come seta al vento

Post N° 507


Guardava le pieghe della gonna nera.I polsini le stringevano, ma non osava liberarsi.Restava seduta composta nel suo angolo. Solo il corpo oscillava timidamente in avanti, come se spinto da una misteriosa corrente, o come preferiva pensare lei, come se la gravità per un istante avesse smesso di sorreggerla.Lo pensava ogni mattina, a trascinare i suoi giorni non era certo la volontà, ma la gravità che le permetteva di rimanere in piedi, anche se le gambe erano schiacciate dal peso del nulla.I capelli lisci la cadevano davanti lo sguardo assente, minuta e spenta vibrava in nero come un’ombra proiettata su uno scoglio.Gli occhi verdi che nessuno vedeva racchiudevano il gelo degli abissi, ove li posasse tutto sembrava tramutarsi in scuro freddo, e lei non guardava.Aveva smesso di interessarsi al mondo il giorno che aveva visto la sua schiena allontanarsi da lei. Non avrebbe visto altro, quella schiena che aveva abbracciato era l’ultima immagine che la sua mente avrebbe mai ricordato.E non ricordava più, e non viveva più.Seduta composta nella sua sedia, non si sarebbe mai liberata dai suoi polsini e avrebbe continuato a guardare le piccole pieghe sulla gonna nera.L’acqua del mare logorava insistentemente gli scogli quel giorno. La sabbia sembrava una pagina ingiallita di un vecchio libro e lei si divertiva a tracciare le parole con le sue orme felici.Poche parole. Erano bastate poche parole sue.Andava via. La sua schiena.Seduta composta nella sua sedia, non si sarebbe mai liberata dai suoi polsini e avrebbe continuato a guardare le piccole pieghe sulla gonna nera. Non ricordava altro. Solo la sua schiena e le pieghe della sua gonna nera, le stesse pieghe che quella notte avrebbe dimenticato, come se mai fossero esistete.Solo la sua schiena…