PAESI SOCIALISTI

QUEL VIDEO CI PARLA DELLA MISERIA UMANA..


..DEL NUOVO FASCISMO Hanno inveito sul presidente Saddam Hussein anche in punto di morte. Non bastava, a questi disgustosi criminali fascisti, aver imposto un calvario lungo mesi al leader dell’Iraq libero, non bastava a questi funzionari corrotti aver messo in piedi un processo finto su ordine degli Stati Uniti d’America. Bisognava distruggere l’immagine del leader, farlo con inaudita crudeltà. Il risultato però non è stato raggiunto. Il Presidente dell’Iraq esce ingigantito, come statista e come uomo, da questa terribile pagina della storia. Saddam Hussein non è stato processato dal popolo iracheno, che reclamava la sua liberazione e che oggi lo acclama come leader, più di ieri; in questo senso appaiono ridicoli i paragoni con Mussolini (avanzati strumentalmente dalla destra fascista e dal governo finto dell’Iraq occupato), giustiziato al termine di una guerra di popolo e di liberazione su ordine del CLN; Saddam Hussein è stato giustiziato da una potenza straniera, contro la volontà del suo popolo (che oggi resiste nel suo nome); una potenza che dopo aver occupato un paese sovrano, ha edificato uno stato fantoccio e messo in piedi un procedimento illegale. Lo ripetiamo per l’ennesima volta: per noi la questione non deve essere letta sul piano del diritto internazionale o sul versante della discussione sulla moralità della pena di morte. Per noi la vicenda dell’omicidio di Saddam Hussein deve essere posta sul piano della politica, delle vicende politiche che hanno portato alla guerra contro l’Iraq, ai crimini contro il popolo iracheno, fino al patibolo per il presidente di un paese sovrano, occupato militarmente.Va costruita una campagna che spieghi le motivazioni politiche dell’assassinio del Presidente dell’Iraq, che squarci il velo delle menzogne costruite dalla propaganda sulla storia dell’Iraq progressista nato dalla rivoluzione del 1968; una grande campagna che metta in relazione l’omicidio di Saddam Hussein con il castello di bugie messo in piedi dagli Usa, da Israele (in parte anche dall’Iran) e da larghi settori della comunità internazionale. Perché si tace sulla questione delle stragi da gas nervino, mai compiute dall’Iraq?Quei crimini furono in realtà commessi dall’Iran (l’Iraq non possedeva armi di quel tipo, è noto anche ai servizi segreti Usa). Si tace sulla nazionalizzazione del petrolio e sulla delegittimazione del dollaro come moneta di scambio (nel 2000 l’Iraq adottò l’euro come moneta di scambio), veri motivi della guerra di aggressione Usa. Si tace sulla realtà civile, sociale, culturale dell’Iraq di Saddam Hussein, un paese moderno, laico, colpevole di non essere allineato agli Stati Uniti, colpevole di aver guardato con troppa simpatia all’Urss. Si tace sulla popolarità di Saddam Hussein, un leader nazionale amato dal popolo iracheno, che in queste ore si riversa nelle strade e nelle piazze del paese, per il suo presidente; un leader deposto contro la volontà del suo popolo e ucciso perché pericoloso politicamente, unica alternativa credibile al regime d’occupazione. Qui stanno le ragioni dell’omicidio di Saddam Hussein e per capire la drammatica fine del Presidente dobbiamo leggere la storia dell’Iraq degli ultimi 30 anni. Non è questione di diritto internazionale (che, tra le altre cose, ha perso ormai ogni credibilità), né la vicenda irachena può essere ridotta ad un dibattito, di carattere morale ed etico, sull’utilizzo della pena capitale. Certo, possiamo discuterne, ma senza capire le motivazioni politiche dell’assassinio del Presidente e senza sfondare la barriera della disinformazione sulla storia di Saddam Hussein e dell’Iraq libero, non si potrà mai giungere ad una valutazione seria dei terribili eventi in corso.