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CRONICA GIUDIZIARIA


Cronica giudiziariaL’altro giorno il Corriere riportava in prima pagina la richiesta di archiviazione della procura di Roma per lo scandalo Saccà-Berlusconi. Dieci giorni prima, invece, la prima pagina del Corriere non dedicava neppure una riga alla condanna di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi. Se Mills fosse stato assolto, saremo tempestati dai consueti editoriali di Battista, o Romano, o Ostellino, o Galli della Loggia, o Panebianco (sono intercambiabili) sul crollo dell’ennesimo «teorema». Invece, essendo stato il «teorema» confermato, silenzio di tomba. La regola è questa: le indagini giudiziarie fanno notizia solo quando gli imputati eccellenti ne escono indenni. Se invece è confermato che sono dei mariuoli, non c’è notizia. L’altro giorno la Procura di Napoli ha recapitato a Clemente Mastella (candidato Pdl alle europee), alla sua signora Sandra Lonardo (presidente Pd del consiglio regionale), al loro consuocero Carlo Camilleri e a mezza dozzina di esponenti Udeur l’avviso di chiusura indagini per lo scandalo esploso 13 mesi fa a S. Maria Capua Vetere e usato dal voltagabbana ceppalonico per rovesciare Prodi. Da mesi una losca vulgata riferiva che lo scandalo era finito nel nulla.In realtà l’indagine, passata a Napoli, è stata convalidata dal Riesame, dalla Cassazione e ora dalla Procura. Se fosse stata archiviata, i soliti tromboni strillerebbero al crollo del teorema ecc. Invece è in arrivo la richiesta di rinvio a giudizio (il solo Mastella, ex ministro della Giustizia, deve rispondere di 3 concussioni, 3 abusi d’ufficio, 1 rivelazione di segreto). Ergo tutti zitti. Ben altra copertura mediatica ha avuto l’annullamento in Cassazione della condanna dell’editore Angelo Rizzoli, arrestato 26 anni fa per bancarotta per aver «occultato, dissipato e distratto dalla loro destinazione beni per un totale di 85,2 miliardi di lire» dalle casse della Rizzoli in amministrazione controllata. Stando ai tg e alle lacrimose interviste di Rizzoli alla stampa compiacente (quasi tutta), pare che il sant’uomo sia stato perseguitato per 26 anni con accuse infondate. «Esco pulito», «26 anni di persecuzione», «il marchio d’infamia del bancarottiere era tutto fumo», «han distrutto la mia vita», «chiedo allo Stato un risarcimento morale, economico, esistenziale». Parole dell’uomo che rovinò la Rizzoli e il Corriere, coprendoli di debiti e consegnandoli alla P2, cui era affiliato. Piccolo particolare: la Cassazione non l’ha assolto perché non avesse commesso il reato, ma perché la «bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata» è stata depenalizzata nel 2006. Era reato quando Rizzoli lo commise, ora non lo è più. E lui se ne vanta. E vuole pure i nostri soldi. E tv e giornali gli danno una mano. Vergogniamoci per loro.