Somnio ergo Sum

Post N° 66


Liberiamoci Avrei voluto scrivere qualcosa solo per raccontare le emozioni e i particolari di una giornata sacra vissuta in una delle sue città simbolo..Ma quando, di nuovo,  rappresentanti di una destra polemica nei confronti della storia, che si accinge a governare il paese, non perdono occasione per  tentare folli revisionismi, urge ricordare, di nuovo, il significato e l’importanza del 25 Aprile.Il probabile ministro della difesa, Ignazio Larussa, dice “basta alla retotica della liberazione”. E non parteciperà a nessuna manifestazione. Buontempo, detto “er pecora”, cerca un modo rozzamente diplomatico per negare la festa di liberazione dicendo che “ci vuole una data per celebrare la pacificazione nazionale” (come a dire che ne serve un’altra, non il 25 Aprile). Gianfranco Fini se la scampa dicendo che dovrà essere ad una manifestazione per Salvo D’acquisto al fianco del candidato sindaco di Roma, Alemanno (che in realtà è venuto meno ad una sua prima promessa di partecipazione alle celebrazioni) E via via tutti, Bossi, calderoli, Letizia Moratti, sindaco di un’altra città chiave della resistenza, è fuori per godersi in santa pace il ponte.Fino ad arrivare all’uomo che, da passato presidente del consiglio, non ha mai partecipato ad una sola giornata della Liberazione. Oggi, forse, vuole passare per uomo di stato, e si svincola dicendo che deve cominciare già a lavorare per il popolo, che vuole una nuova liberazione. Lui lavora, mica come noi che perdiamo tempo con inutili omaggi alla Storia del nostro paese Che dire? Nulla, perché grazie al cielo c’è il nostro Presidente della Repubblica che ci pensa. Proprio a Genova (dove sono adesso), Giorgio Napolitano questo pomeriggio in una piazza stracolma ed emozionata ha ribadito che , sì ci vuole un analisi ponderata degli eventi storici ma che "non significhi in alcun modo confondere le due parti in lotta, appiattirle sotto un comune giudizio di condanna e assoluzione".E questo, aggiunge, "vale anche per i fenomeni di violenza che caratterizzarono in tutto il suo corso la guerra antipartigiana, e da cui non fu indenne la Resistenza, specie alla vigilia e all'indomani della Liberazione. Perché, afferma, la Resistenza fu anche guerra civile".Straordinaria prova di riscatto civile e patriottico. Tale fu la Resistenza, sottolinea Napolitano, e quindi non può appartenere solo a una parte della nazione. Al contrario deve porsi al centro di uno sforzo volto a ricomporre in spirito di verità la storia della nostra Repubblica. Occorre infatti arrivare a un comune sentire storico in direzione del quale sono stati compiuti importanti passi avanti. Ad esempio, il contributo dei militari regolari che, dopo l'8 Settembre, non aderirono a Salò ma combatterono al fianco degli Alleati e dei partigiani.”"La Resistenza vive nella Costituzione". L'eredità spirituale e morale della Resistenza, sottolinea Napolitano, "vive nella Costituzione", e in essa "possono ben riconoscersi anche quanti vissero diversamente gli anni 1943-45, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza personale o per giudizi acquisiti". La Carta, ha aggiunto il capo dello Stato, "costituisce in parte la base del nostro vivere comune e della nostra rinnovata identità nazionale". Quindi, ha ribadito "quanto detto dinanzi al Parlamento: nessuna delle forze politiche oggi in campo può rivendicarne in esclusiva l'eredità. E' un patrimonio che appartiene a tutti e vincola tutti".  (da repubblica.it) Viva il Presidente, verrebbe da urlare. E molti lo hanno fatto in piazza, in maniera bipartisan, insieme a saluti, strette di mano e commozione.Ma sono proprio tutti gli italiani a pensarla così?Temo di no.Forse c’èancora bisogno di ricordare pedissequamente quei giorni.Certo, sarebbe meglio che adesso fossimo pronti ad utilizzare quei valori per affrontare nuove sfide di democrazia, libertà e solidarietà, ma a me, soprattutto oggi, mancano tantissimo i racconti dei miei nonni sfollati al nord dopo l’8 settembre che hanno convissuto con degli ebrei in una villa in un bosco, anche il giorno che quella casa fu occupata dai tedeschi. Il racconto del loro ritorno al sud, con le immagini strazianti di cadaveri sui cigli delle strade e le scene raccapriccianti di fascisti lapidati. E ancora il romanticismo del loro matrimonio sotto le bombe o la gioia di mio nonno ubriaco il 25 Aprile.O i racconti dei miei nonni rimasti al sud, in Puglia, dove si combatteva una guerra civile non meno feroce e si faceva resistenza contro un nemico altrettanto atroce : la miseria.Di questi racconti c’è ancora bisogno, specie adesso che sembra debba cominciare una moderna resistenza da domani contro l’assenza di memoria e il qualunquismo storico, finite le lacrime di commozione di questa giornata Sacra, una bestemmia volerla cancellare.