pensieri sparsi...

Diplomazia o ipocrisia?


Mitigare la propria impulsività. Trovare le parole giuste al momento giusto. Far finta di nulla ed elargire sorrisi. Stringere calorosamente una mano e poi l'altra e guardare negli occhi. Tanto, sì, è tutto appostissimo. Parole cordiali, parole finte, parole riscaldate. Poi volti le spalle e negli occhi hai saette, nella mente improperi irripetibili. E ancora quel sorriso stampato in faccia. La situazione lo richiede, le circostanze mi obbligano.Ho fatto il giro di mezza Sicilia in pochi giorni, ho stretto tante mani sconosciute, ho ponderato bene le parole e ho mascherato con la buona educazione la mia rabbia e il mio sdegno. Un ultimo passo e questa storia sarà finita. Spero. Sì, perchè così non posso continuare. Adesso basta. Non sono io questa. Se io sono arrabbiata, si vede, si capisce e lo dico pure. Se sono allegra, rido. Se sono triste, forse non si vede. Se ho voglia di ascoltare, lo faccio con partecipazione. Se ho voglia di parlare, urlo. Se sono stanca, mi isolo. Ed è tutto sempre chiaro. E invece ho ancora quel sorriso finto, contagiato da persone finte, dipinto su volti finti, in quell'ambiente finto e sporco, del quale percepisco la doppiezza, del quale sento i pensieri ansanti, come sprigionati da una statua di gesso fresco ancora da modellare alla perfezione."Hai visto com'è gentile?" mi dice qualcuno. Attimo di scoramento. Ma tu non vedi com'è alta l'erba che copre la piota, non senti la voce melliflua, non vedi la luce spenta? Non ti sei accorto di quel gesto incerto e di quella appena percepibile contraddizione? I pensieri urlano. Non li senti? Ma no, non li senti, non puoi capire. Non sei come me. "Sì, è gentile" dico.