Solo Cinema

Il Divo (Paolo Sorrentino, 2008)


L'ultimo film di Paolo Sorrentino racconta la vita di Giulio Andreotti dal 1992 - fine del suo settimo governo - all'inizio del processo di Palermo. La preparazione del film è stata difficile: tanti i no incassati da finanziatori e attori. Impegnativo mettere in scena una vita politica e privata piena di sconvolgimenti (Tangentopoli, l'accusa di mafia, i rapporti con la stampa e i collaboratori più stretti) e di stragi (Falcone, Borsellino, Salvo Lima, Pecorelli). Sorrentino pensava ad un film sul "Divo Giulio" da quando ha iniziato a fare cinema. Il risultato non è un film satirico, ma drammatico, che si pone nella tradizione del cinema politico. "Il Divo Giulio" è sullo schermo Toni Servillo, capace di non mimetizzarsi completamente in Giulio Andreotti (nonostante le tre ore di trucco, dieci di set e altre tre per struccarsi), ma di coglierne gli aspetti più profondi. Un uomo dalla scarsa mobilità, afflitto da continue emicranie, che dietro l'apparente modestia nasconde un forte complesso di superiorità. Un uomo cinico, lontano da qualsiasi tratto di umanità manifesta. Ma Sorrentino non si limita alla descrizione di Andreotti come uomo politico, si lancia nella rappresentazione del suo privato, tra le pareti domestiche, nei rapporti con la moglie Livia Danese (Anna Bonaiuto). Il regista dice di essersi ispirato alle testimonianze di una persona che gli disse che Andreotti indossa una maschera da così tanto tempo da fare tutt'uno con lui. L'Andreotti di Sorrentino è un uomo che ha consacrato tutto se stesso al Potere: un uomo profondamente solo, che ha trovato nella moglie l'unica persona che ha creduto di poterlo conoscere. La sequenza in cui i due siedono mano nella mano davanti al televisore in cui Renato Zero canta "I migliori anni della nostra vita" è l'unico momento in cui si coglie quell'umanità nascosta. Forse, la scena più bella, più emozionante, più intensa.P.S.: Meritato Premio della Giuria al Festival di Cannes 2008.Voto 8Trailer