SORSI DI LUCE

Post N° 86


Il modello di comunicazione non violenta si propone di affrontare adeguatamente i conflitti originati a livello comunicativo, sia di contenere la violenza nelle interazioni conflittuali, attraversando efficaci competenze comunicative.1)      OSSERVARE, distinto dal valutare (evitare giudizi moralistici espressi in seconda persona, che etichettano l’altro e focalizzano l’attenzione sulla classificazione, l’analisi e la valutazione dei torti, anziché concentrarsi sui bisogni; confronti negativi svalutanti; il rifiuto della responsabilità dei propri atti e sentimenti; le minacce, le pretese in nome del principio d’autorità). Il giudizio produce reazioni di difesa, resistenza e rifiuto, l’osservazione si limita a descrivere ciò che accade.2)      IDENTIFICARE ED ESPRIMERE I PROPRI SENTIMENTI. Distinguere tra sentimenti e pensieri e non attribuire all’altro la responsabilità di ciò che si sente.3)      ESPRIMERE I BISOGNI CHE SONO ALL’ORIGINE DEI SENTIMENTI Gli atti degli altri possono essere il fattore scatenante, ma non la causa dei nostri sentimenti, i quali hanno origine nei nostri bisogni. Per esprimere i propri bisogni è necessario conoscerli. Vi sono tre fasi nello sviluppo della maturità affettiva: a) la fase in cui si è convinti di essere responsabili dei sentimenti dell’altro da cui deriva il continuo sforzo di far piacere a tutti; b) la fase nella quale ci si ribella a questa situazione e si rigetta totalmente ogni responsabilità nella relazione; c) la fase in cui ci si assume la piena responsabilità delle nostre intenzioni e dei nostri atti, l’esposizione chiara di ciò che vogliamo, mostrando nel contempo attenzione anche ai bisogni dell’altro.4)      FORMULARE DELLE RICHIESTE, non delle pretese. Chiedere chiaramente atti concreti, non fare richieste generiche.E’ questo il tipo di competenza che può fare della comunicazione un antidoto alla violenza.Angela Dogliotti Marasso