come seta al vento

Post N° 465


Versa il vino nei due calici  e me ne porge uno.Le sorrido e continuo ad affettare in piccoli pezzi la melanzana. Sulla fiamma la pentola borbotta.Un brindisi a noi e un sorso di Chianti che scende lungo la gola.La grande finestra illumina la piccola cucina . Davanti i miei occhi Tivoli vecchia, le case color terra che si confondono con le colline dalla vegetazione bruciata e rada, il ponte e la cascata.Mi sento calma, tutto di questo momento, di questa mattina mi trasmette pace.    Angela alza il volume e ogni cosa viene travolta dal movimento della musica, eppure tutto resta fermo.La pace si confonde con l’ozio di un venerdì mattina di un Maggio torrido.In quella stasi solo un rito, il nostro rito.Versa altro vino mentre la pentola  continua a borbottare.“Dovresti chiamarlo, sai?” Le dico. “Non permettere all’orgoglio di allontanare l’unico uomo che hai mai amato.”Lei mi guarda, cerca il coraggio nei mie occhi, nella sua ‘anima pura ’, come mi ha sempre chiamato, convinta che io sia la sua ragione.La pentola borbotta ancora mentre sento la pace pervadere ogni mia cellula.