SORSI DI LUCE

Relazionarsi con gli altri


Secondo il filosofo Husserl ciascuno di noi è strutturalmente non un'isola, ma un arcipelago, cioè un essere intersoggettivo, legato agli altri da opinioni, linguaggi, valori e schemi di comportamento condivisi, per cui si può affermare che gli altri sono in “me” e io sono negli “altri”.Tutto questo l’ uomo lo può cogliere usando il metodo analogico ed empatico, un meccanismo associativo secondo  cui estendo il mio vissuto agli altri e mi aspetto che gli altri facciano altrettanto nei miei confronti.Non è facile conoscere se stessi e tanto meno conoscere ciò che è al di fuori di noi. Noi impariamo a conoscerci attraverso il confronto con gli altri, prendendo consapevolezza di come gli altri sono, di come gli altri ci guardano, ci comprendono e ci valutano. Attraverso l’analogia e le associazioni noi scopriamo che gli altri sono come noi e che spesso abbiamo in comune linguaggio,valori e significati. Ciascuno riconosce nell’altro la stessa intenzionalità che individua in se stesso come ad esempio gli stessi modi di esprimere il vissuto che può essere la sofferenza, la gioia, la paura. Tutti comunichiamo sulla base di ciò che abbiamo in comune, tutti aspiriamo a interagire con gli altri e a costruire insieme un mondo migliore e più razionale, vivere liberi e felici.Il filosofo Emmanuel Levinas sostiene a proposito che l’uomo è tale in quanto essere dialogico e responsabile nei confronti dell’altro. L’identità personale, l’io, si costruisce solo ed esclusivamente a partire dall’altro, dall’alterità.Levinas afferma che la persona si costruisce a partire dalle sue capacità dialogiche e comunicative, dalla sua capacità di mettersi in discussione di fronte all'altro, dal non darsi tutto per scontato una volta e per sempre, dal suo sapersi relazionare con il diverso. L'identità si costruisce a partire dalle proprie esperienze congiuntamente all'ascolto della storia dell'altro, è un mix della propria storia e delle altre storie. La relazione parte  dal presupposto etico della reciprocità; la reciprocità è infatti l'istanza etica più profonda "che costituisce l'altro in quanto mio simile e me stesso come il simile dell'alto".L'altro non è solo colui che ci sta di fronte ma rappresenta l'infinità delle relazioni possibili. L'essere persona rimanda infatti  ad una dimensione non statica ma sempre in trasformazione e relazione con la comunità di appartenenza.           Persona e comunità sono due dimensioni contestuali, sono insieme stabilità e cambiamento, relazione ed integrazione: questi binomi sono completati da due dimensioni estreme ma complementari, da una parte stima di sè, identità certa,dall'altra istituzioni giuste, sistema normativo di diritti che non solo ne tutelano i valori essenziali ma centrino nel pluralismo e nella diversità il fondamento della promozione.Spesso il limite alla relazione è la mancanza di fiducia. Senza la capacità di dare fiducia ogni individuo rimarrebbe immobile, incapace di relazionarsi con gli altri, con il futuro, con il mondo circostante e rimarrebbe paralizzato da un panico soffocante. Dove c'è fiducia ci sono anche più possibilità di esperienza e d'azione anche se aumenta la complessità e il numero di variabili in campo.Poichè la fiducia è diversa dalla speranza e da una predisposizione positiva dell'animo umano ma costituisce un atteggiamento necessario per la gestione della complessità (la fiducia è un indispensabile motore di riduzione della complessità) e dell'incertezza, deve essere appresa al pari di ogni altro tipo di generalizzazione e non è innata. Nell'apprendimento della fiducia è bene ricordare che non è possibile esigere la fiducia ma può soltanto essere offerta e accettata. Non c'è comunità senza fiducia e non c'è comunità senza dialogo. Solo nella fiducia sono possibili tutte quelle conferme di cui ogni essere umano ha bisogno per sopravvivere e per perseguire il bene e la sua felicità.