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Roma, 10 gen. (Labitalia) - "Questa emergenza economica che dura da più di tre anni e che è quasi diventata la normalit , sta riducendo la sovranit nazionale di tutti i Paesi: le decisioni importanti non vengono più prese dai parlamenti dei Paesi membri dell'Ue nè tantomeno dalle popolazioni attraverso referendum, ma da personaggi e istituzioni non eletti. Significa che questa democrazia è stata un po' messa in vendita, pezzetto per pezzetto". Loretta Napoleoni, economista italiana che vive a Londra, spiega così a Labitalia il titolo del suo ultimo lavoro, 'Democrazia vendesi - come la crisi economica ha dirottato la politica' (180 pagg., 14 euro).
Al centro del lavoro di Napoleoni, che è consulente per la Bbc e la Cnn ed editorialista per El Pais, Le Monde e The Guardian, un'analisi impietosa sulle politiche di rigore e sulle nefaste conseguenze di una difesa ad oltranza della moneta unica, l'euro. "Questa crisi -spiega Napoleoni- è una crisi del debito sovrano, una crisi di un indebitamento legato al fatto che, avendo costruito una moneta comune tra economie non simili, le economie più forti diventano creditori netti delle economie più deboli (quelle di cosiddetti Piigs: Portogallo Italia, Irlanda, Grecia e Spagna ndr). Solo che questo indebitamento ha assunto dimensioni ormai incontrollabili ed è scoppiata la crisi".
E tuttavia, spiega l'esperta, "la vera crisi non è l'indebitamento ma il fatto che le economie deboli, della periferia europea, con questa moneta unica hanno perso competitivit e sono diventate sempre più povere". "Quindi anche se noi domani riuscissimo ad azzerare questo benedetto debito pubblico o portarlo ai livelli della Germania, all'80% del pil, rimarrebbe il problema che noi oggi abbiamo una moneta, l'euro, infinitamente più forte del dollaro, a fronte di un'economia che si trova invece in una situazione molto molto più critica dell'economia americana. Ed è chiaro che se ad esempio dobbiamo esportare negli Usa siamo svantaggiati".
La politica di rigore a difesa dell'euro ha trovato la sua espressione in Italia nel governo Monti. "Ma la cura dei tecnici -sottolinea Napoleoni- non ha funzionato, anzi. E' la cura sbagliata e non lo dico io, ma lo dicono tutti i più autorevoli economisti mondiali".
"Purtroppo in Italia -prosegue Napoleoni- nessuno ha il coraggio di dirlo: è un problema comune a tutti i Paesi di tutta l'area della periferia, che politicamente parlando sono tutti schierati a favore dell'euro perchè temono che l'uscita dall'euro tagli il cordone ombelicale monetario che c'è tra loro e Bruxelles, temono cioè di essere abbandonati alla loro sorte. E' una situazione di doppia dipendenza: da una parte -avverte- un Paese dovrebbe sganciarsi dall'euro, ma se lo fa perde tutti gli aiuti e quindi la situazione precipita ulteriormente". Per Napoleoni, la soluzione c'è ed è "un euro a due velocit ". Questo, spiega, non significa "necessariamente abbandonare l'euro", ma una possibile unione dei Piigs per proporre "un euro a due velocit , che darebbe la possibilit di riduzione del tasso di cambio, facendo riguadagnare competitivit alle loro economie; avrebbero una moneta più debole ma contemporaneamente potrebbero mantenere in piedi il sistema di aiuti e finanziamenti all'interno dell'eurozona". Un'ipotesi che però dovrebbe "essere negoziata da politici che non hanno paura di Bruxelles". Esiste infatti un problema ("che non è solo italiano") ed è quello che Napoleoni chiama "l'umiliazione del debito".
"Il default è un disonore, una macchia indelebile -osserva- che fa precipitare la popolazione nella casta più bassa. Ecco perché oggi il Nord Europa guarda con disprezzo alla Grecia che ha ottenuto con la Psi la Private Sector Initiative, uno sconto del 75% sul debito contratto con il settore privato, il che equivale de facto a un default". Ma, dice la studiosa, "non è tutta colpa dei tedeschi, è una situazione in cui sono tutti e vittime e carnefici".
II vero problema, insiste Napoleoni, non è il debito che "si può ridurre facilmente con vari strumenti" e inoltre "oramai anche la Bce, l'Fmi e l'Ue sono orientati alla cancellazione progressiva del debito dei Paesi deboli, anche se questa politica deve essere fatta un po' in sordina perché ci sono le lezioni in Germania e forse al tedesco medio che i greci non paghino tutto il loro debito non sta bene".
Occorre, invece, sottolinea, "rimettere in moto il volano dell'economia e qui nessuno dice come farlo e nessuno ha in mente un vero piano per la crescita". "La soluzione deve tener presente che noi non siamo in grado di poter costituire un'unione monetaria con un Paese come la Germania -conclude- perché economicamente parlando siamo troppo lontani. La soluzione non è assolutamente sfasciare l'Europa, che rimane positiva, ma ricostituire un'Europa con un'enfasi diversa gettando anche le basi di un euro diverso per economie diverse: noi siamo Paesi mediterranei con economie distanti dal grande capitalismo industriale del Nord. Dobbiamo potenziare quelle che sono le nostre attivit più importanti: l'agricoltura, il commercio con il medio ed estremo Oriente, e dobbiamo guardare a Sud invece che a Nord".
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