: "Perchè volete vedere il Presidente?" L'ospite giordano, che era un amico personale del Presidente e di Abu Ziyad (Tareq Aziz), rispose: "La lettera è strettamente privata, e Sua Maestà il Re ha chiesto che venga consegnata al Presidente in persona!" L'inviato giordano aggiunse:"Sono inoltre amico del Presidente, e desidererei salutarlo". Aziz gli chiese:"La lettera riguarda il baratto della fine delle sanzioni in cambio dell'appoggio ad una soluzione pacifica con Israele e del suo riconoscimento?" L'emissario giordano rispose: "Sì, come fate a saperlo?". L'ospite giordano era stupefatto che Tareq Aziz fosse informato sul contenuto di tale missione 'top secret'. Aziz replicò: "Non sono stato io a scoprirlo; è stato il Presidente in persona a prevederlo. Mi ha chiesto di interrogarvi a tal proposito e mi ha detto di negarvi il permesso di incontrarlo se era questo il motivo per cui eravate venuto". E difatti l'emissario giordano non incontrò il Presidente Saddam Hussein. La mediazione di Amin Jummayyil   Il terzo - ma non l'ultimo - tentativo di mediazione avvenne durante la visita in Iraq di Amin Jumayyil, l'ex-Presidente del Libano, circa un anno prima dell'invasione. Egli recava con sè una lettera da parte di George Bush Junior, con il medesimo contenuto delle due precedenti missive portate dal sacerdote e dall'inviato giordano. Ma la più importante proposta della lettera di Bush era questa: "Potete restare al potere, annulleremo la legge che richiede il rovescimento del vostro regime e porremo fine alle sanzioni, a condizione che voi veniate a patti con 'Israelè e lo riconosciate, e permettiate ad aziende statunitensi di investire in Iraq". Il Presidente Saddam Hussein acconsentì a stitpulare contratti con aziende statunitensi e permettere loro di investire nel campo della ricostruzione delle infrastrutture dell'industria petrolifera nazionale, distrutte dall'Aggressione delle Trenta Nazioni nel 1990-1991. Ma il Presidente Saddam Hussein rifiutò risolutamente di riconoscere Israele. Jumayyil si recò una seconda volta in Iraq due settimane prima dell'invasione degli Stati Uniti, recapitando la seguente minaccia da parte di Bush al Presidente Saddam Hussein: "Se non riconoscete 'Israelè e non chiedete scusa per aver tentato di assassinare mio padre, io vi distruggerò". Al che il Presidente Saddam Hussein rispose: "Dite a Bush che non accettiamo minacce da parte nessuno". Una mediazione da parte di un senatore americano   Prima di quest'ultimo messaggio, ma dopo la fine della guerra con l'Iran e dopo che l'Iraq era apparso come l'unica grande potenza dell'area, un senatore americano si era recato in visita in Iraq. Egli iniziò improvvisamente il suo colloquio con il Presidente dicendo: "Il Primo Ministro di Israele mi ha chiesto di comunicarvi questo messaggio: 'riducete i vostri armamenti, riconosceteci e vi garantiamo che potrete impadronirvi di tutti gli Stati del Golfo'". Proprio come le parole di quel senatore colsero di sorpresa il Presidente, allo stesso modo il Presidente Saddam Hussein sorprese il senatore dicendo: "Che cosa io vorrei fare secondo voi con gli Stati del Golfo e perchè dovrei impadronirmene?" E pose fine al più presto all'incontro, e l'espressione del suo volto mostrava che era profondamente irritato. Cose di grande importanza simbolica   Dopo aver letto queste storie, alla fine ci si ritrova di fronte alla domanda chiave: "Che cosa significa il rifiuto da parte del Presidente Saddam Hussein di tutte queste profferte statunitensi e israeliane?" Significa precisamente che l'Iraq di Saddam Hussein ha rifiutato ogni mercanteggiamento sulla questione palestinese, anche in cambio della sospensione delle sanzioni e di un aiuto finanziario, tecnologico e politico per l'Iraq. Saddam Hussein ha dimostrato di essere un uomo di saldi principi, non una persona che agisce per il potere o il vantaggio personale, benchè si rendesse pienamente e completamente conto del pericolo che il rifiuto di tale proposte implicava. Si è comportato come dovrebbe comportarsi un leader iracheno, arabo ed islamico - responsabile delle sue azioni davanti a Dio e alla nazione. Se avesse creduto che resa e cedimenti siano ciò di cui è fatta la politica e che il compito dei governanti sia cercare di ingraziarsi gli altri, Saddam Hussein avrebbe potuto diventare "il re degli Arabi e dei Persiani", se soltanto avesse detto di sì ad 'Israele', se soltanto avesse acconsentito ad essere trattato "come la coda e non come la testa", come ha detto all'avvocato. Chiunque guardi la biografia di Saddam - e mi sia concesso lasciar cadere il suo cognome, perchè non ne ha bisogno, ora che è diventato l'imam dei mujahideen, che è una gloria ben più grande di ogni carica politica, per quanto elevata - chiunque guardi la biografia di Saddam comprende immediatemente che sta leggendo la descrizione di una versione contemporanea dei Compagni del Profeta. Una persona splendida, che ha lasciato il mondo e tutto quanto c'è in esso, determinata a sacrificare tutto quanto possa essere richiesto - persino i suoi figli e la sua piccola famiglia - per la sua famiglia più grande, la grande Patria araba e la gloriosa Comunità islamica mondiale. È stato e rimane un simbolo di onore, di patriottismo, di fedeltà al nazionalismo arabo e di impegno nell'Islam. Tutto questo si incarna per lui in una parola: Palestina. Questo suo atteggiamento peculiare è stato uno dei due motivi principali dell'invasione e distruzione dell'Iraq. L'altro motivo era il petrolio. Una nazione in cui vi è un leader come Saddam si solleva contro il nemico. Non può che conseguire la vittoria, per quanto forti siano i suoi avversari. In Saddam vedete simbolizzata la sfida di Al-Fallujah, di Mossul, di Bassora, di an- Najaf Al-Ashraf. Ciò è provato dal modo con cui egli lancia messaggi che fanno tremare i dirigenti anglo-sassoni. Saddam - possa Iddio presto restituirgli la libertà - ci riporta alla mente i nostri grandi antenati, in particolare il primo di tutti i martiri, l'Imam Husayn - che Iddio sia soddisfatto di lui. Saddam ha scelto la via del martirio come la via necessaria per la resurrezione e la rinascita. Questo non significa altro che seguire il sentiero di Husayn, che ha anch'egli rifiutato di negoziare con Yazid e con i funzionari corrotti del suo tempo, pur sapendo che lui e tutti membri della famiglia del Profeta che erano con lui sarebbero stati uccisi - che Iddia sia di loro soddisfatto. Così come la prontezza di Husayn per il martirio lo ha reso l'esempio più grande del sacrificio per gli ideali sacri, al medesimo modo il rifiuto di Saddam a trattare con i tiranni della nostra induce gli Arabi e i Musulmani a rammentare che siamo i depositari dell'eredità del martirio di Husayn. Ci ricorda che la vittoria non verrà mai senza sacrificio e martirio. Non ci deve piegare alla resa, alla capitolazione o alla ricerca di favori. Certo, il padre dei martiri poteva restare presidente piegandosi alle condizioni poste dall'America e da Israele. Ma se lo avesse fatto, non sarebbe rimasto Saddam, l'Husayn per scelta, il Baathista nel carattere. Non sarerebbe stato che un capo di stato come gli altri - e possa Iddio impedire che Saddam Hussein diventi un capo di stato come gli altri. Nessuno conosce la maggior parte dei nomi dei Califfi che hanno ricoperto la carica dopo Husayn. Quanti capi di stato sono saliti al trono per diventare famosi come la luna ,ma la cui la fama è svanita dopo che, come la luna, sono usciti di scena eclissandosi! Ma Saddam prima di cadere in prigionia ha generato e cresciuto il suo terzo figlio - la Resistenza armata. Salve, terzo figlio di Saddam, dalla cui mano Gilgamesh mangerà il frutto della vita eterna irachena, e taglierà la testa del serpente che vuole rubarlo.