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COSA FA UN CREATIVO ?


Articolo tratto da :http://www.cgitalia.it/2005/12/07/la-teoria-della-creativita-cosa-fa-un-creativo/ 7 Dicembre 2005, 4:03 pm. Natale è alle porte. Gira la ruota del tempo, tornano presepi, scampanellii, panettoni, addobbi, cappotti, sorrisi, abbracci veritieri e non. E come se si trattasse di tradizione millenaria, o forse come se fosse una condanna da scontare in età adulta, per aver troppo desiderato in giovane età i doni del rosso barbuto panzone, tornano le cene di natale. E mi ritrovo a tavola con colleghi e mariti delle colleghe della mia compagna. Chi è avvocato, chi è medico, chi lavora in banca. Si parla di alta finanza, economia, del nuovo modello di station wagon tedesca. Io annuisco, ostento interesse, fingo stupore nello scoprire il PIL del Portogallo. Tento di mimetizzarmi fra vellutate di piselli e crostini. Fino all’inevitabile domanda, puntale, spiazzante, fino a quando qualcuno non mi chiede cosa io faccia nella vita. E tutti si girano aspettando curiosi la mia risposta. “Sono un art director”. Cala il silenzio, serpeggia stupore, si scatena la curiosità per questa figura ai più sconosciuta. E tentando di spiegare, esemplificare, delineare gli aspetti della cosa emerge l’indicibile verità, io sono un creativo.Perché nell’immaginario collettivo il creativo è tendenzialmente uno che non ha voglia di fare nulla -di concreto-, nel migliore dei casi un cannaiolo, poltrisce con sguardo assente in attesa dell’ispirazione. Che puntualmente lo colpisce, come un fulmine a ciel sereno, calando dall’alto, nei momenti meno opportuni. Facendolo, per esempio, uscire dal bagno con ancora i pantaloni alle caviglie, in stato di esaltazione, gridando cose come: “eureka, io ho visto la luce”.E a questo punto, nella proverbiale cena natalizia, le stimolate menti dei commensali galoppano e partoriscono le domande più bizzarre. Qualcuno azzarda pure un timido: “allora ti sarà pesato metter stasera giacca e cravatta”. Ma distogliamo un attimo lo sguardo dagli imbarazzanti eventi, serate che penso sian capitate anche a molti di voi, e chiediamoci perché nell’immaginario comune il creativo è necessariamente un inconcludente pazzoide. La ragione è semplice, banale, lineare. Un creativo è colui che mette principalmente in atto la creatività, e nel nostro immaginario collettivo tale concetto è bizzarramente erroneo. Quando si parla di creatività siamo tutti molto creativi. Ovviamente, non essendo un paradigma matematico, non può esistere una definizione univoca ed universale, ma molti preconcetti insiti nel nostro bagaglio culturale sono dei pericolosi falsi miti.Creatività non vuol dire creare dal nulla. Passare dallo stato di zero a quello di uno attraverso una sorta di mistica ispirazione. La creatività è moltiplicare i punti di vista, analizzare in modo originale gli elementi a disposizione, e soprattutto formulare connessioni e relazioni inedite fra le cose.Per avvalorare la nostra tesi possiamo proporre gli esempi del cuoco e del musicista. Entrambi possono essere creativi, proporre inedite portate e musiche. Entrambi hanno a disposizione un insieme finito di elementi, gli ingredienti e le note, e la loro maestria è data dalla capacità di gestire e relazionare questi due universi preesistenti. Questo semplice concetto ci appare meno nitido se applicato ai creativi della comunicazione, gli elementi a disposizione di questi cuochi delle immagini e delle parole sono un numero talmente alto da sembrarci infiniti. Essi sembrano ai molti abili prestigiatori che improvvisamente tirano fuori il coniglio bianco dal cilindro vuoto. Ma anche in questo caso il trucco c’è ma non si vede. Il primo trucco del bravo creativo è accumulare ingredienti. Il bravo creativo deve essere curioso, divorare notizie, concetti, libri filosofici e letteratura spicciola. Appuntare, schizzare, conservare idee, riflessioni, spunti. Riempire la propria dispensa di cose alle quali attingere. Il secondo trucco del bravo creativo è chiedere/capire la ricetta.Il bravo creativo è quella persona che, per carpire com’erano fatti, da piccolo smontava i propri giocattoli. Se avete da tempo superato questa fase non mettetevi a distruggere i balocchi dei vostri figliuoli. Però quando vedete qualcosa che vi piace, che pensate funzioni, non limitatevi a registrare il fatto che vi piace. Il bravo creativo destruttura, scompone, analizza le relazioni tra gli elementi. Capisce che è attratto da qualcosa perché contiene determinati elementi e combinazioni, e li immagazzina gelosamente nella dispensa del punto uno.Il terzo trucco del bravo creativo è apprezzare formaggio e pere.Il bravo creativo non confina la frutta e i latticini in due aree separate. Egli associa, sperimenta, guarda oltre il senso comune e propone abbinamenti inediti. Ovviamente, come una nuova ricetta deve essere gustosa e digeribile, così le scelte del creativo debbono essere coerenti e positive in relazione agli obiettivi prefissati.Il quarto trucco del bravo creativo è l’ingrediente segreto.Il bravo creativo è maniacale, pignolo, perfezionista. Quando cucina un’idea cura con infinita attenzione ogni particolare, procedimento, aggiunge sapientemente il proprio ingrediente segreto. Quel tocco che magari nessuno noterà ma che dona al piatto quella sua essenza di unicitàIl quinto trucco del bravo creativo è conoscere le basi della cucina.Il bravo creativo è sorretto da una buona base nei fondamentali. Prepara la besciamella, la salsa, il soffritto, il brodo a memoria. Fuor di metafora, il bravo creativo conosce le regole del linguaggio nel quale opera. Anche se, in base ai principi del terzo e del quarto trucco, il bravo creativo è pronto in ogni momento ad infrangere le regole e le preparazioni precostituite.Quindi, cari colleghi creativi, alla prossima cena natalizia non nascondetevi, non fatevi guardare male. Spiegate con calma che non siete soggetti da ospedale psichiatrico, che non vivete aspettando lo spontaneo materializzarsi delle intuizioni. Esplicitate in modo approfondito la teoria della creatività come connessione e relazione inedita fra le cose, utilizzate pure la metafora del cuoco di immagini e parole. Oppure, se preferite, al primo accenno di domanda bofonchiate con aria minacciosa qualcosa, sputacchiando pezzi di cibo, voltate le spalle a chi vi ha rivolto la parola, concentratevi sulle tartine al salmone, ignorando qualsiasi tentativo di socializzazione. E Buon Natale.Marco Andrea Fichera