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VICENDA INTERCETTAZIONI


Il premier torna sulla vicenda delle intercettazioni eseguite nell'ambito dell'inchiesta Why Not"Inaccettabile in una democrazia che deve tutelare la privacy del cittadini" "Il problema non è se ci sono anch'io"Berlusconi, nuovo affondo sul caso Genchi Ma Di Pietro attacca: "Solo una bufala per far passare la legge" ROMA - Città pericolose e questione immigrati restano al centro del dibattito e della polemica politica, ma a tenere banco è anche il progetto di riforma delle intercettazioni telefoniche e la vicenda dell'archivio Genchi, quello che ieri Silvio Berlusconi non ha esitato a definire "il più grande scandalo della storia della Repubblica". La storia, come è noto, riguarda i controlli eseguiti dal consulente dell'ex pubblico ministero di Catanzaro Luigi De Magistris nell'ambito dell'inchiesta Why Not. Il premier anche oggi è tornato sul caso. "Non so molto - ha affermato - so soltanto questi fatti, che sono state controllate molte persone. Se questi fatti corrispondono alla realtà, si tratta di una cosa inaccettabile in una democrazia che deve tutelare la privacy del cittadini". Il problema, ha sostenuto quindi Berlusconi, non è la presenza di sue eventuali telefonate nell'archivio. "A me - ha detto - non importa nulla. Non c'entro io, c'entrano tutti, non c'entra che sia Berlusconi o un altro". La soluzione auspicata, come il presidente del Consiglio va ripetendo da tempo, è quella di una riforma che limiti la possibilità da parte della magistratura di ricorrere a questo strumento d'indagine. Possibilità che nei giorni scorsi ha creato qualche malumore tra le diverse componenti della maggioranza che secondo Berlusconi sono ora superati. "Abbiamo fatto uscire dal Consiglio dei ministri un disegno di legge che io mi sono subito augurato che potesse essere migliorativo - ha sottolineato - Le vicende ultime hanno dimostrato come queste intercettazioni siano una ferita inaccettabile per la privacy". "Bossi - ha poi rassicurato - mi ha già detto che seguirà le nostre posizioni". Polemico con le grida di scandalo lanciate sul caso dal premier Antonio Di Pietro. "L'allarme intercettazioni rilanciato da Berlusconi è una bufala", ha scritto sul suo blog il leader dell'Italia dei Valori, sottolineando come anche da parte di esponenti delle opposizioni siano in atto "delle mistificazioni". Quella del presidente del Consiglio, ha denunciato, è "una 'furbata' bella e buona per confondere le idee all'opinione pubblica. Sta giocando d'anticipo per smorzare l'indignazione che potrebbe causare l'imminente legge che si accinge a varare sulla limitazione dell'uso delle intercettazioni da parte dei magistrati". Ridimensiona il problema, almeno in parte, anche Francesco Rutelli, il presidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica, l'organismo parlamentare chiamato ad occuparsi del caso. Intervistato dal Tg5, alla domanda se c'è il rischio di una emergenza democratica vista la quantità di dati raccolti nell'archivio gestito da Genchi, Rutelli ha risposto: "Non vorrei che si corresse troppo, teniamo i nervi saldi".