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« AlienBenito Mussolini »

BENITO MUSSOLINI

Post n°477 pubblicato il 31 Luglio 2007 da soniamincuzzi

 

 

 
Carisma e psicologia del Duce

Piantato sul palco a gambe larghe in posa statuaria, le mani sui fianchi, gli occhi spiritati che scandagliano la folla, la mascella all'infuori e le labbra turgidamente protese, Mussolini arringa con fiero cipiglio gli italiani con voce stentorea e frasi secche come scudisciate.

A vederlo e a sentirlo parlare oggi in uno dei suoi celeberrimi "Cinegiornali Luce" non si può fare a meno di sorridere per certe pose esagerate, per certi atteggiamenti da consumato teatrante. Eppure Benito Mussolini, anche con le recite da grottesco avanspettacolo e le pose gladiatorie che oggi fanno ridere, é rimasto saldamente al potere per un ventennio; é stato amato, adorato, idolatrato.

Infine oltraggiato e vilipeso, ormai già cadavere, da quella stessa folla che per anni gli aveva manifestato consenso e ammirazione. La sua parabola affascinante merita uno sforzo di ulteriore comprensione per capire le ragioni che hanno fatto di quest'uomo sicuramente fuori dell'ordinario il "Duce" incontrastato del popolo italiano.

La possibilità di indagare a fondo la psicologia e il carisma di un personaggio complesso e controverso come Benito Mussolini appare subito come un compito tutt'altro che facile, per la scarsità di materiale su questo tema specifico e per l'ovvia impossibilità di usufruire di testimonianze dirette. D'altra parte la bibliografia su Mussolini e il fascismo é sterminata. Pur di fronte a numerose e a volte monumentali opere, come per esempio quella di Renzo De Felice, pochi testi approfondiscono il lato psicologico e carismatico di Mussolini come uomo e leader politico.

A questo proposito sarebbe stata di grande aiuto un'opera simile a quella scritta da Walter C. Langer, lo psicanalista austriaco che nel 1943 redasse il famoso studio "Psicanalisi di Hitler" per conto dell'Oss, il servizio informazioni statunitense. A dir la verità era stato rintracciato un promettente "La individualità psichica di Benito Mussolini" dello psicologo Giovanni Fabrizi, anno 1926, ma, dopo una breve scorsa, gli elogi sperticati e quasi imbarazzanti al "genio del Duce" ci hanno convinto d'esser di fronte all'ennesima apologia.

Il lato psicologico del Duce si trova dunque disperso in un'infinità di testi, alcuni troppo elogiativi, altri, all'opposto, troppo negativi. Abbiamo poco considerato la "biografia" della Sarfatti, una delle sue troppe amanti e, come tale, non molto obbiettiva quando magnifica le qualità del suo eroe. Anche dai famosi "Colloqui con Mussolini" di Emil Ludwig traspare l'eccessiva ammirazione dell'autore per l'illustre intervistato e, non ultima, la sua sudditanza psicologi ca, che evidentemente gli impedisce un atteggiamento sufficientemente imparziale.

Di converso anche i libri di coloro che l'hanno combattuto, intellettuali e antifascisti in primo luogo, tendono a mettere in risalto soprattutto i lati negativi. Mussolini non può essere stato il pupazzo descritto da certo antifascismo di maniera. Se é vero come é vero che é stato il leader di un partito importante come quello socialista, se é vero che é stato il fondatore di giornali e movimenti, se é vero che ha messo in scacco tutto lo schieramento democratico, se é vero che ha guidato un paese per vent'anni, é evidente che é stato anche un politico di un certo valore e non un pupazzo.

Molti di coloro che hanno conosciuto o sono stati vicini a Mussolini hanno scritto libri e memorie. Da Dino Grandi a Galeazzo Ciano, da Cesare Rossi a Giuseppe Bottai, e giù giù fino al suo cameriere-segretario Quinto Navarra. Tutti testi da prendere con cautela, considerata la particolare posizione degli autori.

Insomma, non é facile capire chi era realmente Benito Mussolini. Anche perché, lo ammise egli stesso, nelle sue relazioni con gli altri si muoveva come su un palcoscenico, impegnato a recitare una parte, o piuttosto una serie ininterrotta di parti differenti, per cui alla fine era impossibile districare l'una dall'altra e capire quale fosse quella più vera o verosimile. Su Mussolini quindi non esiste un giudizio unanime.

Una sintesi relativa all'argomento che ci interessa é stata dunque ottenuta con la lettura di molti testi, ovviamente di diversa estrazione, e dai quali abbiamo ricavato questo breve saggio.

Il DUCE HA SEMPRE RAGIONE

Il potere di condizionamento e persuasione di Mussolini fu così forte che poté permettersi persino il fortunato slogan "Il Duce ha sempre ragione", e scriverlo sui manifesti in tutt'Italia senza temere il ridicolo. Ma di dove veniva una tale pienezza di sé, una simile incredibile presunzione?

Ci pare opportuno iniziare facendo un passo indietro, per dare uno sguardo a quella che fu la sua formazione culturale. Mussolini, a dispetto dell'immagine che voleva dare di sé, di uomo colto e illuminato, che aveva "sempre ragione" per l'appunto, possedeva al contrario una preparazione culturale piuttosto approssimativa. E' interessante però notare che dai suoi "modelli" egli prendeva in realtà solo ciò che gli faceva comodo: poco gli interessavano, in fondo, le ideologie, quanto piuttosto il poter mascherare la sua sfrenata ambizione e megalomania sotto nobili ideali, presi magari da altri personaggi di ben altra autorevolezza. Si faceva forte, cioé, delle ideologie altrui non per avvalorare le proprie idee, quasi tutte di seconda mano, ma bensì per giustificare e anzi occultare il suo arrivismo senza limiti.

La prima impronta culturale comunque la si deve sicuramente al padre Alessandro, che ebbe una notevole e decisiva influenza su di lui. Le idee rivoluzionarie del padre furono poi rafforzate da molte e disordinate letture, soprattutto quand'era emigrante in Svizzera: Marx, Sorel, Blanqui, Stirner, Schopenauer, Kant, Spinoza, Lassalle, Kropotkin e Nietzsche. Mussolini lesse voracemente di tutto. George Sorel specialmente, il teorico della violenza e il più acceso caldeggiatore del sindacalismo rivoluzionario, lo influenzò più di tutti.

Il suo pensiero si sposava alla perfezione con un uomo d'azione quale si sentiva ed era Mussolini, che amava andare per le spicce e senza troppi riguardi per nessuno. "L'esperienza contemporanea" dice Sorel, "insegna che la democrazia costituisce il più grande pericolo sociale per tutte le classi della Cité, principalmente per le classi operaie". E ancora: "La democrazia confonde le classi, al fine di permettere a qualche banda di politicanti, associati a dei finanzieri o dominati da essi, lo sfruttamento dei produttori". In realtà Mussolini si servirà delle teorie di Sorel come pretesto per giustificare le gratuite violenze del fascismo. E' attraverso la violenza, l'azione, la piazza, che il socialismo può affermare le proprie idee, Mussolini ne é sicuro, da sempre. Il socialismo dunque, la rivoluzione violenta del popolo oppresso, sono i suoi primi capisaldi culturali. Un altro "ispiratore" é Nietzsche. La sua idea di superuomo con la sua volontà di potenza creatrice sembra fatta apposta per Mussolini, che se ne appropria.

Si crede l'uomo del fato, nato per l'azione, per "vivere pericolosamente". Mediocrità e modestia non fanno per lui: "il fascismo italiano" di rà più tardi "é stato ed é la più formidabile creazione di una volontà di potenza individuale e nazionale". La "filosofia della vita" di Giovanni Gentile e la teoria del "cesarismo" di Spengler furono l'ulteriore conferma alle sue convinzioni: la prima perché pone l'azione al centro della conoscenza e della vita, e l'inazione come il più grande peccato dello spirito; proprio per questo l'azione diventa l'espressione più pura della vita spirituale, in quanto le idee e i valori rimangono sterili se non si tramutano in atti concreti. La seconda perché identifica il "cesarismo" in una dittatura di un solo uomo che, con la sua volontà "puramente politica", spazza via il potere del denaro "sotto forma di democrazia". Di notevole curiosità intellettuale, Mussolini era culturalmente superiore a Hitler, a Stalin e ad altri politici di spicco suoi contemporanei.

Del dittatore tedesco dirà: "E' fuori discussione che, in politica, io sono più intelligente di Hitler". Ciononostante era consapevole dei suoi limiti, e cercava di mascherarli atteggiandosi a uomo di cultura, intervenendo criticamente su ogni genere di questioni: politiche, letterarie, artistiche e filosofiche. Affermò di aver letto tutto Shakespeare, e quasi per intero Moliére e Corneille, e di sapere a memoria lunghi brani di Goethe. Leggeva Dante ogni giorno, ed usava tenere i dialoghi di Platone aperti sulla sua scrivania a beneficio dei visitatori. Secondo i suoi calcoli, leggeva circa settanta libri l'anno. Tutte queste pretese culturali in realtà indicavano quanto Mussolini ci tenesse ad esser considerato una specie di superuomo, fatto di una stoffa diversa da quella dei comuni mortali.

Faceva credere di leggere gli autori greci nel testo originale, o di conoscere le opere di Anassagora: una volta, dopo un riferimento (sbagliato) alla filosofia greca, si schermì con aria condiscendente dicendo "scusate la mia erudizione". Tutto si può dire di Mussolini tranne che fosse una persona coerente. Egli cambiò mille volte bandiera, da un estremo all'altro e con incredibili voltafaccia, rinnegando ciò che egli stesso aveva orgogliosamente affermato in precedenza, senza curarsi minimamente di chi l'accusava d'incoerenza.

Con la più bella affermazione di spirito di adattamento che mai sia stata fatta, dopo aver fondato i "Fasci" egli dichiarò spudoratamente: "Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo, d'ambiente nelle quali siamo costretti a vivere e ad agire". In realtà questo moto ondìvago da una posizione all'altra indicava che Mussolini a veva idee piuttosto confuse o, meglio, che egli si muoveva quasi sempre spinto dal più puro opportunismo, ed era pronto a spiegare le vele laddove tirava il vento più favorevole.

Delle masse di persone che lui dominava a piacimento non aveva una grande opinione, come confessò a Emil Ludwig nel suo "Colloqui con Mussolini": "La massa per me non é altro che un gregge di pecore, finche non é organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. Il lato mistico e il politico si condizionano l'un l'altro".


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ilcontemascetti0
ilcontemascetti0 il 31/07/07 alle 12:29 via WEB
bellissimo post.......
 
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La felicità

La felicità può essere svegliarsi al mattino
e accorgersi che il cielo è blu

Può essere il sorriso di un bambino...

...e mentre ti guardi allo specchio ti accorgi
che i tuoi occhi sono più verdi

La felicità può essere qualsiasi cosa
che conosci solo tu,
è un tuo segreto.

Ma non sempre si è felici nelle vita.

Una mattina puoi alzarti e non accorgerti
della bella giornata.

Anche il sorriso di un bambino
ti passa indifferente,

e mentre ti guardi allo specchio
respingi la tua immagine.

Non raccontarlo a nessuno;
non capirebbero perchè
stai piangendo.

Sonia

 

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