SORSI DI LUCE

La stessa barca


                           La vita non risparmia proprio nessuno. Per questo, benché ognuno di noi sia unico ed irripetibile e che ogni persona sia un universo a sé stante, c’è proprio questa realtà che ci accomuna.             Anche se ognuno parla una lingua diversa, l’esperienza di esseri limitati, in balia spesso di forze o di eventi incontrollabili è comune; come è condivisibile, senza parole, la bellezza essenziale della vita…. Una bella giornata di sole, un pomeriggio di vacanza, una buona pastasciutta, un ricordo gradevole, una musica in sordina ….E così, se si riconosce di essere “nella stessa barca” non servono le parole.             Perciò, anche se la sofferenza ci isola e ci impedisce di prendere coscienza dell’universalità del nostro sentire, ritengo che sia importante vivere (per quanto sia possibile) il dolore, la delusione, l’inadeguatezza come ponte verso gli altri. Per stringersi tutti insieme in un grande abbraccio complice e liberatorio.            La vita già trascorsa con le sue esperienze e i suoi insegnamenti ci cambia, è vero. Ma ciò che rappresenta il nucleo più autentico di noi, ciò che ci appare come la nostra “unicità”, è veramente difficile da imbrigliare e convogliare. Così percepiamo le esperienze sofferte come negative, come da cancellare.E per limitare i danni per la subita demolizione della nostra fede personale a furia di colpi di realtà, ci  appartiamo… abbassando le aspettative …. Mettiamo in atto le tecniche di sopravvivenza…. Rimaniamo in stand-by in attesa di tempi migliori.            Probabilmente però è proprio quando dobbiamo rinunciare ad essere i timonieri della nostra nave che impariamo a dare importanza a ciò che prima nemmeno riusciva ad imporsi alla nostra attenzione.             Così, inaspettatamente da una esperienza di grande privazione risultiamo arricchiti …Anche se poi, in men che non si dica sperperiamo questo “bottino di guerra” e non ricordiamo più di averlo avuto … Così è l’uomo, così è la storia ….            Penso proprio che, almeno per quanto mi riguarda, non ci sia mai un momento di stabilità. C’è l’equilibrio e l’armonia (che è il punto d’incontro fra forze o componenti opposti o diversi) che però sono oggetto di una continua ricerca, di un lavoro di mediazione …. È molto stancante.            E se questa è la tensione della vita …. Non ci si può sottrarre … ma, intelligentemente almeno si può cercare di sfruttare questa necessità per riconoscerci, per non sentirci dei naufraghi in isole deserte. E poi, sempre, nei momenti bui dell’esistenza il calore di qualche affetto (anche solo immaginato) ha confortato ed ha permesso di resistere e di sopravvivere.Ognuno può essere inconsapevolmente “il bastone” per l’altro, purchè ci sia benevolenza e accoglienza.