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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 18 Agosto 2007 da pallina7.5

26/04/1986 Chernobyl

Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile 1986 il quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, esplose. Il disastro, causato dall’immissione di una eccessiva quantità di materiale radioattivo, provocò una dispersione di combustibile alla unità 4 dell’impianto con conseguente esplosione di vapore: in pochi secondi la produzione di energia nel nocciolo del reattore, un RBMK da 1000 MW , superò di 100 volte il livello massimo normale con un aumento enorme della temperatura. La lastra di metallo da 2.000 tonnellate che sigillava la sommità del reattore fu squarciata da due esplosioni che determinarono la diffusione in atmosfera di centinaia di tonnellate di grafite presenti nel nocciolo; l’incendio e la fuoriuscita di materiale radioattivo continuarono nel corso dei 10 giorni successivi. Durante l’esplosione morirono due persone, ma subito dopo altre 187 manifestarono sintomi acuti da irraggiamento e di queste 31 morirono nei giorni seguenti. Gran parte di queste vittime erano i primi soccorritori, i pompieri che tentarono di domare l’incendio. Le stime quantitative dell’esplosione di Chernobyl indicavano che al di là dei muri della centrale fu rilasciata il 3.5% della radioattività totale. Ma secondo dati più recenti tale cifra rispecchia solo la quantità dei radionuclidi “pesanti” scaricati in atmosfera( Iodio 131 ed il Cesio 134-137 ha raggiunto il 50- 60%, mentre il rilascio di gas rari quali lo Xenon ed il Kripton è stato del 100%.

La quantità totale di isotopi liberati è stata valutata pari ad una attività di 11 Ebq (un miliardo di miliardi di Bequerel). Il fall - out di materiale radioattivo fuoriuscito dal reattore esploso ha interessato dapprima le regioni più prossime alla centrale, causando una significativa contaminazione dei territori della Ucraina, della Bielorussia e della Russia e l’irraggiamento della popolazione che abitava nelle immediate vicinanze della centrale ( 120.000 persone) poi, il 27 e 28 Aprile, masse di aria radioattiva raggiunsero anche i Paesi Scandinavi. Il 28-29 Aprile, la nube radioattiva fu divisa in due parti da una corrente d’ariafredda che andava da ovest ad est: una parte si diresse quindi a nord-est e l’altra verso i territori della Polonia e della Germania. Tra il 30 Aprile ed il 1 Maggio la nube radioattiva arrivò nel nord della Grecia ed in Italia, Svizzera, Austria occidentale e Cecoslovacchia dove fu registrato un notevole incremento del livello radioattivo. Nei giorni successivi si diffuse a nord - ovest e sud-est dell’Europa. Contemporaneamente fu registrato un aumento del livello di radioattività di fondo in Gran Bretagna, Belgio, Irlanda e nelle regioni a sud-ovest della Francia. Nell’Europa sud - orientale l’impatto dell’esplosione di Chernobyl si sentì maggiormente tra il 3 e il 5 Maggio; il fall-out radioattivo massimo in quel periodo si registrò in Grecia, Jugoslavia, Italia, Turchia, Albania. Tra il 6 e l’8 Maggio il fall-out si spostò anche molto lontano dal luogo dell’incidente, si registrarono infatti aumenti dei livelli della radioattività di fondo anche in Cina, Giappone, India, Canada, USA. Ma nonostante il fall-out radioattivo abbia interessato anche regioni geograficamente molto lontane da Chernobyl, il 70% della radioattività rilasciata dallo scoppio del reattore si è abbattuta sulla Bielorussia. Gli interventi messi in atto per contenere il disastro causato dall’incidente e per l’evacuazione della popolazione ad alto rischio hanno coinvolto circa 800.000 persone fra cui il personale della centrale e numerose squadre di soccorritori.

Il reattore nucleare del quarto blocco della centrale di Chernobyl era di tipo RBMK-1000, un adattamento di un reattore militare, destinato quindi in origine a produrre materiale fissile a scopo bellico e privo di strutture di contenimento rinforzate per poter contenere gli effetti di un eventuale incidente. Venne quasi totalmente distrutto dall’esplosione del 26 aprile 1986. Il tetto superiore (Helena) di circa 2.700 tonnellate che costituiva la struttura di protezione e di collegamento di tutte le varie parti del reattore, si è come afflosciato su se stesso e, con il resto della struttura in cemento armato, è rimasto appeso in posizione quasi verticale, provocando lo sprofondamento della base del reattore di 4 metri rispetto alla sua posizione iniziale. Tutto questo ha determinato la distruzione delle strutture di supporto e di conseguenza il crollo delle parti sottostanti con il perforamento del tetto della sala comandi. La parte del reattore che è andata distrutta, essendo l’area in cui maggiore era l’irraggiamento, è divenuto immediatamente inaccessibile per le elevate temperature che si sono sviluppate e per l’enorme quantità di radiazioni che si sono sprigionate essendo anche saltato il sistema di isolamento ermetico. Il magma incandescente costituito da materiali ferrosi, cemento armato, combustibile nucleare e gas è stato quindi eruttato in atmosfera andandosi a depositare su tutti i locali della centrale e sul territorio circostante. Per tutte le prime settimane il livello di radiazione dell’area intorno al reattore si è mantenuto nell’ordine delle migliaia di Roengten ( 100.000 Roengten / h ), mentre nell’area di estensione della centrale raggiungeva le decine di migliaia di Cu/Km2 ed il muro di elementi radioattivi, che si è alzato fino a quasi 2 Km di altezza, si è disperso in un raggio di 1.200 Km. L’emergenza era rappresentata dalla necessità di isolare il reattore distrutto, così da bloccare la fuoriuscita di radioattività e proteggere quindi l’ambiente e la popolazione delle aree circostanti. Vennero proposti ben 18 progetti di protezione. Fra questi venne scelto il progetto “ Sarcofago”, una specie di piramide a copertura delle macerie. Per la ricostruzione del primo strato del sarcofago furono utilizzate le parti del reattore esploso, determinando di fatto un aumento del rischio di contaminazione. Per la costruzione degli strati successivi e per due cinta di mura sono stati impiegati 300.000 tonnellate di cemento e oltre 100.000 tonnellate di strutture metalliche. Questa mastodontica struttura di contenzione ha fatto crescere di dieci volte il peso sulle fondamenta dalle 20 t/mq alle 200, provocando un progressivo abbassamento del terreno - che poggia su uno strato argilloso - che ha raggiunto i 4 metri .

Il lento processo di sprofondamento ha determinato il cedimento in più parti del sarcofago, che a Gennaio 1996 presentava in superficie circa 1000 metri quadrati di crepe e buchi, dai quali fuoriescono polveri, acqua e gas radioattivi. Il pericolo imminente che si presenta ad oggi è il crollo del tetto all’interno del sarcofago che determinerebbe l’ulteriore depressione del terreno e fondamentalmente metterebbe allo scoperto 180 tonnellate di combustibile nucleare ormai ridotto a pulviscolo radioattivo, 11mila metri cubi di acqua e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminate. Gli scienziati ucraini hanno valutato che la radioattività totale delle sostanze custodite all’interno del sarcofago potrebbe superare i 20 milioni di Curie

Le radiazioni hanno già causato 4.000 cancri alla tiroide tra i più giovani - 9 sono già morti - e contaminato più di 200.000 chilometri quadrati europei. Inoltre, lo stress causato dall'evento ha causato gravi problemi mentali alle popolazioni dei paesi colpiti.

Queste le sconcertanti conclusioni del rapporto realizzato dal Chernobyl Forum, formato da più di 100 scienziati, otto agenzie _NU e i governi di Russia, Bielorussia e Ucraina. Un totale di 586.000 persone contaminate - 200.000 lavoratori, 116.000 evacuati nelle zone strettamente circostanti, 270.000 residenti nei centri colpiti - più 50, tra medici e soccorritori, che hanno risentito delle radiazioni.
Anche se il “mostro” di Chernobyl è stato chiuso nel 2000, tra cerimonie ufficiali e riprese televisive in puro stile sovietico, nonostante la gravità degli effetti sulla salute pubblica sanitari e gli aiuti finanziari pervenuti nell'ex URSS, non vi è stato alcun miglioramento della sicurezza nucleare mondiale. Anziché finanziare programmi di efficienza energetica e di sviluppo di fonti alternative, la maggior parte delle risorse sono ancora dirette, massicciamente, verso il nucleare.

 
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