PAESI SOCIALISTI

Questi sono peggio (2° parte)


di Fulvio Grimaldi I CRIMINI DI SADDAM Ho amato gli iracheni a ragion veduta. Ho rispettato e ammirato Saddam Hussein e i suoi compagni per aver visto quello che ho visto in trent'anni di frequentazioni del paese e del popolo, un popolo felice, generoso e fiero come lo avevo potuto conoscere a Cuba, forse oggi in Venezuela. Quei popoli che dal nulla arrivano alla dignità, alla storia. E mi sarei sciacquato la bocca se mi fosse scappata la parola ignorante, stolta, eurocentrica, saccente, di "dittatore", quando sapevo benissimo che quella forma di governo era l'unica, nel contesto dell'assedio costante dei "cani da guerra", che poteva assicurare benessere e sovranità. Dittatore da che punto di vista? Nella valutazione di chi? Di noialtri che sguazziamo passivi tra liste elettorali blindate, dettate dai capibastone partitici a loro volta obbedienti ai padrini confindustriali, clericali, mafiosi e massonici, tra campagne elettorali sostenibili solo da chi ha dotazioni o sovvenzioni milionarie, tra brogli modellati dall'esempio del "comander in chief" idiota e assassino, tra diritti civili che annullano il conflitto tra sfruttatori e sfruttati nei depistanti deliri di genere e transgenere, tra diritti umani che non vedono masse di incazzati correre a staccare la spina a chi è già mille volte morto di dolore, tra pacifisti che menaguerrescamente si seccano dei frastuoni delle Frecce Tricolori, ma "riducono il danno" avallando spedizioni "antiterroristiche" di sterminio di popoli, dal Libano all'Afghanistan, alla Somalia e al Darfur, tra antimperialisti ernestini che, pateticamente mugugnando, votano per la rivincita colonialista voluta da chi nel grande '900 se l'era presa nel culo? Ma che titoli abbiamo? Che cosa ne sappiamo dei rapporti sociali, culturali, storici di popolazioni che, per sopravvivere, devono colmare in brevissimo tempo il ritardo nei confronti di chi li vuole fare fuori e che, soprattutto, hanno potuto per millenni, sotto tirannie assolute, romane, mongole, bizantine, britanniche, coltivare un minimo di identità e autonomia grazie a un ordine tribale che assegnava, in mancanza di altre possibilità di autodeterminazione, al più valido, al più autorevole, al più stimato dei membri, la potestà di gestire la società negli spazi ignorati dall'impero? E allora io ho gli elementi per sapere per quali crimini è stato processato e assassinato Saddam. Eccoli. Segnateli, Tommaso De Francesco. O sennò copiali dai libri di storia e dai rapporti ONU. Per aver cacciato con due rivoluzioni il dominio britannico, primo gassatore degli iracheni con Churchill nel 1922; per aver costruito una nazione in un paese lasciato dagli inglesi senza ospedali, senza scuole, senza nome; per aver opposto ai vassalli feudali arabi dei dintorni un modello sociale basato sull'equa distribuzione della ricchezza, sull'eguaglianza, sulla dignità senza poveri e senza miliardari; per aver nazionalizzato il petrolio, linfa vitale dell suprematismo giudaico-cristiano bianco; per aver sostituito l'euro al dollaro; per aver resistito all'obnubilazione della tirannia religiosa persiana; per aver alfabetizzato un popolo che, sotto gli inglesi, era felice di vivere senza leggere e scrivere; per aver fatto diventare qualsiasi ragazzo lo volesse uno dei migliori medici, ingegneri, chimici, letterati, agricoltori del Terzo Mondo; per aver reso obbligatoria e gratuita l'istruzione fino alla maturità e gratuita fino all'ultimo giorno di università, tanto che l'ONU proclamò quello iracheno il miglior sistema educativo dei paesi in via di sviluppo; per aver garantito una sanità gratuita di altissimo livello a 25 milioni di iracheni e a tutti gli altri che fossero venuti a goderne; per aver dato alle donne una legge di parità e un ruolo raggiunto nemmeno nei paesi cosiddetti sviluppati; per aver concesso ai curdi, primo tra tutti i paesi che li albergano, l'autonomia, l'autogoverno, una lingua ufficiale che tutti gli iracheni dovevano studiare, alla faccia dei capiclan narcotrafficanti che, istigati e pagati da Israele e gli Usa, come in Kosovo massacravano i rappresentanti dello Stato e gli arabi insediati dalle loro parti (la repressione della rivolta di Anfal, per la quale Saddam veniva pure processato nella propaganda occidentale, avrebbe causato 180.000 morti: non si sono mai trovati); per aver governato in coalizione con il Partito Comunista fino a quando questo non si è schierato con Khomeini, su ordine di Brezhnev, come oggi è schierato con i fantocci su ordine di Bush; per aver utilizzato la ricchezza dell'Iraq industrializzando il paese, lavorando per l'indipendenza alimentare attraverso la riforma e l'industrializzazione agraria; per aver distribuito gratuitamente a tutti i contadini, oltre ai macchinari, frigoriferi e televisori, onde imporgli dittatorialmente di bere acqua potabile e fresca e impedirgli di dormire presto la sera; per non aver intascato una lira dei progetti governativi, per aver proibito ai suoi funzionari di avere conti all'estero; per aver spedito medici, insegnanti e ingegneri iracheni nei paesi arabi per assisterli nello sviluppo e per avere difeso questi paesi dall'espansionismo persiano con il prezzo di centinaia di migliaia di caduti; per aver respinto la richiesta degli Usa (visita di Rumsfeld) di riattivare l'oleodotto Iraq-Israele, di riconoscere lo Stato ebraico e di permettere l'installazione di basi Usa in Iraq; per aver costruito in pochissimi decenni un paese sovrano, equo, benestante, con piena occupazione e servizi sociali senza paragone, polo di riferimento per tutto il fronte progressista e antimperialista arabo e internazionale; per non aver mai rinunciato al destino storico dell'unità araba; per aver appoggiato fino al 9 aprile 2003 la resistenza palestinese attraverso il sostegno finanziario alle famiglie dei martiri; per aver resistito senza mai piegarsi a due aggressioni e a un embargo eurostatunitense genocidi, costato due milioni di morti, di cui 500.000 bambini; per aver dato al mondo, durante le fasi della detenzione sotto tortura e del processo, un esempio di coraggio, di incredibile forza morale, di dignità; per aver fornito la motivazione, i mezzi, la forza ideologica a una resistenza che sta sconfiggendo la più potente e feroce coalizione di criminali di guerra di ogni tempo; per essere stato e continuare a essere il simbolo di un fronte mondiale di popoli e individui in lotta contro le barbarie. Saddam è morto, ma, davvero, vive e lotta con noi. Il suo retaggio gli sopravviverà e trionferà, alla faccia dei planeticidi di ogni risma. UNA MAGGIORANZA SCIITA? Vale la pena riandare alle giustificazioni avanzate per la liquidazione dell'Iraq e del suo governo. Le patacche – armi d distruzione di massa, Al Qaida, democrazia da portare – le conosciamo (questi vorrebbero portare la democrazia anche agli Aztechi e Carlo Magno). Ma non vi ha anche convinto fino alla totale passività l'affermazione che gli sciti, discriminati e perseguitati dal governo di Saddam, fossero la grande maggioranza in Iraq? Non avete forse imboccato alla stessa maniera con cui vi hanno fatto trangugiare la bubbola della maggioranza del 90% di albanesi in Kosovo (erano, prima dell'unica pulizia etnica, non più di 900.000 su 1.800.000, per metà immigrati dall'Albania sospinti da un lungimirante Henver Hoxa)? E in difesa delle maggioranze oppresse e escluse si deve pur intervenire, no? Salvo per quella palestinese (77% nel 1948). Ecco, la storia della "maggioranza scita", da restaurare nella sua posizione di diritto, era forse la scusa più universalmente accettata, anche a sinistra. Solo che era falsa. Ecco i dati – visto che a priori non si deve credere ai censimenti sotto Saddam - delle elezioni parlamentari e della ricerca londinese dell'Al Quds Press Research Center. Demografia: Arabi, 82-84%, curdi, turcomanni e altri 16-18%. Confessioni musulmane: sunniti 60-62%, di cui arabi 42-44%, di cui curdi e turcomanni 16-18%; sciti 38-40%, di cui curdi e turcomanni 2-4%. Elezioni del 31/1/05: aventi diritto al voto 15.450.000, votanti 8.456.266. Iracheni, quasi tutti sunniti, che hanno boicottato il voto 6,693,734 = 46%. Secondo l'Autorità Provvisoria votarono il 95% di sciiti (minacciati di Fatwa da Al Sistanti se non avessero votato) e il 98% dei curdi. Voto per il blocco scita 26,3%. Partito Comunista collaborazionista 69.920 voti, sunniti collaborazionisti di Al Pachachi 23.302, blocco curdo 14%. Nelle successive elezioni parlamentari del 15/12/05 il blocco scita ha registrato il 32,2 %. Cifre, inoltre, da porsi sullo sfondo di lampanti brogli constatati universalmente, con camion pieni di schede "votate" in arrivo dall'Iran. Ha rifiutato il voto il 57,8%. I calcoli che originano da questi dati danno una popolazione di sunniti al 60-62% (arabi, curdi e turcomanni), di sciti al 38-40%. Cade così un altro pilastro della leggenda democraticista che ha visto "il manifesto" e co. affiancati agli aggressori. Se troverò il tempo, vi darò poi i dati che comprovano la presenza paritaria delle minoranze nell'amministrazione Saddam, dal vertice in giù, compresi il vicepresidente, il presidente dell'Assemblea Nazionale e i membri del Comando del Consiglio della Rivoluzione. LE SINISTRE VERNACOLARI, ARLECCHINE E CALUNNIATRICI A novembre l'agenzia e associazione Infopal è riuscita ad organizzare, nientemeno che in una sala del Senato, un' affollata assemblea sulla Palestina alla quale sono intervenuti i più qualificati sostenitori della causa palestinese e nella quale sono state denunciate con forza documentale gli aspetti orripilanti della colonizzazione e del genocidio operati da Israele contro il popolo palestinese e, dai "cani da guerra" occidentali, contro quello iracheno. Una giornata memorabile. Pochi giorni dopo, in un locale privato di notevole prestigio e costo, viene allestita un'altra giornata per la Palestina. Gli organizzatori sono quelli del corteo del 18 novembre, i vernacolari di Radio Città Aperta e della Rete dei Comunisti, che all'epoca delle elezioni amministrative di primavera avevano tentato di convogliare l'autentica sinistra antagonista, Forum Palestina compreso, in una lista per Veltroni sindaco. Già quel Veltroni. Quello dell'indissolubile complicità con Israele e con la lobby filoisraeliana in Italia, quello dello sgoverno senza precedenti della capitale, quello delle manifestazioni vippiste e fuffarole e del degrado dei servizi e delle periferie, quello del Partito Democratico amerikano, quello del "non sono mai stato comunista poiché il comunismo è incompatibile con la libertà", quello della stazione Termini rinominata al papa della destabilizzazione e reazione (sul modello di quell'altro campione comunista, Nichi Vendola, governatore della Puglia, gay adoratore di un Vaticano ammazzagay, privatizzatore delle acque e liquidatore di chi le voleva pubbliche e titolatore dell'aeroporto di Bari allo stesso papa da crociata). Il bilancio del loro exploit elettorale al servizio del sindaco che ne finanzia la radio? Lo 0,6% del voto romano. Risultato di una perspicace intelligenza politica che, successivamente, è stata ribadita nel compitino di ovvietà superficiali sul Medio Oriente, redatto da un loro luminare "teorico", mettendo insieme un po' di ritagli di giornale. Forum per la Palestina e per Veltroni? Un ossimoro che non se n'è mai visto uno di più paradossali. Un ossimoro che spiega l'astuta presa di distanza – successiva agli anatemi dei sionisti e succubi dei sionisti – dagli ottimi compagni che ottimamente hanno bruciato i fantocci di chi va in giro distruggendo il mondo e le sue vite. Si sono ben guardati, i palestinoveltroniani, dal far volare una sola parola – al di là del rituale appoggio "ai popoli resistenti"- sulla Resistenza irachena, in coerenza con quella prudente ambiguità che ha lasciato praterie politiche alle più improprie e spurie delle associazioni bonsai italiane. Non solo. Neanche l'argomento dei quattrocentomila palestinesi dannati della Terra nei campi del Libano, o dei cinque milioni seminati nel mondo, è stato sfiorato e, tanto meno, quello dei 40.000 palestinesi profughi dal ‘48 in Iraq, prossimi all'estinzione e alla mercè delle squadracce iraniano-scite del doppiogiochista Moqtada al Sadr, collaborazionista nel governo mercenario, stragista di iracheni resistenti. Ne sono rimasti 15.000 nel bel quartiere per loro costruito da Saddam, superstiti di una comunità espropriata, sterminata o cacciata dagli sgherri di Moqtada e dei suoi compari "iraniani", dagli squadroni della morte di "Dawa" e "Sciri" al "premier" Al Maliki. Gli altri sopravvissuti, o sono riusciti a riparare in paesi vicini, o sono accampati senza tende, viveri, medicinali, nelle intemperie invernali, nella terra di nessuno tra Iraq e Siria. Un'emergenza pari a quella determinata a Gaza dalla coppia sionista-nazista Olmert e Lieberman. Vicenda che non competerebbe al Forum Palestina? Ma i vernacolari, che riflettono a sinistra tutte le qualità di una piccola borghesia burina, tanto incolta quanto autoreferenziale, che ci infligge quella "classe politica destrosinistra" in lotta di classe contro tutti noi di cui parla Gianni Vattimo, non solo tacciono certe cose urticanti, altre le dicono, chiare e sporche. INFOPAL E LINGUE BIFORCUTE Scendiamo nella cronaca. Quella misera delle nostre sinistre in disarmo. C'è stata, nello strascico dei due eventi per la Palestina una sconcertante polemica. Infopal, alla quale rendiamo merito per essere la più informata e puntuale diffonditrice di notizie nascoste sul colonialismo israeliano, ha denunciato di essere stata accusata da ambienti vernacolari di essere finanziata da Hamas. Identificandosi tali ambienti con questa esecrazione, con coloro che a una forza resistente preferiscono i quisling corrotti e collaborazionisti di Fatah, protetti da milizie addestrate e finanziate dagli assassini del loro popolo, Sion e Usa. Respinta l'accusa, i compagni di Infopal ne hanno sottolineato l'assurdità assoluta. Potete immaginarvi Hamas, cui la civiltà occidentale, europea e italiana compresa, nega la possibilità di governare da maggioranza democraticamente – questa sì – eletta, affamando i palestinesi, cui i ladroni di Stato israeliani rapinano i fondi dalle banche e dalle tasche dello stesso Primo Ministro, che non ha neanche un soldo per pagare dipendenti, medici, ospedali, scuole, cibo, infrastrutture vitali distrutte da Israele, potete immaginarvi che vada a finanziare in giro per il mondo piccole agenzie di notizie e associazioni tenute insieme dal concorso di volontari a costo di pesanti sacrifici? Il Forum Palestina, chiamato in causa dai diffamati, ha sdegnosamente e perentoriamente smentito di aver detto quelle cose. Vorremmo tanto potergli credere! Ma in occasione dell'iniziativa del Forum, il 6 dicembre, davanti al Centro Congressi di Via Napoli in Roma, il sottoscritto accompagnato da testimoni si è sentito dire da esponenti del Forum: "Infopal è la voce di Hamas". E poi: "Infopal è finanziata da Hamas". Ci vengano ora a smentire. Devo fare i nomi?. Ma fosse anche per assurdo vera l'affermazione, quella denuncia avrebbe un carattere infame e delatorio, vista la qualifica data a Hamas di "organizzazione terrorista" da tutto l'establishment, veltroniano e non, di questo paese. Fosse anche vero, come è vero che la Terra è piatta e che Veltroni merita i voti dei filopalestinesi, sempre meglio finanziati da Hamas che da Veltroni. CALUNNIA, CALUNNIA, QUALCOSA RESTERA' Quando ti impegni, accanto agli integralisti di destra (Arturo Michelini), per soluzioni amerikanamente pornografiche al governo della capitale, e poi marci e comizii per la Palestina, è ovvio che non sei molto attendibile e rimani in quattro gatti. Alla base di questa patologia, secondo recenti ricerche, sta un virus cui gli scienziati hanno dato il nome CVC-M. E' il virus della diffamazione dei "concorrenti" come strumento di autopromozione. Costringe chi ne è colpito a urlare in tutte le direzioni "spie", "pagati", "venduti", "questurini", "pericolosi", "squilibrati". E' infermità perniciosa, porta alla quarantena. E allora hai voglia ad allestire noiosi seminari di una compagnia di giro accademica avvitata su se stessa e autoperpetuantesi nella totale indifferenza della politica e della storia. Avessimo avuto un Saddam. Certo, era un duro. Lo erano anche Robespierre e Lenin, Nasser e i Tupamaros, l'IRA e i partigiani italiani. Li hanno costretti ad esserlo. Lo era Arafat, fino a quando, a Beirut, non ha chiuso una rivoluzione, chinato il capo e messo la coda tra le gambe all'ombra dei cannoni atlantici e del terrorismo israeliano. I fanatici dei diritti individuali ricordino che i diritti collettivi sono fatti per tanti individui. La rivoluzione non è un pranzo di gala. E noi oggi stiamo come d'autunno sugli alberi le foglie. O si fa una rivoluzione, o si muore. Israele ha esultato all'impiccagione del suo più grande nemico, quello dell'ultima rivoluzione vittoriosa del Grande Secolo del '17. Già solo per questo dovremmo piangerlo tutti.