Solo Nel Cielo

Il Circo... e la Vita


Bello il circo.Era bello vedere quegli animali mai visti o solo dietro le sbarre dello zoo fare tutte quelle acrobazie.E sorridevo, ridevo quando c'erano i pagliacci, e applaudivo insieme agli altri, il mio fratellino, i miei genitori, tutto il pubblico, che vedevo sorridere, ridere, ed applaudire, insieme a me.Ma uscito dal circo, percepivo chiaramente una sensazione strana. Insieme al divertimento, alla sensazione di libertà e di potenza, che ti davano tutti quegli acrobati che avevano quella grande padronanza del loro corpo, immaginando di farlo anche io un giorno, c'era quel fastidio.Cos'era?Gli animali, certo. Finito il circo, tornavano alle loro gabbie. E non mi sfuggiva lo schiccare della frusta nella gabbia dei leoni, o le tigri mezze addormentate.
Ma non bastava, c'era qualcosa d'altro.Immaginare un circo senza animali mi sembrava giusto, certo, eppure, quel fastidio restava, e non solo, ora il circo perdeva anche qualcosa.Perdeva in qualche modo il legame tra uomo e animale, che pur in un rapporto di schiavitù c'era.Mi chiedevo allora perchè non era possibile che gli animali facessero quei giochi insieme all'uomo, liberi, volontariamente.E continuavo a chiedermi perchè quel fastidio continuava ad esserci.Cos'era che non andava ancora?C'era l'invidia, di tutte quelle cose che loro sapevano fare, e io no.Ma ero bravo da ragazzo nella ginnastica, e sapevo che con esercizio, impegno, allenamento, avrei potuto fare qualcosa di simile anche io.
E il fastidio ancora non era chiaro.Era esattamente quella sensazione che mi dà questa canzone ora, Alegria.Lo stridere di un invogliare all'allegria, ma detto con sofferenza, con un sottofondo di meccanicità, di assenza di Anima, come un grido disperato, rassegnato, di chi soffre, e nulla può fare per eliminare quella sofferenza, se non simulare ciò che avrebbe potuto e dovuto fare in libertà.E allora pensavo ad una notte fresca d'estate, una prateria, un fuoco, grande, persone intorno, che mangiano, bevono, ridono, una musica tribale, e danze, e giochi, e uomini e donne, vecchi e fanciulli, prima alcuni mostrano la loro bravura, ed altri sono spettatori, e poi si invertono i ruoli, e tutto è in armonia.
Ecco, ora mi era tutto chiaro.Il pubblico non era diviso da chi dava spettacolo. Era un rito celebrativo, di unione, e condivisione, non un contratto, tra fornitori e clienti. Fornitori di ricordi ancestrali, di padronanza ed armonia del proprio corpo, di condivisione dello spazio e del tempo, della materia e dello spirito, tra uomini e uomini, tra uomini ed animali, tra animali ed animali, e spariva anche quella distinzione, uomini.. animali...Fornitori, non liberi di librarsi nello spazio solo per proprio diletto, ma per avere in cambio il pane per vivere.Clienti, che pagano per ricordare la propria felicità.Entrambi sottomessi alla schiavitù del potere del denaro, del baratto.Schiavi della divisione dei compiti, ci siamo divisi anche la condivisione, la partecipazione, la consapevolezza. L'abbiamo divisa così tanto, questa vita, questa forza, che è l'Amore, la gioia di vivere, che non la ritroviamo più, neanche nell'ultimo atto di condivisione che ci è rimasto, l'ultimo baluardo della nostra libertà, di cui possiamo godere solo di nascosto, e solo per poco tempo, quando l'Anima, attratta dall'Anima, in un ancestrale impeto vitale sfugge al controllo del sistema, e si reincontra, appartata, dimenticando per poche ore tutto quel mondo di divisioni, riunendo nuovamente in una magia che non si comprende tutta l'essenza della vita. Ma per poco. Il sistema, piano piano, si appropria anche di quei momenti, spegnendo la fiamma che aveva acceso quel fuoco. E tutto è chiaro ora.Ecco cosa è, questa sensazione triste, questa voglia di urlare. L'inconsapevole urlo dell'inconsapevole schiavo, che confuso ricorda qualcosa della sua persa libertà.Ecco cosa rappresenta quella odiosa maschera del pierrot.
Sì, quella sensazione rimane, ma almeno ora so cosa vuol dire, lo so fino in fondo.E come schiavo, voglio riscattarmi, e mi riscatterò, dovessi morire per farlo, e probabilmente ne morirò, ma in ritrovata felicità.Allegria Come un lampo di vita Come un pazzo gridar Allegria Del delittuoso grido Bella ruggente pena Serena Come la rabbia di amar Allegria Come un assalto di gioia Allegria vedo un lampo di vita allegria ascolto il canto di un giovane menestrello allegria bellissimo urlo di gioia e dolore così estremo c'è amore nel mio cuore allegria una gioiosa, magica sensazione Allegria, come la luce della vita allegria come un pagliaccio che grida allegria del grido stupendo della tristezza pazza serena come la rabbia d'amare allegria come un assalto alla felicità Finchè i pagliaccici daranno allegriala felicità sarà nascostaai nostri cuori.