solo davide

recensione e pensieri...


In into the wild sembra tornare il mito americano della Natura e dell’ “on the road”, il fascino hemingwayano dell'uomo che con forza e intelligenza sa dominare il suo ambiente, esserne il padrone. Nella società attuale però l’uomo vi può solo trovare rifugio e protezione da sé stesso. La civiltà contemporanea è frenetica, ricca di regole e di rigori morali e può essere soffocante; non è da tutti riuscire a svegliarsi e capire che si deve cercare la propria strada in questo vortice assurdo di regole e costrizioni, ma bisogna stare attenti dall’entrare in una nuova nevrosi: la fuga.
Il giovane protagonista è infatti in fuga dalla società perchè vuole essere avvelenato da essa; è uomo al confine tra un eroe greco e un fragile figlio del nostro tempo, tra nevrosi e ricerca della purezza. Egli ricerca un viaggio nella Natura che in realtà è un viaggio spirituale dentro sé stesso. Ma in questo iter, ascesa sia vitale che alienante, il giovane non ha mai tempo. Tempo per accorgersi delle persone che lo circondano e gli vogliono bene, tempo per pensare realmente a sé stesso e non solo a fuggire da sé stesso, tempo nemmeno per fare l'amore con quella ragazzina sottile che suona la chitarra ... Non sa rinunciare al bisogno della solitudine e della fuga. Solo alla fine si accorge che la felicità ha senso solo se la si divide con qualcun altro. Come anche i sogni, le utopie, la ribellione al mondo.La colonna sonora di  Eddie Vedder è geniale, coinvolgente, incalzante.