come seta al vento

Post N° 510


I rintocchi echeggiano per le distese di grano. Il sole alto ha ingoiato l’ombra.Vedo il campanile bianco stagliato conto il blu intenso, mi ricorda il colore delle nuvole che ormai da mesi passano solo furtivamente, silenziose non lasciano segni e né il cielo né la terra  ricordano più il sapore della pioggia.C’è silenzio.A tendere bene gli orecchi si possono sentire i grilli frinire e le foglie degli alberi di carrube sfiorarsi tra loro.È un silenzio pigro che mi circonda, sono consapevole che la vita pulsa sotto i sassi, tra le crepe dei muri a secco e tra le chiome degli alberi, eppure il suono si è fermato, come se tutte le creature giocassero a rimanere in un ostinato silenzio.Cammino. Le zolle di terra feriscono i piedi avvolti da sottili sandali. Il marrone scuro dell’inverno è sbiadito e dalle crepe che lo solcano pare quasi partire un urlo di disperazione.Sono triste. La mia mente e il mio corpo si sentono abbandonati in questa distesa di persistente silenzio.Il paesaggio richiama pace ad occhi inesperti, ma nel marrone denso dei miei si riflette il suono delle grida sorde di questa terra.Con lo sguardo cerco. Sono sola davanti questa piccola chiesa di campagna e cerco.Cerco da sempre e non mi stupisco di essere arrivata anche fin qui, in fondo non so neppure di cosa sia in cerca.Chiarezza?  Forse, eppure la confusione che mi regge è così spessa da essere diventata nel tempo pilastro. Mi sono costruita sulla mia confusione, perché desiderare oggi chiarezza?Sposto la pesate porta.Ombra. I sensi sono per pochi secondi disorientati, mentre un brivido dalla nuca accarezza in tutta la sua lunghezza la mia schiena imbrunita dal sole.Le pareti sono spoglie e in alcuni punti l’intonaco bianco lascia intravedere la pietra viva. Davanti l’ospite, un piccolo altare di pietra bianca e una semplice croce di legno scuro.Un paio di panche. Mi siedo. Il corpo gode della nuova temperatura.Finalmente silenzio, pacifico e puro. Tutto il dolore di questa terra pare rimasto dietro le pesanti porte, ma non sono sola.I miei interrogativi bisbigliano agli orecchi discorsi nevrotici, piccoli nodi che interrompono lo scorrere lineare del filo dei miei pensieri.In questa pace, l’ansia cresce e la confusione scorre voluttuosa nelle vene.Sono scappata; credevo che in un angolo dimenticato loro non mi avrebbero inseguita, eppure i miei piccoli tormenti interiori sembrano più vivi che mai, ardenti come brace accesa dal sole di qui.Le mie non scelte e la confusione logorano la carne imbrunita. Sono ferma. Il corpo è immobile, mentre la testa volteggia in balia delle sue incertezze, eppure non si muove, accenna piccoli passi, prende misere decisioni che vogliono simulare un movimento che in realtà muore nelle stesse intenzioni. Non è sufficiente scappare. Posso decidere di ignorare ogni cosa, ma tutto resta dentro me. Lo scenario certo, lenisce l’anima per qualche minuto, ma poi le voci ricominciano a bisbigliare i loro fatti, le loro verità e mi rendo conto che pure in questa terra non troverò risposte.La mia natura. Selvaggia, scappa lontano dalla piccola chiesa dalle pareti bianche e urla contro il sole. La pioggia non arriverà in questa terra a lavare la mia confusione.