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Messaggi di Settembre 2016

Rimini terremotata 1308-1897

Post n°19 pubblicato il 25 Settembre 2016 da montanariantonio

In un volume apparso a Torino nel 1901 presso Bocca ("I terremoti d'Italia. Saggio di storia, geografia e bibliografia sismica italiana"), autore il geografo Mario Baratta (1868-1935), si elencano i terremoti che hanno colpito Rimini.

1308, 25 gennaio: "prima del tramonto del sole, terremoto rovinoso; molti pezzi di mura, le case più antiche e le torri furono lesionate, qualche edificio fu pure diroccato: nessun fabbricato, fra cui pare anche l'Arco di Augusto, andò immune da danni".
1473, 2 febbraio: "tuoni orribili e terremoti in Rimini".
1621, ripetute scosse tra 16 e 18 luglio, onde il popolo atterrito "ad supplicationes statim convertitur".
1625, "Fiero terremoto in Romagna; Rimini ed il suo contado al 5 e 6 dicembre ebbero alquanto danno".
1661, 22 marzo: "A Faenza, ad Imola, a Rimini, a Bologna, a Modena ecc. caddero
molti camini e qualche merlo dalle torri".
1672, 14 aprile: "Tra le 21 e 22 h del 14 aprile si elevò d' improvviso dalla parte di tramontana di Rimini un temporale, quindi si udì un fortissimo rombo, cui sussegui una gagliardissima scossa sussultoria-ondulatoria che presentò tre riprese, a breve intervallo l'una dall'altra e della durata totale di un "credo".

A Rimini tutte le chiese e gli edificii principali della città furono parzialmente o totalmente diroccati: le sole case più basse scamparono dalla quasi universale distruzione, quantunque però sieno state danneggiate in modo tale da essere rese inabitabili.
Nella cattedrale (che fu quasi tutta distrutta) precipitarono le volte delle navate e delle cappelle: quasi nello stesso modo furono danneggiate le chiese dei PP. Teatini, dei PP. Osservanti, dei PP. di S. Francesco, in quest'ultima precipitò la metà della cupola: le altre, che ebbero gravi lesioni da essere rese inservibili al culto, furono quelle di S. Gregorio, di S. Agnese, di S. Apollonia, di S. Simone e di S. Bartolomeo: identica sorte toccò al monastero dei PP. Agostiniani quello dei Domenicani invece fu poco danneggiato.
Fra i palazzi che più risentirono gli effetti del terremoto, si deve ricordare prima di tutti quello del Governatore, in cui caddero i muri intemi e furono fracassati i tetti; quello dei consoli della città, che fu nella sua maggior parte diroccato: una sola sua cantonata rimase in piedi, però con pericolo di rovina. Nel Vescovado caddero tutti i muri divisorii.
Rovinò il palazzo pubblico con la sua torre, e quella dell'orologio rimase in pessimo stato: i palazzi Tingoli, Cavallini, Modesti ed altri parecchi furono oltremodo danneggiati: crollò inoltre circa la metà della torre dei Gambalunga. Le fabbriche illese furono poche: fra queste la fortezza, il monte di pietà e la libreria Gambalunga.
Nel borgo di S. Bartolomeo tutti gli edificii furono distrutti, eccettuata la chiesa del Carmine : in quello di S. Giuliano una sola casa fu atterrata. Di 36 castelli, che soggiacevano alla città, 10 soli rimasero illesi: le chiesa della Colonnetta, distante un miglio dair abitato fu in tutto e per tutto adeguata al suolo.
Il numero delle vittime, secondo i dati più attendibili, fu di circa 200; certe relazioni lo riducono a 100, altre invece lo fanno ascendere a 500; la maggior mortalità si ebbe a deplorare o sotto le rovine delle chiese (specialmente in Duomo, in S. Francesco da Paola ed in quella dei PP. Teatini), essendo avvenuta la scossa mentre si ufficiava, oppure nelle strade (per esempio in quella dei Magnani per la caduta di un muro) o infine sotto le macerie del palazzo pubblico.
Dopo la prima scossa in Rimini si sentirono molte repliche, tutte lievi, eccetto una avvenuta a 23 h della notte, la quale quantunque non abbia causato nuovi danni, apportò grandissimi spavento."

1780, 25 maggio: "due fortissime scosse fecero cadere in Ravenna diversi comignoli: furono intese anche a Rimini, a Cesena, a Padova ed anche a Venezia".

1786, 25 dicembre: "Tutte le fabbriche di Rimini furono danneggiate specialmente nei muri interni: in quasi tutte si produssero larghe fenditure; caddero moltissimi comignoli: precipitarono alcune porzioni di tetti e di muri: furono diroccate alcune piccole case, causando la morte a nove persone e ferendone altre. Soffersero pure danni i varii edificii sacri, l'arco di Augusto, il ponte Traiano". "Nel suolo di Rimini in molte parti si produssero delle fenditure assai visibili".
1853, 22 giugno: "la scossa fu forte...".
1861, 16 ottobre, si avverte la fortissima scossa di Forlì.
1873, 12 marzo, "isosisma mediocre" da Rimini verso Firenze ed Ancona.
1873, 29 giugno, scossa leggera a Rimini, fortissima a Venezia e Treviso, etc.
1875, notte 17-18 marzo: "La scossa riuscì rovinosa" anche a Rimini. "Al momento della scossa un maremoto violento ebbe luogo a poca distanza dalla spiaggia di Rimini-Cervia".
1878, 12 marzo, scossa leggera a Rimini.
1891, 1 agosto, scossa in tutta la provincia di Forlì.
1897, 21 settembre, area fortemente scossa da Rimini ad Ascoli Piceno.

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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1735, Porto rifatto

Post n°16 pubblicato il 21 Settembre 2016 da montanariantonio

1735. Quella lapide oggi al Ponte di Tiberio.
Grattacapi per un porto canale alluvionato nel 1727.

La pietra collocata di recente al Ponte di Tiberio reca una scritta che va collegata alla storia del Porto di Rimini: "A FUND. ERECT. A. D. MDCCXXXV". Ovvero nel 1735 era stata eretta dalle fondamenta una costruzione...



Ma quale? Non certamente lo stesso Ponte di Tiberio, ma appunto il Porto.
Leggiamo da Luigi Tonini ["Il Porto di Rimini, brevi memorie storiche", Bologna, 1864, pp. 12-16], che in seguito all'alluvione del 1727, "caddero i nuovi moli (perché malamente costruiti) nel Porto; e questo solo danno fu calcolato in quindici mila scudi. Le acque erano a tale altezza che dall'Ausa alla Marecchia verso il mare giunsero a sorpassare l'altezza degli alberi più elevati".
Tonini riprendeva la "Cronaca" del conte Federico Sartoni (1730-1786).
All'inizio del 1700, su consiglio del card. Ulisse Giuseppe Gozzadini, legato di Romagna, erano stati eseguiti lavori di riparazione alle sponde. Alla riva destra, le palizzate vennero sostituite completamente da un'opera in muratura. Il Comune spese più di 70 mila scudi. Finiti male, con l'alluvione del 1727.

Archivio sul tema in "Riministoria":
Ruggiero Boscovich e la questione del porto canale
, capitolo settimo di "Lumi di Romagna. Il Settecento a Rimini e dintorni." [1992].
Grattacapi per un porto canale. [24.07.2001]
Porto e politica, affari e malaffare. [17.02.2013]
Il pesce indigesto dei politici. [22.08.2014]

Per altre notizie su:
1700. Vita economica, sociale e politica,
sezione dell'indice: Storie di Rimini.

Foto del Comune di Rimini, Ufficio Stampa.

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


 
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