come seta al vento

Post N° 171


La lama lucente affondò nella carne; al coltello da burro, si, a questo ora pensava Hanry, alla vecchia posata d’argento della nonna Rose con cui ogni mattina spalmava una sottile patina di burro sul suo pane, accuratamente ne copriva ogni angolo, perché la sua perfezione non gli permetteva di lasciare nulla al caso.Gli occhiali lo infastidivano, avrebbe dovuto toglierli, ma non voleva, li considerava un vezzo, il tocco finale a quell’aspetto posato e tranquillo che aveva voluto costruirsi in tanti anni di matrimonio; di nuovo il pensiero era fuggito via da quella stanza piena di merletti e pizzi che lui tanto odiava, rise, ripensò ad Anne, tutti credevano che mai avrebbe trovato una donna, eppure lei lo aveva amato e sposato.Era stanco, si fermo, ma sapeva di dover fare in fretta, il vecchio pendolo scoccò le tre, guardò l’orologio e riprese il suo lavoro.Il viso di Hanry non era mai stato particolarmente espressivo, sembrava che la Natura avesse dimenticato di dipingere sul suo volto felicità o tristezza, dolore o rabbia e lo avesse lasciato affrontare il mondo con quegli occhi privi di vita.Nel buio della stanza il suo sguardo aveva lo stesso colore della notte, solo la sottile silhouette, accarezzata dalla fioca luce di un lampione esterno, danzava sulle pareti come in un gioco d’ombre cinesi.I movimenti erano lenti, ponderati, come l’era stata ogni scelta nella sua vita, Hanry non aveva mai rischiato, ogni decisione era sempre stata accuratamente calcolata, anche quella notte Hanry aveva previsto ogni cosa.Continuava nel suo lavoro, tagliava lentamente la carne in piccoli pezzi, deciso il coltello seguiva la traiettoria che Hanry tracciava di volta in volta nella sua testa, aveva per mesi frequentato la biblioteca studiando tutti i volumi d’anatomia a sua disposizione, poteva vantare oramai una precisione chirurgica.Si chiedeva se Anne soffrisse, ma subito si rassicurava pensando che ogni cosa era stata calcolata nel migliore dei modi.Quella sera era stato il loro decimo anniversario. Era quella l’occasione che aveva scelto, pensava che non poteva esserci data più adatta.Lui ed Anne vivevano nella casa di Baker Street da soli, non avevano avuto figli e sei mesi fa, la loro unica compagnia, la Signora Mary, era stata trasferita per volontà di Hanry a lavorare in casa d’alcuni bravi signori in Penn Street.Hanry ed Anne si erano conosciuti nella stessa biblioteca dove aveva per mesi esaminato libri medici, lei era due anni più grande di lui, né particolarmente bella né particolarmente intelligente, era il carattere a renderla una creatura affascinate, il suo sorriso sembrava colpire il cuore di chiunque le si avvicinasse, ma nessuno avrebbe potuto dire con esattezza quale fossero i sentimenti di Hanry per Anne. Lei lo aveva amato dal primo istante fino all’ultimo.Hanry ora era calmo, se qualcuno lo avesse potuto vedere, avrebbe visto  il suo viso addirittura felice.Quelle ore si fondevano nella sua testa, la stanza viaggiava nel tempo rincorrendo i ricordi di Hanry, passato e presente diventavano sempre più un’unica realtà ad ogni nuovo taglio. Il vestito bianco d’Anne per la passeggiate al mare, il sole tra i vetri colorati che lei aveva tanto desiderato, l’odore della sua torta di pesche a raffreddare, le sue rose.Il vestito ora giaceva in un angolo, lo aveva indossato quella stessa sera, anche se non era il mese adatto a quel lino leggero, la torta era sul tavolo, i piatti ancora disposti con la cura affettuosa d’Anne, la notte non offriva colori, ma in Henry niente era come in quella sera, tutto gli appariva deforme, irreale, sapeva solo di doversi sbrigare, il resto non aveva importanza, quando tutto sarebbe finito probabilmente avrebbe dimenticato quella notte, in fondo era convinto di non averla mai vissuta, forse a volte si sarebbe svegliato nel sonno cercando con la mano Anne, ma presto ogni cosa avrebbe ripreso a scorrere con lo stesso ritmo di prima.Hanry oramai affondava il coltello come un automa, mentre i pensieri erano stati definitivamente catturati dal passato, ostaggio dei propri ricordi o emigrato volontariamente per non guardare a viso scoperto quelle ore di buio? Sulla poltrona leggeva un libro sull’Egitto, paese di misteri, una lettura insolita per un uomo che sembrava aver vissuto nell’indifferenza più alienante, tutti coloro che n’avevano incrociato lo sguardo erano certi che in lui non vi fosse anima, che sopravvivesse.Il suono leggero d’alcune piccole campanelle, doveva essere Anne di ritorno dalla sua passeggiata, i passi che lui aveva imparato a riconoscere, si avvicinavano alla stanza della lettura, lei stava venendo da lui, lesse fino al primo punto e chiuse il libro per non essere interrotto a metà e rimase in attesa.I passi d’Anne riecheggiavano per tutta la casa, doveva essere nervosa, lei che di solito si muoveva con tale grazie, ora percorreva i corridori con la stessa irruenza di Mary, la porta si aprì e il suo viso s’intravide da sotto le piume del suo cappellino.Pallida, le gote avevano perso il loro colore rosato e gli occhi gonfi mostravano chiaramente i segni di molte lacrime, ma Hanry non sembrava preoccupato, era restato immobile nella poltrona come un condannato che aspetta il verdetto, impassibile attendeva che la voce di lei velocemente lo liberasse dall’obbligo di doverla ascoltare e forse anche consolare. Era di nuovo notte, ciò che Anne le aveva detto quel giorno di dieci mesi fa era tanto doloroso che per scappare dalla morsa che sembrava impedirgli di respirare, era voluto ritornare al presente.L’orologio intonava le cinque, Hanry alzò lo sguardo al suono melodioso e si rese conto di aver terminato.Era compiaciuto, nella stanza cominciavano a sentirsi i primi rumori della Londra laboriosa, presto anche il sole sarebbe apparso tra i vetri colorati, era riuscito a finire il suo lavoro con particolare ordine, ora non restava che riporre i piccoli pezzi di carne nel luogo prestabilito.Era stanco, quella notte lo aveva provato, non pensava al giorno successivo, alle amiche d’Anne che l’avrebbero cercata, o alle torte di pesca che non avrebbe più mangiato, ora doveva farsi forza per terminare, tutto il resto non aveva importanza, poiché Hanry non pensava mai a più di un problema per volta.Approfittando delle ultime ore di buio apri la porta sul retro e si diresse in giardino verso le rose, ogni notte nell’ultimo mese aveva scavato piccole buche tra i fiori, nulla d’appariscente per non destare sospetti o interesse non graditi, la scelta sarebbe potuta sembrare banale, ma quelle erano le rose di lei.Le buche furono riempite con i piccoli pezzi, presto il sole sarebbe sorto, ma Hanry procedeva con calma.Cosa avrebbe risposto alla signora Mary, ad Olga o Luise quando avrebbero chiesto di Anne? Sorrise, forse in fondo non sarebbe stato neanche necessario dare una risposta, poiché le loro menti avrebbero assecondato ciò che sostenevano da anni. Anne era troppo per un uomo come lui, forse rinsavita da quella scelta che tutti ritenevano essere pura follia, era scappata via con un amore che la meritasse, presto voci di persone che l’avevano vista felice con un uomo passeggiare per Bath o chi avrebbe sostenuto che ora viveva con marito e figli vicino la casa di un’amica della sorella del marito della cugina, avrebbero fatto il giro dei circoli frequentati da lei e nessuno avrebbe chiesto più nulla a quell’uomo incapace di amare.Sorrise ai suoi pensieri, rise al ricordo di Anne che invece sarebbe rimasta sempre vicino a lui, e al suo amore, rise e rise ancora, ora rideva come mai nella sua vita, come ad aver respirato la follia sprigionata dalla carne di lei, avrebbe voluto piangere.Il loro era stato amore, folle Anne o chi non aveva saputo riconoscerlo?Hanry l’amava, l’adorava e viveva del suo esistere, l’aveva amata fino ad ucciderla come… Il pensiero s’interruppe, le lacrime ora scendevano lungo il volto, rivoli che assetano una terra che non ha mai visto acqua e lacrime, sembrava che improvvisamente avesse preso possesso di tutta la passionalità di lei, ora sentiva il cuore che in petto bruciare, la testa che pulsava al ritmo incessante del sangue, che nelle sue vene scorreva indomabile come non mai.Si, come lei stessa aveva desiderato che fosse. Quel pomeriggio di dieci mesi fa, l’ultimo di una lunga lista di medici le aveva riconfermato il suo male incurabile, era tornata a casa dal suo Hanry e aveva deciso che mai avrebbe lasciato che la vita l’abbandonasse, piuttosto sarebbe stata lei a sottrarsi alla vita.In quella lunga notte Hanry l’aveva amata come non mai e per l’ultima volta, prima della sua letale tazza da te accompagnata da una buona fetta di torta di pesche.