come seta al vento

___________________________________


Che a quei tempi il sud non era così lontano dall’ Islam di oggi, solo che lo chiamavano Dio.Quando mia madre lo conobbe, lui era un divorziato, e già questo sarebbe bastato a giustificare la fila di vicini che arrivavano con intenti dissuasori davanti la sua porta; ma lui non era un divorziato qualunque, lui nei sui cinquantaquattro anni vi vita allora, di sbagli ne portava ben tre sulle spalle. Tre ex mogli e una quarta  gia quarantenne pronta sul sagrato, era qualcosa che quel piccolo mondo chiuso e distante da tutto, non poteva capire.I n quel paese timorato di Dio, dove con un colpo “d’ingegno”  avevano camuffato il maschilismo imperante con paramenti, le donne stavano in casa, obbedivano, facevano figli, pregavano e potevano ritenersi mogli fortunate se i mariti non le percotevano ogni sera.Quel mondo a parte, chiuso tra il cucuzzolo di una collina in cima e un fiume a valle, non la capì mai la scelta di mia madre, che alla sua età avrebbe dovuto fare l‘unica cosa che il buon senso suggeriva ad una zitella: accudire la madre e passare dalla custodia paterna a quella fraterna.Mia madre si ribellò. Non comprendeva la grandezza del suo gesto, perché lei, come me, le grandi svolte della sua vita le  ha sempre imboccate per incoscienza.Partì per l’America e sposò l’uomo dai troppi sbagli. Ogni tanto rileggo le lettere di mia nonna a mia madre.  Figlia mia, mi dicono  esci da casa da sola, senza tuo marito. E vero? Non posso credere  che fai  una cosa così. Ora sei una donna sposata, e devi rispettare tuo marito. Non sta bene per una moglie uscire senza marito, solo le donnacce lo fanno.Ti prego pensa a quello che fai, non fare parlare la gente, che Anna mi porta sempre notizie su quello che dicono i compari che vivono vicino a te, e io soffro a sapere che mi figlia non rispetta il marito. Chissà se mia madre rideva come me a queste parole.Chissà se l’ossigeno che respirava copiosamente in quel nuovo mondo, le bastava a placare i sensi di colpa verso quella madre sincera ed ingenua, chissà… Chissà cosa pensò il paese quando dopo quattro anni di matrimonio, quarantaquattro di vita una e cinquantotto l’altro, i miei genitori mi misero al mondo in quel lontano ottantadue.Sono certa che in molti pensarono che l’affronto di mia madre alla giusta età divina che stabilisce il tempo di tutte le cose, l’avrebbe punita con una figlia storpia. Solo una glielo disse apertamente, ma in molti, di quel mondo piccolo e distante, lo pensarono.